Capitolo 105

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Pov Max


"Non credi che siamo due egoisti?" domandai, tracciando con le dita linee immaginarie sul petto del mio ragazzo.

"Forse un po' " ridacchiò, stampandomi un bacio tra i capelli.

Beh, forse molto più di un po'.

La nostra routine da qualche settimana a questa parte era diventata, andare a scuola, agli allenamenti, in palestra il lunedì e per il resto rimanere tutto il tempo rinchiusi in camera a fare sesso e tutte le cose annesse e non.

Io avevo Jonathan che non sapevo più come stesse andando con William, Isabel che sembrava sparita dalla circolazione e a scuola si era avvolta in un'aria di mistero e Ines che aveva proclamato lo sciopero del silenzio, sembrava turbata da qualcosa.

Derek aveva suo cugino di cui occuparsi, anche lui turbato dall'ex di Aiden in casa sua.

Eppure eravamo qui nudi a coccolarci come se tutto andasse e bene e non ci fosse un intero mondo da affrontare fuori.

"Non è un bene escludere il mondo" dissi infatti, lasciando un bacio umido sulla sua pelle abbronzata.

"Lo sto tenendo tra le braccia il mio mondo" sussurrò, facendomi sorridere come un'ebete.

Sì, è una di quelle frasi fatte che si trovano sui cioccolatini o su internet, ma quando è la persona che ami a dirtele non puoi non scioglierti come un ghiacciolo al sole.

"Derek Scott, trattieniti o potrei cominciare a pensare che tu sia un tipo romantico!" ridacchiai, alzando il viso per incontrare i suoi occhi scuri.

Vidi la sua espressione farsi seriosa e mi accigliai.

"Ti sei fatto male quando sei caduto?" domandò, facendomi corrugare la fronte in un'espressione confusa.

Ma di cosa sta parlando?

"Quando sarei caduto scusa?" chiesi in totale confusione, alzandomi con il busto per poterlo guardare meglio.

Lo vidi portarsi una mano al petto all'altezza del cuore e l'altra allungarsi verso di me in modo teatrale.

"Quando sei caduto dal cielo perché sei un angelo!"

Sbattei le palpebre più e più volte e potei giurare di aver sentito una folata di vento gelido provenire dalla finestra chiusa alla sua battuta a dir poco pietosa.

Il tutto fino a quando il mio stato di incredulità fu interrotto dalla sua grossa risata che mi fece scattare a prendere il cuscino e sbatterglielo direttamente in faccia.

"Non posso sul serio crederci che sei così idiota!" esclamai, scoppiando a ridere.

"Tu mi ami proprio per questo" disse tra le risate, tirandomi nuovamente al suo petto.

"Mhh, io in realtà.." iniziai a dire con un sorrisetto divertito.
"Ti amo per i tuoi soldi, i capelli e il cazzo" dissi, contando i vari punti con le dita.

"Mi ferisci, Maximillian, mi ferisci" disse accentuando bene il mio nome così da beccarsi una gomitata.

Feci per rispondergli male, ma lo sguardo cadde all'orologio sul comodino e scattai in piedi in meno di un nano secondo.

"Cazzo devo andare, se mamma non mi vede neanche oggi a casa chiamerà l'FBI!" esclamai al mio divertito ragazzo che se la rideva di nuovo.

Adoravo vederlo così spensierato e felice che quasi mi potevo anche subire le sue battute squallide, quasi eh.

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