"Puzzi di drago," biascicò il Re, arricciando il naso. Dopo la chiacchierata con Alicent, avevo avuto il bisogno di schiarirmi le idee, e in sella a Moonfyre – persa tra le nuvole – pareva più facile. Faticavo a credere che ella si fidasse di me, anche se le sue confessioni erano state piuttosto intime. Aveva ammesso di covare del risentimento nei confronti di mia madre, per cui non avevo motivo di appoggiare la loro causa. Il matrimonio con Aegon dimostra il contrario però, mi suggerì la coscienza, nonostante l'avessi sposato perché avevo un piano. Non nutrivo particolare affetto per lui, ma entrambi detenevamo un certo potere l'uno sull'altra.
Tornai sulla figura di Viserys, e sospirai. "Volevo volare con lei prima del crepuscolo. La notte non le piace," risposi. Ma dubitavo che mi avesse udita. Imbottito di veleno e latte di papavero, il Re cominciava a perdere lucidità. Era giallastro, come il colore della morte, e la sua pelle marcia nascosta dalle bende cominciava ad essere maleodorante. "Luna di Fuoco," bisbigliò ancora, con il fiato pesante, quasi facesse fatica persino a respirare. Poi si addormentò, chiudendo l'unico occhio sano mentre una piccola lacrima gli sfuggiva, rigandogli il volto. Per quanta pietà provassi per lui, non riuscii a piangerlo: lui era stato debole, si era lasciato controllare e manipolare consciamente, aveva sposato la donna sbagliata, e adesso ci trovavamo sul filo di un rasoio. Prossimi alla guerra, perché era di quella che l'aria puzzava. Di guerra, alleanze, morti e tradimenti.
Mi alzai dal suo capezzale e con un magone amaro mi diressi verso l'uscita, dove Ser Criston Cole era di guardia. Da solo, però. "Buonanotte Ser" annunciai, e il moro chinò il capo con un cenno. Quando mi fui allontanata, nelle stanze vi era solo Brea, che si affaccendava a prepararmi il solito bagno prima di andare a dormire. "Avete visto Aegon?" domandai, spogliandomi degli stivaletti e delle calze, che mi stavano torturando da tutta la giornata. La donna dal volto increspato indicò la camera da letto. "Ti aspetta, Maelys, e vi è anche Maestro Orwyle per una visita speciale. Sta attenta."
Era strano che a quell'ora il Maestro fosse sopraggiunto nei nostri appartamenti. Che fosse conscio del fatto che avevo scoperto del veleno? Ma non vi misi molto a rimuginarvi sopra, perché quando entrai nella camera da letto, entrambi si voltarono nella mia direzione. "Principessa," il Maestro si inchinò, ma io lo ignorai e lanciai uno sguardo interrogativo ad Aegon, il quale scosse la testa. "Principessa Maelys," ripeté lui "Dovete scusare la mia impudenza nell'essere giunto a quest'ora nelle vostre stanze, ma mi è stato ordinato dalla Regina di visitarvi."
L'erede, zampillò alla mia mente. Alicent lo desiderava ad ogni costo, voleva detronizzare mia madre ancor prima che si appropriasse del Trono di Spade. Era così profondo l'odio che provava per lei?
"Dovrete inoltre perdonare la mia schiettezza, ma c'è in ballo la vostra salute e il futuro del reame" così lui mise a tacere ogni mio dubbio, confermando che si trovava lì esattamente per il figlio che avrei dovuto dare alla luce. Ma per un motivo a me ignoto, e considerato il tempo trascorso dalla notte di nozze, un campanello di allarme si accese dentro di me. Avevo il seno gonfio, crampi alla pancia e tutti i sintomi che suggerivano un prossimo sanguinamento. Che non fossi incinta? Eppure avevo smesso di prendere il tè di luna. "Avete avuto altri rapporti con il Principe dopo la notte di nozze?" domandò schietto, ed io scossi la testa. Quello che desideravo era immergermi nella vasca d'acqua calda e non riemergervi mai più. "Ho tutti i sintomi di un sanguinamento, Maestro." dichiarai. Ed una nuova luce negli occhi di Aegon si spense. Non aveva mai espresso il desiderio di diventare padre, perché mai rattristarsi in quel modo? "Principessa, dovrò chiedervi di impegnarvi, insieme al Principe affinché possiate donarci un erede. E' trascorso del tempo, e chiunque aspetta una possibile notizia sulla vostra gravidanza."
