𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟓𝟎

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𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧

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𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧

Non c'era più. Quando Aegon aveva fatto irruzione nei suoi appartamenti, per darle la notizia di suo padre, Maelys non c'era. Svanita nel nulla come se non fosse mai esistita, nella camera da letto, nel salottino e persino nel solarium, non sembrava esserci più alcuna traccia di lei. Una morsa dolorosa si aggrappò al suo stomaco quando, come colpo di grazia, capì che nemmeno il suo profumo aleggiava più nell'aria. Era andata via davvero e probabilmente, questa volta, non sarebbe ritornata.

 Annebbiato dallo sconcerto, non si rese conto di essere stato raggiunto dalla figura misteriosa della strega, che Maelys per qualche motivo gli aveva pregato di non uccidere; questa lo affiancò con un sorriso derisorio. Se ne stava lì come se avesse sempre fatto parte di quel castello. Come un fantasma. "Gli Dei sono ingiusti, Vostra Maestà. Non credete?" Ma ad Aegon faceva male il cuore, lo stesso cuore che non credeva di possedere, lo stesso cuore che non aveva mai imparato ad usare. "Maelys non vi è mai appartenuta, in fondo. Sfuggente come il vento, ha preso finalmente la direzione giusta" 

Egli, tuttavia, non comprese perché Alys Rivers gli stesse dicendo quelle cose. Per ferirlo? Probabilmente. Ma di sicuro non era quello il suo scopo. Ingoiò l'amara scoperta e si voltò nella direzione della strega, che lo stava ancora guardando. Mani ferme in grembo, occhi scuriti da una luce maligna. "Non ti resta che accettare il tuo fato,"

"E qual è il mio fato?" sbottò, stanco delle sue profetiche parole.

Alys sospirò, come a volerci pensare, anche se conosceva benissimo il fato di chiunque essere vivente. Anche il suo. "La guerra, la morte, le vittorie e poi le sconfitte. Sta a te decidere l'ordine delle cose" e così com'era arrivata, Alys Rivers si dileguò, lasciando il falso re a crogiolarsi nelle decisioni sbagliate che aveva preso nel corso della sua vita. Girò e rigirò per gli appartamenti di Maelys come un'anima in pena, sfogandosi gettando a terra la porcellana e i vasi di ceramica ch'erano elegantemente posati sulla tavola. Urlò come un animale ferito, con versi gutturali, primordiali. E quando ebbe finito il fiato nei polmoni, conscio di aver perso l'unica persona in grado di tenerlo lucido, si abbandonò completamente alla figura che la sua famiglia aveva creato per lui. Si calò nei panni di Aegon il crudele.

❝☼☾❞ 

Dall'alto riuscivo a vedere la galea su cui i piccoli Viserys ed Aegon stavano viaggiando, lontani dalla guerra, lontani dal pericolo, verso le città libere

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Dall'alto riuscivo a vedere la galea su cui i piccoli Viserys ed Aegon stavano viaggiando, lontani dalla guerra, lontani dal pericolo, verso le città libere. Quella era l'unica soluzione a cui mia madre era riuscita a pensare, prima di ordinarmi di pattugliare Roccia del Drago con Moonfyre, nei cieli. E non la biasimavo affatto: anche io avrei avuto il terrore di perdere i miei figli, dopo l'ingiusto fato a cui erano andati incontro Lucerys e Jacaerys.

Con uno stridulo suono, Luna di Fuoco agitò le sue ali dirigendosi dalla parte opposta in cui navigava la fuggitiva galea, indirizzandosi verso le coste più basse dell'isola. Si muoveva fluido tra le nuvole, ombreggiando la spiaggia col suo grande corpo, mentre mi assicuravo alla sella per un atterraggio sicuro. Rhaenyra credeva che la prudenza non fosse mai troppa con Aegon e, soprattutto, data la supervisione di Otto Hightower su suo nipote, mi aveva pregato - se non ordinato - di tenere d'occhio i cieli giorno e notte. Ormai era trascorsa una settimana, con il concilio sul piede di guerra e i nuovi alleati che si erano aggiunti alla causa, e immaginavo i mille diversi modi in cui lui avrebbe potuto reagire una volta resosi conto che ero scappata. Non avevo avuto altra scelta che preservare me stessa e mia madre, la quale per metà della mia vita non mi aveva nemmeno vista crescere. Rimediare agli errori commessi a causa della passione era la mia unica chance di far si che ella mi perdonasse. Anche se il mio cuore non avrebbe mai smesso di amare Aegon.

Quando atterrai mi parve di sentire lo stomaco sprofondare. La mia mente aveva omesso un particolare che tenevo gelosamente nascosto in un angolino, ossia ciò che sarebbe successo una volta conquistata Approdo del Re. Avevo parlato di assassinio. Avevo parlato di veleno. Ed era l'unico modo in cui sarei potuta riuscire ad uccidere l'uomo che amavo, perché infondo - nonostante tutto - non volevo che soffrisse. L'aveva fatto tutta la vita, soffocato dalle aspettative e dalle manipolazioni. Soltanto la morte avrebbe potuto dargli la pace.

Slacciai le sicure del sellino e sgusciai fluidamente sulla sabbia, lasciando che per qualche breve attimo la brezza della sera mi accarezzasse il volto. Piacevolmente caldo, sfilava sulla pelle col suo profumo salmastro. Poi la voce di mia madre mi raggiunse, affacciata fuori dall'armeria di un capitano di navi. La guardai, avvolta in un'armatura scintillante ch'era in grado di riflettere gli ultimi raggi morenti del sole, e la trovai bellissima.

"E' tutto pronto, partiremo all'ora del lupo"

𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉

Vorrei dire qualcosa ma sono un po' triste perché manca davvero poco :(

𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora