𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧
L'aveva ferita di proposito. Sapeva che se non l'avesse fatto lei avrebbe continuato ad appigliarsi a quel briciolo di umanità che lo rendeva se stesso. Aegon non poteva permettere che la sua parte marcia intaccasse anche lei. Maelys lo guardò con odio, e nonostante fosse la reazione che aveva sperato di ricevere da parte sua lo ferì comunque. Perché l'amava, ma quell'amore non sarebbe mai bastato a salvarli. "Chi ti ha dato il permesso di liberare Aemond? Osi valicare le mie decisioni?" fiera e indomita, i suoi occhi erano fiammeggianti "Non dimenticare che sono ancora la Regina e la mia parola vale quanto la tua"
Aegon non poté fare a meno di rabbrividire al pensiero di spezzarle il cuore. Maelys aveva le guance porpora, e anche da quella distanza poteva vedere i suoi occhi violetti brillare dal dolore. Era una visione insopportabile da sopportare, e più rimaneva in silenzio, più la sua amata sembrava infuriarsi. "Sono il Re," dichiarò, appigliandosi a tutta la freddezza possibile e sperando di non venir tradito dalla sua voce. Dio quanto amava quella donna. Le decisioni sbagliate e la paura avevano preso il controllo del suo corpo, e suo nonno Otto Hightower non aveva fatto altro che peggiorare tutto: con le sue manipolazioni lo aveva reso schiavo, ed Aegon non aveva abbastanza forza per contrastarlo. Ne era conscio.
"Qualunque uomo dica di essere il Re, non è un vero Re" replicò sprezzante, facendo dilagare il silenzio come un mare infinito. Ma lei non aveva terminato. "Il vero potere non ha bisogno di essere proclamato e chiaramente tu il rispetto non te lo sei mai guadagnato"
"Attenta alle tue parole, moglie"
"Altrimenti mi farai rinchiudere nuovamente nei miei appartamenti? Non mi sorprenderebbe dopotutto."
Aegon fece per dire qualcosa, ma il Primo Cavaliere intervenne al suo posto per evitare di perdere il controllo della situazione. "Vostra Maestà, sarebbe saggio se vi prendeste del tempo per riflettere. Perché non andate a pregare al tempio con la Regina Vedova?" Ma tutto quello che Maelys voleva fare non era sicuramente pregare. Aveva appena perso un altro fratello, suo marito le aveva spezzato il cuore e non aveva nessuno che le lenisse le ferite. "Non avete paura che fugga?" domandò con sprezzante ironia, e - non ricevendo risposta "Sempre meglio che rimanere qui" concluse con un breve inchino prima di dileguarsi seguita da due guardie.
❝☼☾❞
[+𝟏𝟖] - 𝐬𝐨𝐧𝐨 𝐚𝐝𝐮𝐥𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐞𝐧𝐳𝐢𝐞𝐧𝐭𝐢 !
Ci si appigliava agli Dei per avere speranza, per avere conforto, per non sentirsi persi. Ma quegli stessi Dei che avevo imparato a pregare sin da bambina mi avevano abbandonata. Ero stata lasciata sola ad affrontare quel destino, senza possibilità di redenzione. Le Septa avevano acceso le candele e si erano inginocchiate con devozione, incrociando le mani e mormorando tutte insieme. I loro volti erano scolpiti nella solennità. Resistere senza piangere mentre la Madre e il Guerriero mi sovrastavano fu impossibile, ormai gli occhi erano gonfi di lacrime e la gola mi si era serrata dolorosamente. Lasciai cadere il fiammifero sullo stoppino e questo prese fuoco sotto il nome di Jacaerys Velaryon, poi mi rialzai e decisi che avrei camminato. Lontana dal peso di quelle giganti statue e dalla loro crudeltà.
Attraversai le strade, mi mescolai alla gente e lasciai che le lacrime mi inondassero il viso mentre i piedi si dirigevano meccanicamente verso la Porta del Fango, e poi sul bagnasciuga del mare. Almeno laggiù avrei potuto sentirmi libera di essere umana e di lasciarmi consumare da quel dolore straziante che mi dilaniava il cuore. E così il sole cominciò a calare e il tempo a scorrere senza sosta, giungendo alla fine di quella giornata in attesa che la notte scendesse ad abbracciare quella grandissima distesa d'acqua.
