❝Avevo sempre detestato Aegon. Dalla sua fossetta sul mento, a quei suoi capelli ribelli e corti; dalla sua insaziabile ebbrezza, al suo ingiusto fascino; dalla sua ingordigia di donne al suo scarso senso del dovere. Ma era giunto un giorno in cui a...
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Vi era qualcosa di diverso quella notte. Un silenzio vuoto, ben diverso da uno assordante - che avrebbe fatto molto più rumore - avvolgeva le mie orecchie. Mi voltai a guardare il placido viso di Aegon, che dormiva nella più rosea delle beatitudini, e non riuscii a sostenerlo: dovetti abbandonare quelle lenzuola. Sgusciai fuori dal letto, e quel silenzio mi perseguitò nonostante i piedi nudi si appiccicassero al pavimento. Era una sensazione, quella. Tuttavia brutta.
I miei pensieri furono subito rivolti a Viserys. Che Aegon avesse ragione o meno, dovevo vedere il Re un'ultima volta e pertanto i miei piedi mi guidarono esattamente agli appartamenti di Sua Maestà. L'ultima volta aveva provato a convincermi che con l'amore avrei potuto cambiare Aegon, ma in realtà la mia unica arma rimasta era il giogo che avevo su di lui. E che purtroppo lui aveva su di me.
Non trovai alcuna guardia a sorvegliare le camere del nonno, perciò mi introdussi con facilità, prima di essere nuovamente inghiottita dal buio. Non c'era nemmeno la luna ad illuminare la stanza, o il mio cammino, così dovetti proseguire a tentoni finché non scorsi una fioca candela in lontananza. Lui odiava dormire nelle tenebre, ragion per cui mi fiondai in quella direzione senza pensarci due volte. "Rhaenyra?" lo udii ansimare affaticato. Come aveva fatto a sentirmi in quelle condizioni? "N-no, Vostra Maestà. Sono Maelys-" ma una volta al suo capezzale, mi accorsi che aveva l'occhio chiuso e che una delle sue mani tendeva nel vuoto. "Rhaenyra" continuò a chiamare, spezzandomi il cuore. "La mia unica figlia" soffiò, piagnucolando con quel poco di fiato rimastogli in gola. Era davvero giunto alla fine. "Nonno, ti prego ascoltami" Tuttavia Viserys non mi sentiva più, né tantomeno aprì l'occhio. Ma percepii i miei gonfiarsi di lacrime, inevitabilmente, facendomi trattenere singhiozzi come magoni. "Rhaenyra, la mia erede..al..al Trono..-" sempre più affievolendosi, come la candela che si stava consumando accanto a noi, sbuffò gli ultimi respiri, e prima che me ne rendessi conto, spirò.
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𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧
L'aveva guardata, aveva tentato di rivolgerle la parola, ma ella pareva immobile come una statua. Gli occhi vitrei, occhi che avevano pianto tutte le lacrime possibili, fissavano il vuoto di quella stanza. Maelys non sembrava nemmeno accorgersi del brusio che si era innalzato nella sala del concilio: Aegon aveva espressamente chiesto la sua presenza. Non vi erano segreti, non più. Sua moglie era una donna scaltra e intelligente, e non aveva senso continuare ad ingannarla. "Quand'è accaduto?" domandò la regina vedova al Maestro, il quale rispose senza alcun tentennamento. "Questa notte, Vostra Grazia. Era quasi l'alba quando il cuore di Sua Maestà ha cessato di battere.."
Aegon tornò a guardare Maelys, e si accorse che aveva sbattuto le palpebre in direzione di sua madre. "Non avete idea di ciò che avete causato, mia Regina" si infilò nel silenzio, con la sua voce roca, e le profonde occhiaie. Alicent avvampò: sapeva benissimo ciò che tutti avevano causato, avvelenando il Re. "Principessa, siete sotto shock-" balbettò lei, ma Maelys si alzò dalla sedia e si allontanò dalla finestra. "Metterete a morte persone innocenti per una guerra che agognate così tanto combattere, perché siete ossessionata da mia madre e dalla libertà che ha posseduto, mentre voi ne siete stata privata" Ferita, appassita, Maelys continuò a scoccare frecce nonostante Aegon temesse che potesse finire nei guai. "Le volontà del Re non sono mai cambiate, e voi tutti siete traditori della corona! Rhaenyra verrà per il suo Trono, se mai osaste usurparla."
"Adesso basta, Principessa" si intromise Otto Hightower, mettendola a tacere con voce grave. Tuttavia ella non aveva ancora finito, e benché Aegon si fosse avvicinato per afferrarle un braccio, Maelys non si scompose. "Sono cresciuta tra queste mura, tra tutti voi, lontana dalla mia famiglia. Che cosa vi aspettate che faccia? Che me ne stia seduta a guardarvi complottare? Mio padre ha sempre avuto ragione, dopotutto: ho sempre voluto vedere la parte migliore di ogni cosa, ignorando ciò che si insidiava nell'oscurità"
"L'amore è la morte del dovere, dovresti saperlo" replicò gelido Aemond, con quel suo sorriso soddisfatto. Il Guercio sembrava aver atteso a lungo la morte di suo padre. "Fratello, non dovresti-" tentò di parlare Aegon, ma venne surclassato dalla voce di Maelys, che in risposta gli strinse il braccio. "Anche se volessi attendere lo Sconosciuto, dubito mi lascerete a lui. Vi serve l'erede, ed io non sono una persona che si rimangia la parola. Darò un figlio a mio marito, e poi mi lascerete andare. Io non appartengo più a questo posto"