𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟒

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Avevo sempre visto l'appartenere a qualcuno come una sorta di possedimento, un capriccio egoistico che i bambini hanno nei confronti dei propri giocattoli

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Avevo sempre visto l'appartenere a qualcuno come una sorta di possedimento, un capriccio egoistico che i bambini hanno nei confronti dei propri giocattoli. Ma Aegon l'aveva articolata in modo diverso, quella frase. Appartenergli, nel suo linguaggio, equivaleva ad essere la sua donna. Ma io non lo volevo, giusto? Non volevo che quell'uomo si infilasse tra le pareti del mio cuore, della mia anima e della mia carne. Eravamo come animali, due nemici naturali che insieme non possono coesistere senza sbranarsi.

Rimisi a fuoco dove mi trovavo, ed un Jacaerys teso come una corda di violino stava provandosi l'abito per il matrimonio con Helaena. Eravamo solo noi. "Non voglio che qualcun altro veda le mie fragilità" aveva detto, benché avessimo passato metà della nostra adolescenza lontani l'uno dall'altra. Eppure lui si fidava di me. "Rosso e nero, come un Targaryen?" domandò, indicandosi la giacca "Oppure azzurro e dorato come i Velaryon?" e indicò l'altro abito steso diligentemente sul letto a baldacchino. Una domanda lecita, ma non impossibile. "Chi è tua madre?" rimembrai a mio fratello con orgoglio, mettendomi in piedi per aggiustargli con premura il colletto della camicia. "Rhaenyra" rispose con ovvietà. "Esatto fratello, per cui ai suoi occhi, ai miei e agli occhi degli Dei, sei un Targaryen. Sei un drago. Sii un drago" 

Jacaerys annuì con una bozza di sorriso che mi ricordava tanto quello di Ser Harwin, un uomo buono e gentile, deceduto ingiustamente. "E nero e rosso sia!"

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Dall'altra parte, Helaena Targaryen era tranquillissima

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Dall'altra parte, Helaena Targaryen era tranquillissima. Equilibrata, posata e con un sorriso che proprio non riusciva a trattenere. "Non ho lasciato che mia madre entrasse ad interferire. Odio il colore verde degli Hightower" ed effettivamente, condividevo il suo pensiero. Ma non lo esposi ad alta voce. Ancora avvolta nella sua vestaglia da notte, rimirava un abito dorato e ricoperto di ricami intricati e bellissimi. "Ci pensavo da un po', a dir la verità. Anche se l'azzurro è il mio colore preferito, questo si addice di più, non credi?"

Annuii compiaciuta. Ero fiera del fatto che riuscisse a sfuggire dal giogo di sua madre Alicent, preferendo seguire la sua testa e le sue idee. Quel matrimonio ne era la prova lampante. "Il dorato ti dona, zia. Sarai splendida e brillerai più del sole, ne sono certa!" e dopo aver caracollato in giro per la stanza, qualcun altro bussò alla porta delle stanze di Helaena. Pensammo fosse Alicent, che nuovamente volesse avere l'ultima parola sull'abito da sposa di sua figlia, ma purtroppo o per fortuna, non era lei. "Il Principe Aegon, Principesse" annunciò Ser Criston Cole. Quell'uomo non mi era particolarmente simpatico. Anzi, dopo il rifiuto di mia madre, le era diventato così ostile che a stento tollerava me, per quanto fossimo simili. Ma, dopo aver riflettuto su di lui, mi resi conto che dall'altra parte della porta c'era Aegon. Non riuscivo proprio ad evitarlo!

Helaena, tuttavia, non sapeva niente dei nostri battibecchi, per cui lo lasciò entrare nonostante lo detestasse. E per la prima volta dopo non seppi quanto tempo, Aegon Targaryen era sobrio. Niente occhi lucidi, niente gote arrossate, niente labbra semi aperte. Serio e composto, lanciò uno sguardo a sua sorella. "Potresti lasciarci soli un momento?" domandò. Ma la zia scosse il capo. "Non puoi cacciarmi dalla mia stanza" Lo zio tuttavia non si spazientì. "Maelys? Usciresti per qualche secondo?"

Ma che cosa cercava di fare? Mi domandai, mentre salutavo Helaena con un abbozzo di sorriso che in verità celava preoccupazione. Uscimmo fuori, e mentre Ser Criston ci seguiva a pochi passi dietro di noi, io attendevo con impazienza che Aegon dicesse qualcosa. Qualsiasi cosa. Ma cominciai a spazientirmi quando capii che non aveva intenzione di aprire bocca. "Allora? Ti hanno mangiato la lingua?"

Aegon sorrise, cercando di nascondermi le guance arrossite. Dei, sarei potuta morire in quell'istante. "E' solo che..la tua compagnia diventa sempre più piacevole da quando..da quando siamo cresciuti" ammise. "Ma non abbiamo fatto altro che battibeccare, e per poco non ci siamo picchiati. Perché mai vai dicendo che un giorno ti apparterrò?"

Lo zio scosse le spalle come se fosse ovvio. "Tu sei mia Maelys. Sei mia da quando hai deciso di rimanere ad Approdo del Re."

𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉

Gli aggiornamenti torneranno a giugno! Starò via per un po', quindi vi lascio il capitoletto che sono riuscita a scrivere stamattina. Corro a chiudere la valigia, un bacioooo

𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora