Capitolo 83

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Pov Ines







"Leila?" chiamai, entrando in cucina.

Non era lì così dovetti andare a prendere l'occorrente per farmi un panino da sola.

Raggiunsi il frigo e tirai fuori i cibi che più mi attiravano, appena chiuso lo sportello, quasi travasalii alla vista di mio padre che varcava la soglia della porta.

Feci finta di niente, continuando a fare ciò per cui ero venuta.

"Leila non c'è?" chiese ad un tratto.

Ora oltre a stronzo era pure cieco?

Scossi la testa, non alzando lo sguardo dal mio panino.

"Beh, potresti anche rispondermi a parole" disse e strinsi le dita al bancone fino a far sbiancare le nocche.

"Sono qui da due settimane e non mi hai detto neanche un 'ciao' quindi perché dovrei degnarti di una risposta quando la domanda è stupida?" incrociai le braccia al petto, puntando lo sguardo al suo.

Non avevo più paura di lui, non me ne fregava un cazzo di cosa poteva pensare di me.

"La tua educazione è andata a farsi benedire per caso?!" sbottò in un tono di rimprovero che non mi faceva né caldo né freddo ormai.

"La mia educazione è andata a farsi fottere nel momento in cui mi sono rotta le palle di essere trattata di merda da te" sibilai, mettendoci quanto più disprezzo possibile ad ogni parola.

"Ines per favore non parlare così a tuo padre" disse mia madre, entrando con la sua valigia.

Quasi mi veniva da ridere per la frustrazione.

L'unica donna al mondo che dovrebbe capirmi e supportarmi non solo se ne va in giro per il mondo tutto il tempo, lasciandomi sola ma difende quell'uomo.

"Io parlo come cazzo mi pare a chi cazzo mi pare! Se volete il rispetto, guadagnatevelo! Non rispetterò chi non mi rispetta!" urlai, sentendo le lacrime pizzicarmi gli occhi.

"Cosa succede qua dentro?" fece la sua grande entrata il figlio perfetto.

Colui che si merita ogni bene mentre io no.

Strinsi la mascella e con la poca dignità rimasta, uscii dalla cucina sotto lo sguardo di tutti.

"Ines!" sentii chiamarmi da Christian e iniziai a correre, volendo solo scappare da quella situazione e da tutta la mia schifo di vita.

Ma non fui abbastanza veloce a fuggire tanto che mi ritrovai la mano del mio fratellastro a tenermi ferma per un braccio.

"Ines.." mormorò più lentamente e ricacciai indietro le lacrime.

"Ho davvero creduto che dato che ora avevate fatto pace, ora che lui è felice, sarebbe almeno stato un po' gentile con me.
Mi avrebbe almeno calcolata ma ora ho capito che se prima sopportava la mia esistenza era perché non poteva avere te, adesso ti ha e io sono completamente inutile" dissi sull'orlo di un pianto isterico.

"Ho sperato che tu potessi fargli cambiare idea o convincerlo a darmi un'occasione ma non l'hai fatto" continuai e vidi uno sguardo colpevole sui suoi occhi.

"Ho sperato di avere anche un rapporto con te e con Derek ma voi, anche se siete gentili, mi tenete a distanza e io me ne accorgo molto bene.
Io davvero non capisco dove sbaglio ma non importa.. A quanto pare deve essere così" alzai le spalle, scostando il braccio dalla sua presa.

"Scusa per lo sfogo, infondo non è colpa tua" accennai un sorriso che sapeva di amaro e lacrime non versate.

Raggiunsi la mia stupida stanza rosa e come avevo fatto un sacco di volte nella mia vita, mi rifugiai lì.






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