𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑𝟐

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Angoscia, rabbia e risentimento divennero la linfa che fluiva nel mio corpo irrigidito

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Angoscia, rabbia e risentimento divennero la linfa che fluiva nel mio corpo irrigidito. Mi vorticava la testa, non riuscivo nemmeno a pensare lucidamente e l'unica cosa che continuavo a sentire era l'eco delle sue parole. Lucerys Velaryon è morto. Non volevo credere ad una simile fandonia. Mentre la sala era caduta nel gelo più graffiante, mi aggrappai all'unica briciola di forza che mi era rimasta per rivolgermi a Aemond. "Un'altra parola insensata, e avrò il tuo unico occhio rimasto" sibilai come un serpente, con una voce che sembrava non appartenermi. Indifferente, egli mi rispose con una freddezza innaturale che quasi mi spaventò. "Ho ucciso vostro fratello, Mia Regina, tuttavia non mi punirete."

Era sempre stato un ragazzo sfacciato, ma quel giorno superò se stesso e fece montare in me una furia mai percepita. Che cosa gli era successo per farlo agire in tale modo? La vendetta gli aveva d'improvviso offuscato la mente, o era la donna al suo fianco il problema?

"Siamo cresciuti insieme," dichiarai con amarezza "Sono stata l'unica a non trattarti in maniera diversa per ciò che ti era accaduto, l'unica a guardare oltre quello sfregio sul tuo viso, e tu mi ripaghi con così tanta violenza?" Aemond ed io ci venimmo incontro come due calamite, soltanto perché egli potesse spezzarmi il cuore nuovamente. "Lui era un bastardo, Maelys. Il suo sacrificio è stato necessario affinché potessimo spingere Rhaenyra ad attaccare senza alcun piano."

"Come osi oltraggiare la tua Regina?" sbottò Aegon prima che lo facessi io, prendendo posizione  per la prima volta contro suo fratello. "Il tuo Re ha forse dato ordine di uccidere? Meriti di essere punito per aver agito senza il mio consenso!" continuò, ferreo sulle sue convinzioni. Lui non aveva mai nutrito affetto nei confronti dei miei fratelli, e tale fu quel gesto da sorprendermi. Ma il dolore non ci mise molto a tornare a scorticarmi il cuore. Non attesi oltre, e con un magone alla gola mi dileguai dalla sala del trono, superando la donna straniera e lo sfregiato il cui dono di saggezza s'era perduto nella sete di gloria e di conquista.

Non seppi quando mi resi conto di aver cominciato a correre: forse quando sentii il fiato venir meno, o all'annebbiarsi della vista, oppure ancora quando le mie dita ebbero afferrato il corrimano che dava alla balconata del mio solarium. Il mio dolce Luke. Quel giovane ragazzo che aveva tanta fame di vita e di scoperta, di crescita e di avventura. Come poteva Aemond aver fatto una cosa simile? Dubitavo fosse soltanto per quel dannato debito di anni prima. Se solo avessi saputo, avrei di gran lunga preferito essere punita al suo posto. Era soltanto un bambino, e lui me lo aveva portato via. "Vostra Grazia?" la voce allarmata di Brea mi raggiunse in men che non si dica. Avevo completamente ignorato la sua presenza fin quando non aveva aperto bocca.

 "Cos'è accaduto? Vi sentite poco bene? Forse Maestro Orwyle potrebbe-" Il panico si aggiunse alle miriadi di emozioni negative, e quando il mio sguardo entrò in contatto con il suo, ella arretrò. "No! Nessuno entrerà da quella porta, è un ordine!"

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Inevitabilmente cominciai ad appassire, come un fiore d'inverno coltivato nell'habitat sbagliato, come una rosa assetata nel deserto

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Inevitabilmente cominciai ad appassire, come un fiore d'inverno coltivato nell'habitat sbagliato, come una rosa assetata nel deserto. Tutto aveva perso colore, sapore, odore. Ero grata di non portare un bambino nel grembo, grata che non potesse sentire il mio dolore lacerarmi dall'interno, perché non lo avrei sopportato. Ma il peso delle bugie un giorno sarebbe stato il colpo di grazia, e forse allora e soltanto allora sarei riuscita a raggiungere mia madre.

Mi chiusi nei miei vecchi alloggi, ed impedii l'ingresso a chiunque non fosse Brea, Talisa o Dyana. Mi raggomitolai su me stessa, affogando nel lutto e pregando di essere richiamata dagli Dei. Tuttavia ciò non avvenne. Ignorai i concili sempre più frequenti, la probabile guerra che la morte di Lucerys avrebbe scatenato (oltre al trono usurpato) , le prese di posizione ed Aegon. Soprattutto Aegon. In quelle condizioni non sarei stata in grado di fingere con lui, e la farsa sarebbe crollata. Lui mi avrebbe scoperta, e chissà, forse mi avrebbe fatta impiccare alle mura della città, a discapito dell'amore che decantava per me. Calarono così tante notti sulla città che a poco a poco cominciai a perdere il senso dell'orientamento, questo finché non udii del baccano fuori dalla mia porta. Ero sommersa dalle coperte, fissavo le stelle e pregavo che Brea risolvesse la questione il prima possibile. Ma quando la sentii, rassegnata, proclamare quelle parole, capii che non potevo più nascondermi. "Vostra Maestà-"

"Dov'è mia moglie?" domandò furibondo, facendo irruzione nel solarium. Passi, passi e ancora passi che si avvicinavano facevano galoppare il mio cuore, slittando in gola e rullando come una trottola. Chiusi gli occhi, mi tappai le orecchie e mi lasciai cullare da quelle silenziose lacrime calde ch'erano scivolate così tante volte sul mio viso da bruciare. "Maelys" ora i suoni erano ovattati, soffocati dalla pressione delle mie mani sulle orecchie. "Mia Luna" continuò. Riaprii gli occhi, e il volto sconvolto di preoccupazione di Aegon fu come gettare sale su ferite vive. Dovevo avere un aspetto orribile. Mi misi a sedere ed inevitabilmente tornai a sentire ogni cosa. Ogni minimo rumore, ogni fruscio, ogni sibilo del vento. "Sono addolorato per la tua perdita. E sono preoccupato per te-"

Mi strofinai gli occhi, per mettere a fuoco il suo viso candido, e l'angoscia tornò a pervadermi. "Sono stanca Aegon, davvero stanca" soffiai, trattenendo nuovamente le lacrime. "Sono in una posizione impossibile..io.." Aegon mi tese le braccia, lasciò che mi tuffassi tra di esse, e cercò di cullarmi carezzandomi i capelli. Ma era tutto inutile: le parole premevano sulla punta della lingua e aspettavano la giusta motivazione per venire fuori. E forse gli Dei, per la prima volta, ascoltarono le mie preghiere. "Questo stato di depressione non ti fa bene..e non fa bene al bambino" bofonchiò infatti lui, prima di sciogliere l'abbraccio. Che abbino pietà di te, Maestro Orwyle, per avermi appoggiata in questa follia.

"Ho mentito, Aegon. Io non sono incinta, e non potrò mai esserlo."


𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉

Amo chiudere i capitoli con la suspense, non odiatemi :)

Il prossimo si incentrerà su Aegon!


𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora