Non v'è fuoco con cui io non mi sia scottato.
Persino il sole che mi ardeva dentro e illuminava le tenebre a giorno ha finito per consumarmi, per ridurre in cenere ciò che più di caro avessi.
Per l'ossessione dei miei occhi, per il troppo amore ho sfregiato l'opera tua più bella.
Le mie mani incaute hanno lasciato cadere il tuo regalo più grande che attonito guardo in frantumi, quel dono prezioso della tua misericordia che al tuo sguardo sapiente mi guadagnai con il dolore.
Con meraviglia vidi la tua giustizia prendere forma e divenire vita, la sopportazione premiata, la speranza ripagata.
Una luce nuova che illuminava un viaggio finalmente in discesa dando un altro senso al vivere.
Dinnanzi allo stendardo della gloria e della vittoriosa rivalsa promisi che non avrei sbagliato, che mi sarei preso cura di me.
Ho fatto del mio meglio, ma non è stato così alla fine: è perché ti ho tradito, tradendomi?
Quanto di tutto questo è colpa mia?
Non v'è tarlo dell'anima che non corroda il corpo più bello e presto ho dovuto remare contro corrente affinché la tua opera in apparenza rimanesse intatta, compromettendone forse per sempre la funzionalità.
Dunque è stato il mio stesso corpo su cui facevo cieco affidamento ad essermi infedele, in quanto portato da me all'estremo delle sue limitate facoltà.
Ho lottato contro ragnatele di magagne, problemi che si accumulano e rincorrono: se curo una delle mie patologie, ne peggioro un'altra e non se ne viene a capo.
Nel sacrificio e nella disperazione ho deciso di puntare quel poco che mi restava sulle mie capacità, reinventandomi, raggiungendo qualche traguardo, ma restando ben lontano da avere un vero e proprio risarcimento per quanto perduto.
Sempre più chiuso in me stesso, le mie condizioni sono peggiorate: anche questa strada si è rivelata senza uscita, in questo senso un fallimento nonostante io abbia scritto il mio nome su una piccola stella lontana, la cui esistenza è dai più ignorata.
C'è ancora qualcosa che io possa fare con queste fragili spoglie mortali?
Non fondare la mia identità su una performance variabile, bensì sul quell'Io interiore che per assurdo è l'illusione più reale e funzionale che conosciamo: ma cosa sono veramente ora, se non uno spirito errante che fa un salto nel buio per l'ennesima volta?
È tempo di bilanci che di solito non quadrano: come di fronte alla morte di un vecchio me, vedo tutta la mia vita passarmi davanti.
Possa il tuo corpo morire prima che lo faccia la tua anima, se essa non può risorgere!
Rinascerò anche stavolta dall'acqua di mare?
Vent'anni dopo avrei voluto festeggiare l'anniversario del Giorno della Grazia in un altro modo, invece che con un'umiliante processione di flagellanti.
Ma se pure dopo una tale calamità il sole che avevo dentro continuava a lambirvi con i suoi raggi e voi l'avete spento, quanto è grande la vostra tenebra?
C'è ancora qualcosa che mi interessa lì fuori che non abbia il fetore della derisione e della perdita?
Mentre vincevo i miei fobici limiti auto-sabotanti, ho messo una croce di candele e sangue su quel luogo: spero di aver chiuso con te, con te che hai rimosso ogni verso dal mio cuore, come tu hai chiuso l'Anello del Tempo come una maledizione.
Partito ultimo, con sforzi immani divenni primo per poi tornare ultimo, sarebbe bastato il minimo impegno per sviluppare facoltà di base nella golden age: come recuperare ora senza benzina, come attivare i processi di compensazione proprio adesso che le forze vengono meno?
La felicità non è più accessibile e quando lo è stata a molti ha dato fastidio, quasi fosse uno scherno alla loro miseria, per cui con il tempo si impara ad apprezzare e in un certo senso ad accontentarsi del benessere non scontato della serenità, dell'assenza di turbamenti che angosciano l'anima.
Ad essa io dovrei ambire, affrontando i rischi della vita, senza essere schiavo del timore di perderla.
Quelli come me di solito cadono in piedi, ma quando cadono male fanno fatica a rialzarsi e a mettere insieme le parti, restando a leccarsi le ferite per secoli.
Oggi alle 22.50 ora italiana inizia ufficialmente l'estate: la stagione del sole allo zenith, delle vacanze sulle spiagge affollate, dei viaggi, delle avventure, del relax, dei party all'aperto, delle nuove conoscenze e amori.
Io desidero soltanto
A wonderful summer on a solitary beach,
come cantava il Maestro Battiato,
Mare, mare, mare, voglio annegare /
portami lontano a naufragare /
via, via, via da queste sponde /
portami lontano sulle onde...... E tanto mi basta!
Buona Estate a tutte e tutti voi, amiche e amici di penna: passatela come ve la immaginate nel vostro cuore!
Andre