Eppure una parte di me era certa che Aegon mi avrebbe cercata, nonostante avesse deciso di abbandonarsi completamente ai voleri degli altri. Mi avrebbe cercata disperatamente: le guardie a quell'ora dovevano essere ovunque. Al Tempio, per le strade, persino nelle case del piacere. Mi inginocchiai nella sabbia umida lasciando che le piccole onde sfrigolanti si infrangessero attorno a me, bagnando la mia pelle. Al tramonto le mie lacrime dovevano apparire piccoli diamanti di sole, baciati dalla luce e dal profumo salmastro. Gocciolarono silenziose lungo le guance.
Poi le sentii. Due braccia forti e muscolose che mi stringevano da dietro con disperazione, mentre i miei singhiozzi si facevano rumorosi. Avevo un vuoto nel petto. Prima Luke, poi Jace: chi ancora avrei dovuto perdere prima di riuscire a fermare Aegon? Mi afferrò il volto e mi costrinse a guardarlo negli occhi, sussurrò quel nome e mi spezzò di nuovo il cuore. "Hūra". Due pozze ametista bagnate dai sensi di colpa pregavano silenziosamente per il mio perdono. "Mi hai sempre detto che non ti sei mai sentito amato, ricordi?" spezzando quel silenzio mi pareva di aver disturbato il mare. "Ma io lo faccio" gracchiai "Io ti amo, Aegon"
L'uomo gentile di cui mi ero innamorata riemerse per qualche breve attimo, una smorfia di sconforto attraversò il suo volto. "Metti fine a questa guerra, ritira le truppe..ti prego"
Avevo sbagliato ogni cosa, volevo solo giungere al termine di quella strada il prima possibile e gettarmi su quella giusta, riabbracciare mia madre e mio padre, tornare bambina e decidere di non lasciare Roccia del Drago.
Ma Aegon mi ammutolì con un bacio collerico, affamato, aggrappandosi alle mie labbra come ad un'ancora di salvezza. Mi fece ricordare quanto la nostra passione fosse forte e quanto in realtà non si fosse mai indebolita, mi distese sulla sabbia umida e mi sovrastò mentre continuava a mangiarmi. "Salvami, mia luna. Salvami da me stesso" mormorò contro la mia pelle, lasciando scivolare quelle sue mani grandi sul mio corpo facendomi sfuggire un ansito. Si infilò sotto la gonna e la rialzò abbastanza per tuffarcisi dentro, una volta spogliatosi dei suoi pantaloni. Un altro gemito mi riempì la bocca quando mi penetrò con la sua lunghezza, nutrendosi di me bisognoso, con vigore e disperazione, spingendosi tra le mie pareti con decisione.
Oh, quell'amore malato.
Infilò il viso tra il mio collo e la spalla, e mi divorò con i denti nonostante mi stesse scopando. I gemiti divennero incontrollati, corti e balzanti, non dandomi il tempo di un respiro. Le mie mani si aggrapparono alle sue spalle, e miei occhi baluginarono sotto i raggi morenti del sole. Non sentivo più la testa, non sentivo più il dolore. Si era nascosto sotto il piacere del tocco di Aegon, che cominciò a spingere sempre più forte finché non lo sentii venirmi dentro con un fiotto violento e caldo. Il suo respiro si accostò al mio, i nostri gemiti si mescolarono bocca contro bocca, e quando il formicolio del piacere ci pervase capimmo che quella era stata l'ultima volta.
𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉
sono: devastata
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𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
Fanfiction❝Avevo sempre detestato Aegon. Dalla sua fossetta sul mento, a quei suoi capelli ribelli e corti; dalla sua insaziabile ebbrezza, al suo ingiusto fascino; dalla sua ingordigia di donne al suo scarso senso del dovere. Ma era giunto un giorno in cui a...