*Prosa Poetica*
Lei che era bella come una bambola di cera, io la vidi piangere sotto la statua di un angelo e supplicare a mani giunte in una lingua sconosciuta.
Nessuna delle sue preghiere fu mai davvero esaudita nel luogo del supplizio, ma incondizionatamente e così tanto amava quel cielo a cui lo sguardo umido e disperato volgeva, che ora la sua stella brilla nella notte più di Sirio.
Il suo palpitante fulgore sbugiarda i biografi che la resero schiava di un pubblico diario di equivoci e soprusi, lei che è finalmente libera da calunnie ed ingiuste condanne, da marchiature a fuoco, di rinascere dall'acqua come la vita primordiale con un nuovo nome, in un mondo senza passato.
Dei suoi occhi topazio questo posto conserva soltanto una scomoda memoria.
Io però me la ricordo così: incantevole e sola quanto una piccola isola tropicale in un mare di gente blu, incompresa e diversa come una verde oasi in un rosso deserto di desolazione.
Eppure, nelle fresche sere d'estate mi pare di sentire ancora la sua dolce brezza accarezzarmi teneramente il viso, quasi a ringraziarmi per aver provato compassione per lei.
Ciò che era pianto di dolore si è mutato in lacrime di misericordia.
E le lacrime sono diventate pioggia ad agosto che rinfresca l'aria rovente e disseta l'avida terra.