𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟏

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Mi resi conto di quello ch'era successo quando riaprii gli occhi e mi ritrovai Aegon a torreggiarmi con un sorriso compiaciuto

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Mi resi conto di quello ch'era successo quando riaprii gli occhi e mi ritrovai Aegon a torreggiarmi con un sorriso compiaciuto. Ancora nudo, deglutii a secco. Ero venuta, e sconvolta e con le guance in fiamme puntualizzai "Devi andartene, adesso" tuttavia la mia voce risultò così gracchiante che di autoritario non aveva assolutamente niente. Ma, seppur avessi voluto coprirmi con un lenzuolo o tirarmi su, lui me lo impedì. "Maelys.." mormorò. "Ti prego, vattene dalle mie stanze." replicai, ignorando il suo sguardo. E stranamente, per la prima volta, Aegon Targaryen non obiettò.

"Abbiamo tanto tempo, mia luna." mi promise, recuperando le brache da terra con noncuranza e con un sorriso che voleva sembrare rassicurante. Nel momento in cui si chiuse la porta alle spalle, ebbi l'istinto di urlare, ma il cuscino grazie agli Dei me lo impedì. Soffocai lì tutte le mie emozioni, fino al raggiungere della realizzazione. Che cosa diamine avevo combinato? Avevo dato inizio a qualcosa che non sarebbe di certo finito quella sera!  Ma la cosa peggiore era che non mi sentivo in colpa. Mi sentivo estasiata da quel nuovo piacere, da quella nuova scoperta, di qualcosa che nessuna donna - nemmeno mia madre - mi aveva mai accennato. Ero adulta, ma il mio corpo ancora inesperto e ignorante richiedeva attenzioni che non credevo potessero esistere.

Quando soffiai sull'ultima candela, e fui sola nel buio della mia camera da letto, ripensai alle mie dita, al suo sguardo acquoso e desideroso, e pregai vergognosamente che tornasse indietro. Che ignorasse il mio volere e tornasse per farmi sentire ciò che mi ero persa per tutti quegli anni. Soltanto per rinsavire quando ricordai che il giorno dopo la mia famiglia sarebbe ripartita, e il mio compito ad Approdo del Re era ben altro che fornicare con Aegon. Ero l'unico ponte che avrebbe potuto salvare la dinastia, oppure distruggerla. E di certo simpatizzare con l'uomo che poteva detronizzare mia madre non era affatto una scelta saggia.

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Mio padre era silenzioso, incerto su come cominciare il suo discorso

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Mio padre era silenzioso, incerto su come cominciare il suo discorso. Perché di sicuro ne aveva uno, riservato appositamente dato il broncio che aveva tenuto per tutto il tempo trascorso ad Approdo del Re. "Kepa," mormorai, facendo per afferrargli una mano. Ma egli la ritirò. "Voglio solo che tu sappia una cosa, Maelys. Sei sangue del mio sangue, ma il destino che ti sei scelta, qualunque cosa ti riserverà, non avrà più niente a che fare con me"

Così duramente, Daemon mi spezzò il cuore. Ma certo, il Principe Canaglia non dimostrava affetto nemmeno  alle figlie avute dalla compianta Laena Velaryon, come potevo pretendere che amasse me? Il frutto della donna che, seppur avesse sposato, lo aveva spodestato come erede al Trono di Spade, non meritava il suo amore. "Sei così arrabbiato da trattarmi in questo modo?" ed egli distolse lo sguardo. "D'accordo, ma qualora io dovessi salvarti il culo da una probabile guerra, non mi aspetterò che verrai a congratularti con me. Non sai i sacrifici che farò d'ora in avanti per evitare lo squarcio, e semmai dovessi essere nei guai, Kepa, dimentica pure che sono tua figlia"

Quando salutai mia madre, a stento riuscii a trattenere le lacrime. Mi strinse forte come a scusarsi di come Daemon mi aveva trattata, e mi baciò il capo come quando ero bambina. Lo stesso fecero Lucerys, Jacaerys e Joffrey, avvolgendomi come un uccello fa con i propri figli appena nati. Come un bocciolo che protegge il proprio interno. Infine la cara Helaena, la mia dolce sognatrice, si accostò al mio orecchio e decantò l'inizio della mia avventura "Il coraggio è per pochi. E tu sei una di loro"

𝐀𝐄𝐆𝐎𝐍'𝐒 𝐃𝐑𝐄𝐀𝐌 [𝐀𝐞𝐠𝐨𝐧 𝐈𝐈 𝐓𝐚𝐫𝐠𝐚𝐫𝐲𝐞𝐧]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora