𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧
Il silenzio era pesante, da quando Maelys aveva lasciato la stanza. Otto Hightower fece uscire tutti, persino Alicent, che aveva ormai capito di aver perso il potere e il rispetto nel giorno in cui Viserys era morto. Poi calò il suo sguardo su Aegon, ancora immobile su quella scomoda sedia del concilio, i cui sensi di colpa sembravano divorarlo. Le aveva fatto una sola promessa, e lui era riuscito ad infrangerla. "Dobbiamo impedire che Maelys lasci la città," dichiarò ferreo il Primo Cavaliere "Non possiamo rischiare che ella vada a rivelare i nostri piani a Rhaenyra"
Potrebbe averlo già fatto e non la biasimerei, pensò l'argenteo fra se e se. E quasi lo desiderò. A quel punto voleva solo che tutto finisse, e che Maelys lo perdonasse.
"Non voglio negarle la libertà. Lei è mia moglie. È la mia regina," si impose Aegon, stringendo i braccioli della seggiola, ma senza alcun successo. Per qualche assurdo motivo suo nonno deteneva una forza su di lui in grado di piegarlo: non era una forza fisica, era mentale. "Sai che devi farlo, Aegon. Non hai scelta"
Invece la scelta l'aveva sempre avuta ma l'aveva bellamente ignorata, convinto che il trono fosse la soluzione per tutti gli anni vissuti nell'errore. Avrebbe potuto inginocchiarsi a sua sorella e avere una vita tranquilla lontano dalla corte, insieme a Maelys, anche se questo significava non poterla sposare agli occhi dei Sette. Non era in grado di regnare, non sapeva giocare a quel malsano gioco del trono. E quell'incapacità l'avrebbe condotto alla morte.
"Credi che Daemon non abbia spie a corte? Cosa impedirebbe loro di rivelare le nostre carte ai neri? Che senso ha rinchiudere Maelys?" ma nonostante si sforzasse di contrastarlo, sapeva, sentiva, che Otto Hightower era un uomo più forte di lui. E cedette come aveva sempre ceduto per tutta la vita. "Per quanto? Non può rimanere chiusa per sempre,"
Il Primo Cavaliere piegò le labbra in un sorriso soddisfatto. "Se la Triarchia accetterà..Maelys sarà liberata al termine della battaglia al Gullet"
❝☼☾❞
Tutti i sentimenti che la notte prima avevo cercato di accantonare erano ritornati con maggiore violenza. Nessuno poteva impedirmi di volare a Roccia del Drago e rivelare i piani del concilio verde a mia madre, nemmeno l'uomo che amavo. Ma se avessi davvero deciso di andare via e lasciarmi alle spalle ciò che avevo seminato, non sarei potuta più tornare indietro.
Con passo deciso e il rumore degli stivali a rimbombarmi nelle orecchie, attraversai il corridoio del Fortino che mi avrebbe portata agli alloggi privati. Avrei preso solo lo stretto necessario, se gli Dei fossero stati abbastanza clementi con me da permettermelo. Tuttavia, mentre riflettevo con il cuore e non con la mente, la figura vagabonda di Alys Rivers, che si aggirava per il castello come un'ombra mi impedì di proseguire. Era sola, il suo consueto aspetto stralunato emanava energie sinistre e greve. "Ora che il tuo Principe è confinato, deve essere noioso per te," presi coraggio, schiarendomi la gola. Ma la donna che aveva appoggiato mio zio durante l'omicidio di mio fratello Lucerys non si scompose. Mi si avvicinò con passo barcollante e goffo, come quello dei bambini. "Ti sorprenderà sapere che trovo il Parco degli Dei un'ottima attrattiva. Mi aiuta a pensare, a vedere"
Mi irrigidii istantaneamente quando mi posò una mano fredda sul volto. "Ma il tuo tormento sembra più interessante delle visioni sulle devastazioni che questa guerra causerà" carezzò la mia pelle mentre i suoi occhi baluginanti da gufo mi attenebravano l'animo. "L'amore ti frena, il dovere ti accende.."
Ignorai quelle sue parole così tanto significative, e le rivolsi un'unica domanda. "Il tuo scopo non è mai stato controllare Aemond, non è così? Cosa potrà mai offrirti un uomo come lui?"
Alys sorrise nuovamente. "Sei sveglia, ma non abbastanza. Ti prenderanno dolce Regina e nemmeno il tuo drago potrà salvarti," scossa da un brivido di freddo, mi divincolai dalla sua presa, e senza aggiungere altro ricominciai camminare. Questa volta più velocemente, finché non mi ritrovai a correre verso le mie stanze. Mi bastava un mantello, un paio di guanti e sarei fuggita come uno spettro. Non sarei rimasta un minuto di più.
Quando vi entrai, Talisa e Dyana stavano rammendando il nostro letto. Se lo guardavo innumerevoli immagini attraversavano i miei ricordi: come Aegon mi aveva stretta a se, il modo in cui mi aveva baciata, la sua passione quando facevamo l'amore. Ciò nonostante era giunto il momento di mettere da parte tutto ciò che sentivo per lui, altrimenti non sarei mai riuscita a sfuggire. "Vostra Altezza" si inchinarono le due ragazze, prima di tornare alle faccende.
Non c'era più tempo, questo mi ripetevo mentre il cuore scalpitava e le mie mani erano d'improvviso troppo goffe per afferrare qualsiasi cosa. Ma proprio quando stavo per tirare fuori il mio mantello, la porta della camera sbatté violentemente e un armeggiare di chiavi mi congelò il sangue nelle vene.
No. Non poteva star succedendo davvero. Non poteva star succedendo di nuovo.
Corsi verso la porta ma quando provai a forzarla mi resi conto che questa era stata chiusa a chiave dall'esterno, e qualcuno stava ancora trafficando con la serratura. Quando provai a sbirciare dalla serratura mi sentii venire meno. Io stavo amando qualcuno che aveva deciso di tenermi in gabbia perché troppo spaventato di prendere le redini in mano. "Aegon!" battei un pugno sulla porta, e da quel poco che potevo vedere, stava già per allontanarsi. "Puoi provare a negarlo, ma sei schiavo della codardia e della paura! Giuro sugli Dei che se non tiri fuori le palle ti abbandonerò, nello stesso modo in cui hanno fatto tutti e rinnegherò il nostro amore!"
E quando i suoi passi si allontanarono, come se non mi avesse sentita neanche per sbaglio, un urlo di frustrazione mi abbandonò le labbra.
𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉
Originariamente avevo pensato di far fuggire Maelys e di farle raggiungere Roccia del Drago, poi il mio amore per l'angst ha avuto la meglio :)
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𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
Fiksi Penggemar❝Avevo sempre detestato Aegon. Dalla sua fossetta sul mento, a quei suoi capelli ribelli e corti; dalla sua insaziabile ebbrezza, al suo ingiusto fascino; dalla sua ingordigia di donne al suo scarso senso del dovere. Ma era giunto un giorno in cui a...