Capitolo 1

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"Johnny, tesoro svegliati"

Aprii gli occhi piano, trovandomi il viso sorridente di mia madre che mi accarezzava dolcemente i capelli.

Portai una mano a sfregarmi un occhio, sbadigliando.
"Siamo arrivati?" chiesi, notando gli altri passeggeri dell'aereo alzarsi dai sedili.

"Si amore, andiamo" mi rivolse un sorriso prima di afferrare la sua borsa a fiori ed alzarsi.

Devo ancora capire perché non si separa mai da quella borsa, ce l'ha da sempre e ogni volta, tira fuori di tutto da lì.. Altro che Mary Poppins.

In aeroporto recuperammo le nostre valigie che ovviamente caricai tutte io, per la mia immensa gioia.

Aspettammo il taxi che arrivò poco dopo e per fortuna il tassista mi aiutò con le valigie, altrimenti le avrei buttate in mezzo alla strada, le collezioni di cose strane di mia madre.

Non vedo l'ora di rivedere il mio piccolo Leon, mia zia l'aveva portato nella nuova casa da una settimana per farlo ambientare e nonostante le mie proteste, la mamma aveva acconsentito.

Mia zia Tessa vive a Dover da circa due anni, quando se ne andò da Londra per me, fu molto doloroso.
Siamo stati sempre molto legati, data la sua giovane età, per me è stata più una sorella maggiore e una migliore amica che una zia.
Mi sono sempre confidato con lei e anche quando ne combinavo una delle mie, c'era a coprirmi con la mamma.

Invidio il suo essere spensierata e positiva nell'affrontare la vita, vorrei tanto anche io avere questa personalità.

Guardai il panorama fuori dal finestrino, sembrava un posto tranquillo, i viali erano affiancati da parecchi alberi, c'erano prati e giardini ovunque, le persone passeggiavano tranquille.

Nonostante fossero i primi di settembre, era molto soleggiato,a differenza di Londra dove il tempo era instabile e umido, molto umido.

La macchina svoltò in un vialetto e la casa che mi trovai davanti fu una villetta bianca non molto grande, con un portone verde scuro e delle ampie finestre, davanti c'era un giardino ricoperto di fiori di ogni genere.

Di sicuro era stata Tessa a piantarli, essendo anche lei come mamma, un'amante delle piante e dei colori.

Scesi dalla macchina, prendendo le valigie e trascinandole fino al portone.

Mamma dopo aver pagato il tassista, quasi si immerse completamente nella famosa borsa alla ricerca delle chiavi perdute.

Alzai gli occhi al cielo spazientito da quell'attesa.

Dopo alcuni minuti che sembrarono secoli interi, finalmente tirò fuori il mazzo di chiavi su cui aveva già allegato stupidi portachiavi di pupazzi che facevano rumore se li premevi.

Non dovrei essere io quello ad avere atteggiamenti infantili?

Aprì la porta e subito sentimmo la voce di mia zia canticchiare una canzone che stavano passando alla radio.

Appena si accorse della nostra presenza, si piombò letteralmente addosso a noi, in uno strano abbraccio di gruppo.

"Finalmente siete arrivati!" esclamò con un tono di voce che quasi persi l'udito.

Un difetto di mia zia era il fatto che urlava sempre, a prescindere da quello che doveva dire, lei lo chiama entusiasmo.. Io lo chiamo biglietto gratuito per il centro amplifon.

"Piccolo bello di zia, pucci puu!" mi urlò dritto in faccia, prendendomi le guance e strizzandole, neanche fossi un bambolotto di gomma.

"Fia non ho cinvue anni" tentai di dire ma mi fu difficile con le guance ancora intrappolate nelle sue dita smaltate, mamma intanto se la rideva di gusto invece di difendermi da quella tortura.

Everywhere I am there you'll beDove le storie prendono vita. Scoprilo ora