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Il tempo era passato lentamente e Yeelen ha scoperto che era facile attaccarsi a Isabel; non era sempre stato così facile per lei affezionarti a qualcuno, specialmente a qualcuno come lei. Forse era il fatto che non aveva mai davvero avuto qualcuno accanto se non Levi o Furlan o Kenny, mai una femmina. Negli ultimi anni infatti tutto quello che riuscivi a ricordare, tutto quello che hai mai conosciuto era stato Levi, chiunque prima di lui era una sfocatura.

Non che le desse fastidio però, le piaceva avere Levi in giro, era sempre attento e protettivo, poteva essere severo a volte quando si trattava di insegnarle le molte cose della vita che doveva sapere, ma non aveva mai desiderato avere qualcun altro. Quando Furlan era entrato nella sua vita era stato facile affezionarsi a lui, poteva essere come Levi a volte, ma era un buon equilibrio tra divertimento e concentrazione; Yeelen aveva imparato ad amarlo facilmente a causa di questo. Furlan era come un fratello per lei, una figura costante, un motivo per sorridere.

Eppure, Isabel non era come Furlan o Levi. Non era prepotente, non si comportava come se lei fosse un vaso di cristallo che poteva rompersi in ogni memento, non era sempre ligia. Isabel era selvaggia, spensierata e divertente.

E quando tornò a casa con un sorriso radioso, stringendo tra le braccia qualcosa di piccolo e tremante. In quella casa che era un angusto rifugio nel sottosuolo, illuminato solo dalla debole luce delle lampade a olio e dal bagliore caldo della stufa a legna. Furlan, Yeelen e Levi erano riuniti attorno al tavolo sgangherato, intenti a discutere di un nuovo lavoro che Furlan aveva scoperto, una di quelle opportunità che sembravano sempre più rare in quel mondo di miseria. Le voci basse e concentrate dei tre riempivano la stanza, e nessuno prestò attenzione a Isabel quando entrò.

Fu solo quando lei si avvicinò al tavolo che qualcosa attirò l'attenzione di Levi. Una leggera vibrazione, un tremolio quasi impercettibile nel suo campo visivo. Alzò lo sguardo dalle carte e notò finalmente ciò che Isabel teneva tra le braccia: un piccolo uccellino, il piumaggio arruffato e sporco, con un'ala piegata in modo innaturale.

"Isabel," disse Levi, con un tono di voce che era al tempo stesso severo e preoccupato. "Cos'è quello?"

Isabel si fermò di colpo, il suo sorriso si spense leggermente mentre abbassava lo sguardo verso il fragile essere che stringeva. "L'ho trovato per strada, fratello Levi," rispose con voce sottile, come se temesse di essere rimproverata. "Era tutto solo e aveva un'ala ferita. Non potevo lasciarlo lì."

Furlan, sempre attento e osservatore, sollevò lo sguardo dalle carte. Con un sopracciglio alzato e una leggera piega sulle labbra, si alzò dalla sedia per avvicinarsi a Isabel. "Isabel, devi fare attenzione. Stringerlo troppo forte potrebbe peggiorare la sua ferita."

Isabel annuì in fretta, allentando la presa con un'espressione colpevole. "Non volevo fargli male," disse in fretta, il viso rosso di vergogna. "Volevo solo tenerlo al sicuro."

Yeelen, che fino a quel momento era rimasta in silenzio, scrutando l'uccellino con i suoi occhi azzurri e penetranti, si avvicinò a sua volta. Le sue parole, come sempre, erano poche ma precise. "Furlan è bravo con queste cose," disse con un tono piatto ma rassicurante. "Lascialo a lui, Isabel."

Esitante, Isabel fece un passo indietro e passò l'uccellino a Furlan, che lo prese con la delicatezza di chi ha passato anni a maneggiare cose fragili e rotte, comprese le persone. Guardò l'ala ferita con attenzione, le sue mani si muovevano con cura, esaminando il danno con un'espressione concentrata.

"Dovremo fasciargli l'ala," disse Furlan, già mentalmente facendo un inventario delle scarse risorse mediche che avevano a disposizione. "E tenerlo al caldo per un po'."

