"Come on you target for faraway laughter,
Come on you stranger, you legend, you martyr, and shine!"
Pink Floyd, Shine on You Crazy Diamond.
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Nella notte più buia di daghe e manette, da vittima divenni colpevole, io che mi feci scudo di te per recitare una difesa, da finto rapitore fui eterno ostaggio dell'ingiusta giustizia.
Accecato dall'ira e dai fumi dell'eccesso, la mia folle agitazione voleva saldare i conti col passato e i suoi fantasmi, con l'eco accerchiante di smargiasse risate.
Mancai il bersaglio e mimai quella spaventevole quanto innocua tattica per tenervi sotto scacco: me ne vergogno molto e vi chiedo perdono per questo.
Nel bianco della rinascita e della gioia, una goccia di china: ma il Sole continuò a ad illuminare i miei passi e i miei giorni, mentre la mia ombra copriva i miserabili che gettavano acido sulle fondamenta di quell'edificio che con amore e sacrificio avevo costruito, ma che un giorno sarebbe infine crollato.
Da allora fu bandita la violenza, un voto di non sopravvivenza in un mondo brutale: e difatti molte stagioni dopo arrivò il giorno della prova, dello scontro, in cui due cavalli trainarono il mio corpo in direzioni opposte, dilaniando anche la mente nel timore di conseguenze che avrebbero complicato una situazione già delicata.
Il male colpisce sempre dove e quando sei più fragile.
La brutalità era proibita, le mani erano legate: il danno non causato agli altri lo feci a me stesso.
Fu quindi umiliato il corpo ed ogni istinto primordiale: alla fine, nemmeno l'amore si fece più.
Nel cuore del momento, nella fiamma della prova, già non v'è grinta agonistica, tensione verso la vittoria, ma algida paura paralizzante di una sconfitta già dichiarata.
Un anestetico nelle mie vene si propaga: resto confuso e sopraffatto, prigioniero di un circolo vizioso costituito da rotondi atomi i cui legami sono fuochi incrociati.
È un sistema di equazioni che non ammette soluzione se non quella di lasciare andare, di non essere controllanti; di lasciare fluire il respiro e il tempo...Se solo la materia che m'appartiene non tradisse!
Sono una pietra bianca, un coperchio che nasconde un pozzo di sangue bollente e di neri vapori.
Forse non si aprirà mai il vaso di Pandora: è troppo elevato il rischio della perdita della libertà.
Io ho gettato le armi, ho sventolato bandiera bianca.
Che valore ha una vita dove non puoi costruire nulla?
Che senso ha difendersi se non si sa cosa c'è da difendere?
Fate di me ciò che volete: sono il vostro agnello sacrificale.
Avete avvelenato i miei ricordi più belli in questa melma radioattiva in cui nulla cresce, che ammala e non guarisce: ma anche quando non rivedrete più me, esule e straniero, la luce di quel sorriso che tentavate di spegnere brillerà ancora come un diamante.
Quel chiarore è la luminosità di una mente oscillante, talvolta lacunosa, bizzarra e ridicola ai vostri occhi, ma visionaria e ricca di serendipità: solo lo spirito la può offuscare.
Non esitate, dunque: sono un perseguitato dalla vita quanto dalla vostra grettezza.
Forse mi manca il coraggio, ma egualmente il vostro sistema di predazione non funziona: anche voi troverete i vostri squali e, umiliati, piangerete lacrime amare.
E ora avanti: non parerò i vostri colpi; non tradirò quel poco di fede che mi rimane, fatta di pace e serenità di spirito nella quale l'intelletto produce frutti squisiti elevandosi ai sette cieli, di valorizzazione di sé e dell'altro-da-sé piuttosto che di malsana rivalità, di fraterna ospitalità e non ostilità, di ricerca di una luce in cui onestamente splendere invece dell'oscurità in cui nascondere le proprie mancanze.
La società in cui vorrei vivere reclama la migliore versione di me stesso e voi non mi costringerete ad essere ciò che non sono: è questa la vera vittoria, ma voi non lo capirete come non capite ed inquadrate me nei tratti somatici delle vostre categorie trascendentali.
Prendete pure le pietre della lapidazione: io sono un martire.
Un martire per la mia libertà.