La realtà era apparenza,
il nutrirsi di consensi
con l'inganno dei sensi
_gioco di luci e ombre_
la sua intima sostanza.
Un perfetto sorriso
gli illuminava il viso:
pelle ruvida d'ambra,
irresistibili carnose labbra.
Le nere e lunghe ciglia,
le fini, folte sopracciglia
disegnavano lo sguardo
di un cielo bugiardo.
Conversatore brillante,
sempre coinvolgente
ed esperto amante.
Sulle lunghe passeggiate
le giovinette si voltavano
da tale fascino incantate,
abbagliate dalle sue fattezze
scherzando ridevano
per esorcizzar la timidezza:
ma nell'avida notte scura,
ove il rifiuto non fa paura,
aggrappate ad un cuscino
sognavano di averlo vicino.
Attraenti dame alla sua vista
gli occhi chinavano arrossendo,
seppur follemente bramando
quelle mani da pianista
che sapevano toccarle,
braccia forti fatte apposta
per stringerle e possederle.
Voi siete il mio riflesso
ed è ciò che sono io:
un'opera d'arte vivente,
della bellezza, il dio!
Camminare tra la gente
era per lui come volare:
appagava cuore e mente
solo nel farsi ammirare.
Ma dopo il fatale schianto
è disperazione e pianto:
chiuso nella vergogna
di un'angusta stanza
che l'umiltà insegna,
è come il vuoto stare senza
il potere dell'avvenenza.
Ero l'Esteta Assoluto
che tutti metteva d'accordo:
ora non mi resta
che un amaro ricordo...
Non ha sopra né sotto
l'infinito universo:
lui ci galleggia, perso,
un'astronauta morto
nello spazio aperto.
Uno specchio rotto
riflette la sua immagine:
non riconosce quel volto,
dentro sé, una voragine.
Cerca di voltar pagina
e nuovi punti cardinali,
pentendosi amaramente
dei suoi peccati capitali.
Ma per ora è solamente
oggetto di scherno,
l'impossibile ritorno
per fuggire dall'inferno:
e maledire quel giorno
che tutto ha distrutto,
che l'ha rovinato in eterno.
Se solo nella Bellezza
si può procreare,
come può l'Amore vero
venirmi a salvare?