C'era un silenzio confortante su quella balconata. Helaena leggeva un libro, mangiucchiando qualche dolcetto, sorridendo quando scorgeva qualche frase che le piaceva particolarmente. Ero cresciuta con lei, una ragazzina dolce e sensibile, la quale bisbigliava indovinelli che io e Aemond ci divertivamo a decifrare. Fallendo il più delle volte. L'avevo vista attraversare periodi in cui l'adolescenza l'aveva messa alle strette, il suo corpo dalle forme morbide l'aveva spesso fatta soffrire. E l'ero rimasta accanto, come lei aveva fatto con me. Ero una bambina che leggeva spesso per il Re, che sedeva a tavola con la Regina e i suoi figli, che fantasticava di partire in sella a Moonfyre – il mio drago – oltre i confini del mondo. Ma fino a quel momento non mi ero mai sentita chiusa in una trappola. Poi, sei anni prima, mia madre aveva partecipato al funerale di Lady Laena, e la legittimità dei miei fratelli venne messa in discussione ancora una volta, gettando una piccola ombra sulla mia permanenza a palazzo.
"Sei fin troppo silenziosa," mi fece notare la zia, posando un dolcetto sul tavolino da tè. "Credevo che leggendo non ti saresti accorta di me" le feci eco flebilmente, portandomi alle labbra un calice di succo di mirtilli. "Non vedo, ma sento" mi rispose. Sentire il silenzio, che bizzarra risposta! E quasi mi avesse letto nella mente, chiuse il libro sulle proprie gambe e mi rivolse la sua completa attenzione. Sguardo vispo e lucente, mi scoccò un'occhiata ricca di sottintesi. "Da quando la tua famiglia è tornata ti senti fuori posto" e il pensiero che a renderlo noto fosse lei, una sognatrice, mi schiaffeggiò violentemente. "Non è una cosa brutta.." aggiunse. "Temi per loro ed è completamente comprensibile"
Come facesse a capirmi, me lo domandavo ogni singolo giorno.
"Siamo cresciuti lontano e sento di avere poco in comune con loro. Ma li amo. Amo tutti loro, dai miei genitori, ai miei fratelli e alle mie sorelle." e grazie agli Dei, prima che la conversazione si infittisse facendo riaprire vecchie ferite e vecchi ricordi, una domestica bussò alla porta. Era la domestica personale di Helaena. "Principessa, vostra madre vorrebbe parlarvi"
La Regina, chiaramente, non aveva apprezzato la notizia della sera precedente. E forse, una parte di me sapeva già che Alicent avrebbe tentato di intortare sua figlia a cambiare idea sullo sposare Jacaerys. Non era un segreto che i due, seppur con qualche anno di differenza, si piacessero e non poco. Perciò mi premurai di ricordare a mia zia che, qualunque cosa sua madre le avrebbe detto, doveva ragionare con la propria testa e non secondo i desideri degli altri. "Perdonami Maelys, riprenderemo più tardi" mi sorrise Helaena, e poi si diresse spedita seguendo l'ancella, lasciandomi sola nella quiete del pomeriggio.
❝☼☾❞
Colta da un improvviso senso di colpa, decisi di far visita a mia madre, ma lei non c'era. Né nelle sue stanze, tanto meno in giro per il castello, il che mi fece presagire che forse stava trascorrendo del tempo con suo padre. D'altronde il Re avanzava d'età, non era più un florido giovanotto in cerca di moglie. Gironzolai quindi per il cortile, in attesa, sapendo che prima o poi sarebbe ritornata da quell'incontro. Avevamo parlato poco e niente il giorno prima, e i rimorsi tornarono a mangiarmi viva. La lontananza che credevo ci avrebbe avvicinate di più, non aveva fatto altro che peggiorare ciò che prima ci teneva legate. Cosa sapevo di lei? Era una donna intelligente, di bell'aspetto, con una gioventù spensierata e spericolata alle spalle, che l'aveva portata a concepirmi con Daemon prima ancora che sposasse Laenor. Ora nemmeno lui c'era più. E per ultimo, ma non di importanza, mia madre era l'erede al Trono di Spade.
"Aspetti qualcuno?" domandò una voce biascicante. Di nuovo ubriaco. Ancora di spalle, non osai voltarmi, perché sapevo che ad attendermi avrei trovato un paio di occhi ametista annebbiati dall'alcol. Possibile che non conoscesse altro svago all'infuori del vino? "Maelys" farfugliò il mio nome. Persino la sua voce sembrava barcollare. "Non ti riguarda ciò che faccio" gli risposi aspramente, cominciando a camminare ovunque pur di lasciarmelo indietro. Ma Aegon la pensava diversamente. "Aspetta, passeggiamo insieme!" esclamò, facendo per raggiungermi. E, ad essere onesta, in un primo momento avrei trovato divertente vederlo cadere rovinosamente a terra, ma purtroppo ciò non accadde. Anzi, si aggrappò al mio braccio e fui costretta a guardarlo. Aveva le guance rosse, gli occhi lucidi e la bocca semi-aperta. Ma perché quelle dannate labbra mi attraevano, pur sapendo il tipo di persona che mi trovavo davanti?
Lui era una minaccia per mia madre. Era una minaccia per me.
"Sei ebbro in pieno giorno, zio. Mi domando perché mai" sbuffai con ironia, cercando di guardare la strada davanti a me e ignorando le occhiate strane delle persone che a corte non cercavano altro che qualcosa di cui parlare. Aegon si strinse maggiormente al mio braccio, e con una risata mi esplicò ciò che in realtà non mi era nuovo. "Ho litigato con mia madre. Dice che sono un fallito perché avrei dovuto sposare Helaena ma sono riuscito a farmela strappare dalle braccia di un bastardo."
Oh, Alicent. Una madre che rifletteva i propri traumi e i propri abusi subiti sui suoi figli. Ma che cosa avrei dovuto dire di quella spregevole affermazione? Jacaerys era di buon cuore, figlio della delizia del reame. Che importava quale fosse suo padre?
"E tu volevi sposarla, tua sorella?" scalciai un sassolino con la punta dello stivale, mentre Aegon venerava le nuvole. "No. Le ho già detto che un giorno o l'altro tu apparterrai a me."
𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉
Ho in mente tanto di quello spicy che non avete idea! Cercherò di cambiare qualche aspetto caratteriale di Aegon perché non riuscirei a far combaciare alcune cose nella storia. Ma poi mi domando: perché i cattivi nelle serie vengono interpretati sempre da boni spaziali? No, chiedo, perché Tom è una divinità :)
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𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
Fanfic❝Avevo sempre detestato Aegon. Dalla sua fossetta sul mento, a quei suoi capelli ribelli e corti; dalla sua insaziabile ebbrezza, al suo ingiusto fascino; dalla sua ingordigia di donne al suo scarso senso del dovere. Ma era giunto un giorno in cui a...