Distolsi lo sguardo da quello di Aegon, e mi rivolsi al Maestro, concludendo. "Il mio dovere è servire il reame. Avrete notizie quanto prima"
❝☼☾❞
Immersa nella vasca, sentivo il suo sguardo su di me, ne percepivo lo scontento. Ma non riaprii gli occhi. "Se hai un parere da esprimere dovresti farlo" lo interpellai, respirando profondamente l'acqua alle rose che inebriava le mie narici. In un primo momento, udii soltanto la sedia strisciare sul pavimento e i suoi passi avanzare. Poi sembrò chinarsi alla vasca, perché lo sentii più vicino. "Non ho mai voluto il Trono di Spade..Perché privare mia sorella del suo diritto di nascita? Mi sono detto che potevo farmi da parte, perché non sono in grado di regnare. Ma adesso è tutto diverso, tu sei mia moglie, il che rafforza la mia pretesa e indebolisce quella di Rhaenyra. Tutti sono pronti ad appoggiarmi, tutti mi hanno convinto che forse questo Trono lo merito davvero, che in fondo potrei desiderarlo. E lo desidero."
Aprii gli occhi col cuore che martellava nel mio petto.
"Tu non sapresti da dove cominciare, del potere non ti è mai importato niente. Perché dare inizio ad un conflitto inutile? Il volere del Re non può essere messo in discussione e tutti dovranno inchinarsi. Non dimenticare chi sono. Non dimenticare chi hai sposato. Mi hai voluta con tutte le tue forze, e adesso devi accettarmi così come sono, perché sono figlia di mia madre e l'amerò sempre."
Aegon si zittì. Non combatté per le sue idee, nemmeno quando addolcii il tono di voce dinanzi ai suoi occhi lucidi. "Svolgiamo il nostro dovere, Aegon, ma non dimenticare che nostro figlio non sarà mai l'erede al Trono di Spade. Mia madre è la Principessa di Roccia del Drago, e presto sarà la nostra Regina, che a voi piaccia oppure no"
A quel punto non riuscii più a starmene stesa in quella vasca mentre la conversazione non sembrava voler accennare a terminare. Mi alzai, ma rimasi lì dinanzi a lui mentre riprendeva parola, facendomi prendere dallo sconforto. "Io sono il primogenito maschio, Maelys. Pensaci.." rifletté, quasi avesse ignorato ogni mia singola parola. "Il mondo segue l'ordine delle cose, noi dobbiamo fare altrettanto..-"
"Sei come tuo padre," lo interruppi, uscendo dalla vasca e raggiungendo il telo che Brea aveva lasciato per me. "Come?" ribatté con un certo orgoglio. "Cosa cerchi di insinuare, mia luna?" Mi avvolsi e tornai a fronteggiarlo. Non volevo che i miei sforzi e i miei sacrifici andassero perduti. "Debole, manipolabile. Non ti accorgi di chi ti circonda? Di chi ti sussurra all'orecchio? Avidi di potere, vogliono spingerci a lottare tra di noi, tra la famiglia, perché infondo sono loro a desiderare il Trono. Credi non sappia di tuo padre e di chi l'ha avvelenato? Vuoi davvero andare in guerra, mettere alla gogna un popolo indifeso e distruggere la dinastia soltanto per scopi egoistici altrui?"
Ci guardammo a corto di fiato. La sorpresa nei suoi occhi mi portò a credere che sapesse eccome di suo padre. Ma come poteva non esserne a conoscenza, se presidiava nei concili ristretti?
"Se provi un briciolo di affetto per me, metti fine a questa segreta ribellione. Aegon.." O mi hai sposata per capriccio? Avrei voluto continuare, ma preferii non farlo. Lui continuò a guardarmi, ma invece di replicare, si appropriò delle mie labbra con un impeto che mi travolse il cuore e mandò il mio stomaco in subbuglio. Mi baciò con desiderio, stringendo i miei fianchi nonostante il telo lo separasse dalla mia pelle bollente. Mi baciò finché non fummo costretti a ricercare ossigeno per respirare. E poi, come l'ultima volta, le nostre fronti cozzarono e i nostri cuori batterono all'unisono.
Sarebbe stato più difficile del previsto, ora che entrambi ci eravamo esposti l'uno con l'altra, ma soprattutto perché il mio corpo stava cominciando a richiamare il suo, a reclamarlo con forza senza che io potessi impedirlo. Se solo mi fossi innamorata, allora sarebbe stata davvero la mia fine.
𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉
Si gioca a carte scoperte :)
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𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]
Hayran Kurgu❝Avevo sempre detestato Aegon. Dalla sua fossetta sul mento, a quei suoi capelli ribelli e corti; dalla sua insaziabile ebbrezza, al suo ingiusto fascino; dalla sua ingordigia di donne al suo scarso senso del dovere. Ma era giunto un giorno in cui a...