𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟑𝟔

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I rischi erano enormi, la mia vita era in gioco, ma non potevo tirarmi indietro

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I rischi erano enormi, la mia vita era in gioco, ma non potevo tirarmi indietro. Ero stanca di sentirmi inutile e figurare l'immagine della regina consorte che se ne sta da parte a guardare gli altri agire. Dovevo onorare il mio nome, e per farlo, avrei preso parte alla battaglia come esca, e qualora Aemond avesse deciso di non arretrare, avrei contrattaccato. Quando mi alzai dalla sedia tutti erano usciti dalla sala del concilio, tutti tranne Aegon. "Devo andare," pronunciai duramente, sebbene quel suo sguardo ferito mi tormentasse quanto un incubo. "E' fuori discussione Maelys. Non permetterò che tu metta a rischio la tua vita per quel folle di mio fratello-"

"Andrò al Tempio con tua madre e pregherò che gli Dei mi proteggano" feci per andarmene, ma la sua voce autoritaria bloccò i miei passi. "Tu devi rimanere qui, al sicuro, con me" Quella sua visione era allettante, e per poco mi fece credere che potessi farlo, ma non potevo rimanere lì a non fare niente. Quantomeno mia madre avrebbe saputo che non l'avevo dimenticata, e che la appoggiavo nonostante tutto. "Io sono la figlia di Daemon. Non disonorerò mai più il suo nome, benché le mie scelte siano state controverse: andrò fino in fondo, ma sarò sempre me stessa."

La voce di Aegon a quel punto si incrinò. "Ti prego, mia luna..ti prego, rimani" al percepire i miei occhi lucidi, dovetti mordermi le labbra per impedire che piangessi. Mi voltai un'ultima volta, conscia di non sapere se l'avrei rivisto. E gli aprii il mio cuore. "Mi dispiace tanto di non averti detto del bambino. Meritavi di sapere," e lui mi crollò davanti come un pupazzo di stoffa. "Ti ho già perdonata" balbettò con le guance bagnate "Non è colpa tua se gli Dei sono spietati, danno e tolgono a loro piacimento"

Deglutii con la gola in fiamme, fiondandomi tra le sue braccia per sentire il suo profumo ed imprimerlo nella mia memoria, così che esso potesse infondermi coraggio ogni qualvolta credevo di averlo perso. Mi strinse a se, carezzandomi il capo e singhiozzando contro il mio petto, mormorando in una monotona preghiera di rimanere con lui. Dopo averglielo aperto, il mio cuore si spezzò. Ma non avevo altra scelta.

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Avvolte dal religioso mormorare delle Septe, io e la regina vedova ci inchinammo ai Sette

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Avvolte dal religioso mormorare delle Septe, io e la regina vedova ci inchinammo ai Sette. Accendemmo diverse candele, e pregammo in silenzio. Gli Dei avrebbero potuto non proteggere me, ma dovevano farlo con la mia famiglia; Lucerys era perso, ma c'era ancora speranza per Jace, Joff, Baela e Rhaena. E per i piccoli Viserys ed Aegon. Tutti loro erano la mia speranza per il futuro. Afferrai un'altra candela, e volsi le mie orazioni anche a Rhaenys e Corlys, prima di alzarmi per buttare il fiammifero.

"Ho pregato per il tuo ritorno" spezzò la calma Alicent, affrettando il proprio passo per raggiungermi verso l'uscita del Tempio di Baelor. "Non prendetemi in giro, Vostra Grazia. Mi volevate morta almeno quanto Aemond, per cui risparmiate il fiato con questa finta bontà" la madre del Re, però, mi afferrò per il braccio costringendomi a fermarmi. "Potrei non nutrire una certa simpatia nei tuoi confronti, ma so cosa hai fatto per Aegon, e quanto amore gli hai donato dimenticando il suo passato. Pregare è il minimo che possa fare per te."

