La mia Ferrari rossa come il sangue
e come il fuoco dal motore lucente,
bella ed elegante come un purosangue,
quanto una folgore veloce e potente
e gioiello del Cavallino Rampante,
era la mia passione e il mio vanto
poiché nelle gare sempre vincente.
Ma un giorno scuro di cattiva sorte
la folla pompava ad andar forte,
per orgoglio o puro divertimento
senza pensare al rischio di morte
che nel mio bolide stavo correndo.
Ahimè si ruppero i freni in corsa
e finii fuori strada in una fossa:
da quella volta rimasi stordito,
fuori e dentro ferito e impaurito.
Da allora proseguo a piedi lento,
non si arriva mai a destinazione,
il tempo mi tortura e mai passa,
la vita sembra un lungo tormento.
Irridendo la mia supposta presunzione,
l'ultimo degli scarsi mi sorpassa
e si prende gioco della mia ambizione.
La mia Ferrari, veloce come il vento,
tristemente ormai più non esiste,
ma la mia mente con domande insiste
su questo doloroso avvenimento:
Chi ha manomesso i freni? Fu il destino?
O non ho imparato a frenare da bambino?