Incontrai un angelo: era una donna malconcia, orba da un occhio, i denti e le ali spezzate.
Mi chiese un denaro, un soldo per mangiare; ma io ne fui spaventato e le dissi: Non ho nulla!
E tirai dritto.
La coscienza mi morse: Mio Dio, che ho fatto?! A me Ti sei presentato ed io Ti ho voltato le spalle!
Tornai indietro di corsa, ma l'angelo era sparito.
Mio Dio, tale colpa non imputarmi!
Quella notte non dormii: avrei potuto esserci io al suo posto, ma noi siamo il turpe egoismo della società, la gelida indifferenza, l'ipocrita visione che sono sempre gli altri a sbagliare e se un problema non ci tocca non è nostro.
Il giorno dopo, con grande sorpresa, la rincontrai nello stesso punto.
Mi disse: Signore, ho fame, mi dia un soldo per favore!
Io le chiesi: Ma tu chi sei?
Ella rispose: Sono povera, non ho nemmeno i soldi per mangiare!
Non esitai: Tieni, prendi questa moneta d'argento.
Allora il suo volto logoro e disperato si fece bellissimo e gioioso, i suoi capelli divennero lucenti, si spalancarono gli occhi blu come il mare, le sue grigie vesti si resero candide come la neve.
Con un sorriso radioso rispose a me stupefatto: Grazie! Con questa mi comprerò del pane.
Detto questo, spalancò le bianche ali e volò via nel cielo azzurro, portando con sé il mattone che avevo nell'anima, dopo leggera.