capitolo dieci

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La sveglia segno le 7:15 del sette novembre: era il mio compleanno, ma non ero entusiasta come al solito, dato che avevo anche annullato la festa. Avevo parlato dell'accaduto con Astoria e Draco, e avevo deciso di annullare la festa, non c'era proprio niente da festeggiare. Appena sveglia Astoria mi fece gli auguri abbracciandomi e la ringraziai. Andai a fare la doccia e poi mi indossai la divisa. Una volta che Astoria fu pronta scendemmo insieme in sala grande e ricevetti gli auguri dai miei compagni di casa, che ringraziai.
Il banchetto inzio e presi qualcosa da mangiare e consumai la colazione.
Alzai lo sguardo e incrociai lo sguardo di George e nessuno dei due lo distolse ne si mosse. Avevo capito che una parte di me stava inziando a tenere a lui e la cosa migliore era prendere le distanze , almeno finché non fossi sicura che il signore oscuro non mi avrebbe controllata. Distolsi lo sguardo e mi alzai diretta all'aula di pozioni. Una volta arrivata non c'era ancora nessuno, così mi sedetti nell'ultimo banco.
Dopo una decina di minuti, il ragazzo che aveva impegnato la mia mente fino a quel momento entro, e si sedette accanto a me ed io sospirai.
<<Buon Compleanno, brontolo>> disse porgendomi un pacchetto. Lo guardai negli occhi e sospirai, prendendo il pacchetto e mettendolo in tasca, senza rispondere.
<< Siamo taciturne ultimamente>> disse guardandomi ed io sospirai. Avrei voluto comportarmi come sempre ma non potevo, e lo sapevo.
<< Non inziare a rompere weasley>> disse scontrosa, girando la testa
<< Ma che ti prende?>> disse lui
<< Niente>>
<<Non si direbbe>>
<< Vuoi lasciami in pace? >>
<<No >>
<< Stammi lontano weasley>> risposi scorbutica guardandolo, per poi alzarmi e andarmi a sedere in un altro posto.
Era l'ultima cosa che volevo, forse stava iniziando a piacermi e dato ciò che era accaduto, non potevo permettermelo. Ignorarlo e odiarlo era più facile.
Percepivo che ci fosse rimasto male, dal fatto che mi aveva urlato "allora non sei cambiata per niente" ma lo ignorai.
Durante la lezione la mia testa era altrove, pensavo a quanto mi dispiacesse cio che avevo appena fatto, pensai che stavo facendo la cosa giusta ma già percepivo che sarebbe stato un inferno.
Pensai di aprire il pacchetto che mi aveva regalato, così lo presi mentre lui non mi stava guardando e lo aprii e ciò che vidi mi fece sciogliere: era una statuetta che rappresentava uno dei sette nani, una fiaba babbana che mi raccontava mia madre e non a caso si trattava proprio di brontolo. Lo guardai e accennai un sorriso, malinconico, sapendo che da quel momento in poi mi avrebbe odiata per il mio comportamento.
Quando la lezione fini andai fuori dall'aula e poi mi diressi in sala grande.
C'era Viola ad aspettarmi e sentivo la necessità di raccontarle tutto. Mi sedetti accanto a lei e noto subito la statuetta che tenevo in mano.
<< E quella?>>
<< È un regalo, di Weasley>> dissi
<< ti ha fatto un regalo? >> chiese
<< Si, in realtà le cose sono cambiate>> dissi e lei mi fece cenno di continuare ed io le raccontai dal bacio alla festa , al fatto che ero rimasto quando ero svenuta, al regalo che mi aveva fatto. La sua faccia a fine racconto era sconcertata
<<Direi che è cotto di te!>> disse ma io negai
<< Mi odia, oggi sono stata scortese con lui, non posso farmelo piacere, e non c'è bisogno che ti spieghi il perché>> dissi
<< Tu cosa provi per lui?>> mi chiese e io non seppi cosa rispondere
<< Non lo so Viola. So solo che quando lo guardo, quando mi fa ridere, quando sono con lui il mio cuore accellera , e non so il perché. Dovrei odiarlo ma non è cosi , non più almeno>>
<< Secondo me ti piace, ma hai paura a causa delle circostanze>> disse e io realizzai che forse aveva ragione. Non risposi e lei mi capi, e mi diede uj bacio sulla fronte. Inziai a giocherellare con quella statuina, e sorrisi istintivamente.
<< Non essere dura con te stessa>> mi disse prima di andare via.
Pensai a tutto il giorno a quella conversazione, e stavo iniziando a capire che aveva ragione. Tutti quei battibecchi, i soprannomi, gli insulti, le battutine, i momenti anche seri mi piacevano. Forse lui mi piaceva. Ma non volevo metterlo in pericolo e poi, non sapevo se a lui piacevo, dopo tutto quello che gli avevo detto.



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