Isabel lo osservava, incantata da come Furlan riuscisse a trasformare anche il gesto più semplice in qualcosa di straordinario. Era sempre stata affascinata dalla sua calma, dal modo in cui riusciva a gestire situazioni che avrebbero fatto impazzire chiunque altro. "Wow," mormorò, con una voce che era piena di ammirazione sincera. "Come fai a sapere sempre cosa fare?"

Furlan sollevò appena lo sguardo verso di lei, un lieve sorriso accennato sul suo viso. "Non è niente di speciale," rispose, tornando subito al suo lavoro. "Solo pratica e un po' di fortuna."

Mentre Furlan lavorava, Isabel si voltò verso Levi, che era rimasto in disparte, osservando la scena con le braccia incrociate sul petto. Era difficile capire cosa stesse pensando, il suo volto imperscrutabile come sempre. Isabel sapeva che Levi non era facile da convincere, ma aveva imparato a conoscerlo abbastanza bene da sapere quando provare.

"Fratello Levi," iniziò, con quella voce dolce e un po' esitante che usava solo con lui, "una volta che l'uccellino sarà guarito, potremo liberarlo? Ti prego, possiamo farlo?"

Levi la fissò per un lungo momento, i suoi occhi grigi che sembravano scavare nella sua anima. Era una domanda semplice, ma Isabel sapeva che Levi non faceva mai nulla alla leggera. Era un uomo abituato a valutare tutto nei minimi dettagli, a considerare ogni rischio e ogni possibile conseguenza.

Dopo un momento che parve durare un'eternità, Levi sospirò. Era raro per lui lasciare che qualcun altro vedesse il suo lato più morbido, ma con Isabel era sempre stato diverso. C'era qualcosa in lei che gli ricordava le poche persone che aveva amato davvero nella sua vita, quelle che aveva perso troppo presto.

"Vedremo," rispose infine, con un tono che era più morbido di quanto non volesse ammettere. "Prima assicuriamoci che sopravviva. Poi decideremo."

Isabel sorrise raggiante, i suoi occhi brillavano di gioia mentre si avvicinava di scatto per abbracciare Levi. Lui si irrigidì per un momento, sorpreso dalla spontaneità del gesto, ma poi, con un leggero imbarazzo, posò una mano sulla sua spalla, accettando l'abbraccio. "Grazie, fratello Levi," sussurrò Isabel, stringendolo forte. "Sapevo che avresti capito!"

Yeelen, che aveva osservato tutto con un'espressione impassibile, sentì una leggera piega di sorriso formarsi sulle sue labbra. Era raro vedere Levi concedere così tanto, ma sapeva che c'era una ragione per cui avevano formato quel legame così forte, una ragione che andava oltre la semplice sopravvivenza. Si fidavano l'uno dell'altro, in un modo che nessun altro avrebbe mai potuto capire.

Furlan, finito di medicare l'ala dell'uccellino, lo avvolse con cura in un pezzo di stoffa e lo posizionò in una piccola scatola imbottita che avevano recuperato tempo fa. "Dobbiamo tenerlo vicino alla stufa," disse, posizionando la scatola in modo che il piccolo volatile fosse al caldo. "E tenerlo sotto controllo. Se tutto va bene, fra qualche giorno starà meglio."

Isabel si sedette accanto alla scatola, il suo sguardo fisso sull'uccellino. Le sue mani piccole e callose toccarono il bordo della scatola con delicatezza, come se volesse proteggerlo da qualsiasi pericolo. "Lo chiamerò Levi!" Disse con voce dolce e un po' sognante. Furlan e Yeelen si scambiarono uno sguardo. Riuscirono a stento a trattenere le risate. Levi d'altro canto ignorò la cosa facendo ridere ancora di più i due.

Isabel che ormai viveva con loro da qualche settimana aveva più volte manifestando una grande ammirazione per Levi che non lo aveva esonerato di certo dall'essere deriso da Furlan e avvolte persino da Yeelen.

ALI della LIBERTÀ - Levi AckermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora