Non riesco a dimenticarmi di Joseph.
Mi mancano i suoi baci e le sue carezze, la mia testa sul suo petto e l'amore che mi dava.Penso spesso a mio figlio, a quello che dovrà vivere in futuro. Che pena gli abbiamo afflitto, ancora prima di averlo tenuto tra le braccia?
Non oso immaginare quanto sia difficile crescere in una famiglia separata, con due genitori che si ostinano a comportarsi da bambini anche a quarant'anni.
Non conosco mio figlio, appunto. E non so neanche di che sesso è. Ma non merita questo. Solo che non posso farci niente.
<<Mamma mia>>
Faccio un lungo respiro. Sto facendo la spesa. È difficile muoversi con il pancione. Che è ancora piccolo rispetto a quello che mi spetta nei prossimi mesi.
<<Posso pagare con carta?>>
Chiedo gentilmente alla cassiera. Annuisce e mi rivolge un bel sorriso. Che bella che è l'educazione.
<<Non c'è nessuno che possa aiutarti a portare le buste a casa?>>
Inizio a riporre le cose nel carrello, e penso a cosa rispondere.
<<Purtroppo no... i miei genitori lavorano e con il padre, beh, non è andata bene>>
Trattengo una risata amara. Non è andata bene per colpa mia, cazzo. Ogni tanto me lo dimentico. Vedo che i signori in fila mi ascoltano con interesse, gli rivolgo un sorriso.
<<Mi dispiace>>
Risponde la donna. Con fatica rimetto la carta nel portafoglio e saluto tutti con affetto. Solo che non faccio in tempo a fare un paio di passi, che i signori di prima si avvicinano e mi tolgono il carrello dalle mani. Sgrano gli occhi.
<<Cosa fate?>>
Chiedo incredula. Mi stanno aiutando veramente? Non ci posso credere.
<<Io e mio marito dovevamo solo acquistare una bottiglietta d'acqua, non ci è voluto molto. Possiamo accompagnarla a casa, se non le dispiace>>
I miei occhi si inumidiscono. È così raro trovare della bontà in giro, nel 2024. Il mondo è pieno di guerra, le persone non fanno altro che litigare e trattare male i più deboli. Sono emozionata.
<<Grazie signora, non so come ringraziarvi>>
Entro nella loro macchina, mi siedo sui sedili posteriori e gli indico la strada. Durante il tragitto mi chiedono un sacco di cose, e io mi sento in dovere di raccontagli tutto.
<<Siamo arrivati>>
Un senso di vuoto mi opprime, mi fa stare male. Qualcosa mi impedisce di ragionare lucidamente. È come se mi sentissi in pericolo.
<<È stato bellissimo conoscerti e parlare con te, Ginevra. Grazie per avermi lasciato il tuo numero, mi farebbe molto piacere se un giorno venissi a casa nostra. I miei nipotini sarebbero così felici di giocare un po' con te>>
Annuisco.
<<Grazie a voi, veramente. Ci sentiamo presto>>
Prendo la spesa e scendo dalla macchina. I due signori se ne vanno, lasciandomi sola. Mi avvicino e apro il portone del palazzo. Non faccio molto caso al mio cuore che batte all'impazzata.
<<Mi hai spaventato, cazzo>>
Sgrano gli occhi. Che paura. Joseph è in piedi davanti alla porta di casa mia. Il suo sguardo freddo e distaccato mi fa venire i brividi.
<<Sei tu che hai spaventato me, è ben diverso>>
Gli rispondo a tono. Tutto ha un limite, caro Joseph Carta. Gli passo accanto, infilo la chiave nella serratura e mi tuffo in salotto.
<<Mi spieghi perché sei venuto qui? Hai detto chiaro e tondo di non volermi più vedere. Sono passati quasi due mesi>>
Appoggia le braccia sul divano e continua a guardarmi.
<<Voglio sapere come sta mio figlio>>
Alzo gli occhi al cielo.
<<Non ti sembra un po' troppo tardi? Avresti potuto farti sentire appena ti ho mandato la prima ecografia, stronzo>>
Sono troppo arrabbiata. Sia con me stessa sia con lui. Facciamo schifo in queste cose.
<<Sono io lo stronzo? Fatti un esame di coscienza, principessa>>
Sgrano gli occhi, e lo fa anche lui. Non so chi tra i due sia più incredulo.
<<L'abitudine... scusami>>
Annuisco e inizio a sistemare la spesa.
<<Cazzo, vuoi guardarmi Ginevra? Non fare finta di non essere scossa dalla mia presenza, non serve a niente>>
Trattengo le lacrime.
<<Non è vero, sto benissimo>>
In tutto questo sono girata dall'altra parte. Non voglio veramente guardarlo, sarebbe troppo difficile da sostenere. All'improvviso mi sento afferrare per i fianchi.
<<Bugiarda>>
Indietreggio fino a sbattere la schiena contro il muro, solo che lui non lascia la presa e finisce per starmi addosso.
<<Allora anche tu finiscila di fingere, Joseph!>>
Ho il cuore in gola, lo stomaco in subbuglio... mi gira la testa, ma non posso mollare.<<Io non sto fingendo, lo sai benissimo che tu mi sei indifferente ormai>>
Mi scappa una risata.
<<È faticoso dimostrare un'indifferenza che non si prova?>>
Gli dico.
<<Ignorarsi non è dimenticarsi, Jo...>>
Sono una valle di lacrime. È più forte di me.
<<Capisco che sei arrabbiato con me, anche io lo sono. Però ti amo, non posso negarlo a nessuno, né tantomeno a me stessa>>
Sforzo un sorriso. Gli accarezzo delicatamente la guancia, e per un po' socchiude gli occhi.
<<Noi ti aspetteremo sempre, ma questo già lo sai>>
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Cadiamo insieme// Holden
RomanceC'è questo filo, tra me e te, che ha un nome solo nostro. Un filo che, in qualunque posto sarai, anche a chilometri di distanza, anche con le vite stravolte e le decisioni prese, anche tra un'eternità, quando tu tirerai un po', io tirerò a mia volta...