48

0 0 0
                                    

Mentre il carro continuava a procedere lungo la strada sterrata, Levi alzò appena lo sguardo dalla posizione in cui era seduto accanto a Yeelen. Non sembrava interessato a nulla di ciò che accadeva intorno, ma chi lo conosceva bene sapeva che non c'era dettaglio che gli sfuggisse. Nonostante il vento che copriva le voci, Levi aveva captato ogni parola della conversazione tra Jean, Connie e Sasha.

Con un movimento lento e calcolato, Levi si alzò dalla cassa su cui era appoggiato e si girò verso di loro, le mani infilate nelle tasche del suo mantello. L'aria gelida del suo sguardo era sufficiente a far rabbrividire chiunque, e un silenzio improvviso cadde tra i tre cadetti, che si scambiarono occhiate nervose.

"Jean," disse Levi, il tono basso ma tagliente come un coltello affilato. "Ti serve un copione per scrivere il resto della tua poesia, o pensi di poter smettere di sproloquiare?"

Jean si irrigidì immediatamente, le guance che si tingevano di un rosso profondo. "Io... non stavo... cioè, non era niente, capitano!" balbettò, cercando disperatamente di rimettersi in pari.

Levi alzò un sopracciglio, con un'espressione che trasmetteva una combinazione letale di sarcasmo e disprezzo. "Non sembrava proprio *niente*, considerando quanto stavi sprecando fiato per descrivere... tutto quello che non ti riguarda."

Connie e Sasha trattennero a malapena una risata, ma un'occhiata fulminante di Levi li fece chiudere la bocca. Il silenzio era ora totale, e Jean sembrava sul punto di voler saltare giù dal carro per la vergogna.

Yeelen, che aveva osservato la scena con il suo solito equilibrio, non poté fare a meno di sorridere leggermente, inclinando la testa verso Levi. "Sei troppo duro con loro," disse in tono neutro, ma con una nota di divertimento che solo lui poteva cogliere.

"Non abbastanza," ribatté Levi, senza distogliere lo sguardo dai cadetti. "Se hanno così tanto tempo per parlare di sciocchezze, forse è perché le loro mani non sono abbastanza occupate."

Jean deglutì, cercando disperatamente di recuperare un briciolo di dignità. "Mi dispiace, signore. Non succederà più."

Levi lo scrutò per un momento, poi si voltò, tornando a sedersi accanto a Yeelen. Prima di farlo, però, si fermò un attimo, il suo sguardo ancora fisso su Jean.

"E, Jean," aggiunse con voce più bassa, "cerca di ricordare una cosa: la disciplina è il primo passo per restare vivi. La prossima volta che ti viene voglia di perdere tempo, pensa a questo."

Jean annuì vigorosamente, mentre Levi si risistemava accanto a Yeelen, la sua espressione tornata al consueto distacco.

Connie si sporse verso Jean, abbassando la voce. "Ti ha praticamente ucciso con quello sguardo. Sei stato... epico."

"Non ricominciare," sibilò Jean, nascondendo il volto tra le mani. "Giuro che non dirò mai più niente."

Yeelen, intanto, lanciò un'occhiata a Levi, il suo sorriso appena accennato. "Hai un modo tutto tuo di motivare i giovani, non c'è che dire."

Levi non si scompose. "Non serve motivazione quando capiscono che un errore può costarti la vita. Se vogliono restare qui a fare poesie, possono farlo... una volta che saranno tornati vivi, ammesso che ci riescano."

Yeelen ridacchiò. "Sei il solito, Levi. Sempre pragmatico." Poi, abbassò la voce, il tono appena sopra un sussurro. "Ma forse c'è un po' di gelosia in tutto questo."

Levi la fissò per un istante, il suo sguardo imperscrutabile. Poi, con un accenno di sarcasmo appena percepibile, mormorò: "Sì, certo. Jean e i suoi discorsi. Proprio il tipo di cosa che mi tiene sveglio la notte."

Yeelen sorrise, lasciando cadere il discorso. Anche se non lo avrebbe mai ammesso, sapeva che Levi aveva sentito tutto, e che, a modo suo, stava proteggendo quella parte di lei che Jean e gli altri sembravano idolatrare.

ALI della LIBERTÀ - Levi AckermanWhere stories live. Discover now