Mi divincolai con delicatezza dalla sua presa, e senza darle una risposta effettiva, la spronai a raggiungere la carrozza per tornare al castello. "Andiamo, Vostra Grazia" ma quando uscimmo dal tempio, una folla di popolani si era accalcata alle scale urlando e inneggiando a Rhaenyra. "Viva la regina Rhaenyra, ella non ci ha dimenticati!" esclamò un uomo, sventolando un pesce e lanciandolo contro il volto di Alicent. Ser Arryk la afferrò per le spalle per portarla al riparo. "Lunga vita alla vera erede al trono di spade, che ci ha fatto dono di cibo per nutrire i nostri figli!" replicò una donna. Poi d'improvviso, tutti parvero vedermi, e tutti cominciarono a lanciarmi ingiurie che non credevo avrei mai udito nella mia breve vita. "Figlia traditrice, puttana dell'usurpatore!"

Dopo tutto quello che avevo sacrificato, era così che il popolo mi vedeva?

Un'altra delle guardie mi aiutò a farmi strada tra la folla, le cui urla diventavano sempre più vili e disgustose. Riuscimmo ad evitare donne inferocite per poco, riuscendo a salire sulla carrozza prima di venir ferite. Chiusi gli occhi per un solo momento, trattenendo con forza le mie lacrime e non sapendo per quanto tempo sarei riuscita a resistere. Il più a lungo possibile, sperai.

Soltanto tra le mura della Fortezza potei rilassare il mio corpo. Brea aveva preparato per me un'armatura semplice e leggera da poter indossare per precauzione; non volevo che l'acciaio valyriano, per sfortuna divina, mi si fondesse col corpo qualora fossi stata ferita dal fuoco. Era visibilmente addolorata, e mentre mi aiutava a scivolare nella mia protezione, si lasciò scappare un singhiozzo. "Ho infranto la promessa fatta a tua madre. Non sono riuscita a proteggerti,"

"Non avresti potuto fare altro, Brea. Non è colpa tua." le risposi, accomodandomi davanti allo specchio per intrecciarmi i capelli e togliermeli dalla visuale. Mi sarei affidata a me stessa da quel momento in poi. "Sei stata bravissima e non mi hai mai fatto sentire sola. Meriti di trascorrere il resto degli anni con i tuoi figli. Ti assolvo dal tuo incarico"

"Mia regina-" si inchinò avventatamente ai miei piedi "Non chiedetemi questo, vi prego" ma non ho altra scelta, avrei voluto dirle. Invece rimasi in silenzio. Brea pianse un fiume di lacrime, soffocò i suoi singhiozzi con un fazzoletto di tessuto, e quando si fu calmata, la ringraziai infinitamente. "Come Sua Grazia comanda" si congedò con voce gracchiante. Poi sparì dalla mia camera con passi strascicanti e fiato annaspante. 

Tornò il silenzio assordante, e per non perdermi nella paura mi aggrappai al ricordo del profumo di Aegon, che avevo salutato quella mattina. Moonfyre mi aspettava alla fossa da così tanto tempo che mi sentii in colpa: quel drago era tutta la mia vita, l'unica creatura che con il suo amore non avrebbe mai potuto farmi del male. Guardai la mia immagine riflessa nello specchio come se dall'altra parte vi fosse una sconosciuta, ma per poco tempo, perché dovevo fare in fretta. Lasciai le mie stanze con un magone in gola, dirigendomi con passi spediti fuori dal castello, quando la figura di Alys Rivers si affacciò distintamente alla mia vista. Era rimasta.

"Perché non sei a sussurrare all'orecchio di Aemond? Ti ha lasciata qui?" mi rivolsi aspramente a lei, nonostante ella non avesse mai fatto nulla di male nei miei confronti. Ma la prudenza non era mai troppa. La strega non si offese, anzi, fece sbocciare sulle sue labbra un sorriso bellissimo. "Sapevi cosa avrebbe fatto, non è vero?" continuai sempre più agitata. Era forse un diversivo, la sua presenza in città?

"Credete io abbia un posto al suo fianco in questa folle battaglia? Mia Regina, sono solo un ostaggio di Aemond Targaryen, che se vuole sopravvivere, deve compiacerlo."

𝐒𝐩𝐚𝐳𝐢𝐨 𝐀𝐮𝐭𝐫𝐢𝐜𝐞 ✉

Troppi addii :(

𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora