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I giorni passavano veloci e la routine della caserma sembrava non voler mai smettere. Nonostante la tensione crescente che li circondava, il lavoro doveva continuare. E così, anche quel mattino, i cadetti si erano radunati sotto il cielo grigio di Wall Rose per un'altra giornata di addestramento.

Levi e Yeelen erano lì, pronti a supervisionare la squadra, a insegnare e a testare le capacità dei giovani soldati. Il gruppo di cadetti sembrava più motivato che mai, consapevoli che i loro progressi avrebbero avuto un impatto diretto sulla sopravvivenza dell'umanità. Alcuni di loro, ancora giovani e inesperti, avevano gli occhi pieni di sogni, mentre altri, più timorosi, cercavano di non farsi sopraffare dalla paura.

Il terreno di addestramento era affollato di cadetti che si preparavano a lanciarsi nelle prove di agilità e combattimento, ma non c'era posto per la leggerezza. Levi camminava tra di loro con passo deciso, osservando ogni minimo movimento, ogni errore. La sua presenza sembrava mettere in ombra tutto il resto. Era il capitano, e lo sapevano bene. Non c'era spazio per fallire sotto il suo sguardo.

"Dai, non vi vedo abbastanza veloci!" ringhiò Levi a un gruppo che stava eseguendo esercizi con i fili di acciaio. "Muovetevi! Le bestie non vi aspetteranno!"

Yeelen, accanto a lui, non si tirava indietro. Aveva il suo stile, più silenzioso, ma altrettanto incisivo. "Non vi arrendete all'improvviso ostacolo," disse mentre guardava due cadetti in difficoltà, arrampicandosi con agilità su una parete. "Fatevi strada con determinazione. Non è solo forza fisica quella che serve."

Le parole di Yeelen avevano il potere di motivare in modo più sottile ma profondo. Levi, dal canto suo, era la forza bruta, l'incarnazione della disciplina. Ogni tanto, lanciava uno sguardo a Yeelen, cercando di capire come riuscisse ad avere quell'effetto su di loro, come se fosse una forza invisibile ma potente che li spingeva a dare di più.

"Capitano Yeelen, mi scusi per il ritardo!" un giovane cadetto, un ragazzo dai capelli scuri e la pelle pallida, correva verso di loro, ansimando. "Cosa devo fare?"

"Non c'è scusa per il ritardo," rispose Yeelen con un tono implacabile, ma con un sorriso di incoraggiamento. "Ma visto che sei qui, comincia con il secondo esercizio. Corri su quella parete senza fermarti."

Il cadetto annuì, correndo verso l'attrezzatura senza esitazione. Levi alzò lo sguardo verso il cielo grigio, il vento che faceva muovere l'erba sotto di loro. "Sono troppo giovani per capire quanto questo sia importante," disse, più a se stesso che a Yeelen.

"Non è mai troppo presto per capire," rispose lei, il suo tono calmo ma deciso. "Devono impararlo ora, prima che sia troppo tardi."

Il loro sguardo si incrociò per un istante. Non era più una conversazione su come addestrare i cadetti, ma un riflesso del loro rapporto crescente, un'intesa che, giorno dopo giorno, diventava più forte.

I cadetti erano stanchi, ma ognuno cercava di dare il massimo. La fatica si rifletteva nei loro volti, nei muscoli che cedevano sotto il peso dell'esercizio, ma la determinazione non veniva mai meno. Erano i soldati del futuro, ed erano consapevoli che le loro forze sarebbero state messe alla prova in battaglie ben più grandi.

"Levi, non pensi che stiamo spingendo troppo questi ragazzi?" chiese Yeelen, con una leggera preoccupazione nel tono. "Abbiamo bisogno di loro pronti, ma non dobbiamo distruggerli."

Levi la guardò con la sua consueta freddezza, ma anche con un'incredibile intensità. "Non voglio che abbiano rimpianti. Non voglio che, quando arriverà il momento, si sentano impotenti. La vita li metterà alla prova. E se non imparano ora a sopportare il dolore, non sopravviveranno."

Yeelen sapeva che Levi non faceva altro che dire la verità. Ogni parola era quella di un uomo che aveva visto la guerra, la sofferenza e la morte. Ma sapeva anche che lui aveva un lato che cercava di nascondere. Un lato che si preoccupava più di quanto fosse disposto a ammettere. Lei gli lanciò uno sguardo d'intesa.

"Lo so," rispose, "ma anche loro sono umani."

Un altro gruppo di cadetti, tra cui Eren, Mikasa e Armin, stava affrontando l'esercizio di combattimento. Armin si guardava intorno preoccupato, mentre Mikasa sembrava non fare alcuna fatica. Eren, nel suo modo un po' impulsivo, cercava di eccellere in ogni movimento, ma Levi non gli avrebbe permesso di esagerare.

"Eren, rallenta," lo ammonì Levi, fermandolo con un cenno. "Non è una gara."

"Ma dobbiamo essere veloci, capitano!" protestò Eren, ansioso di dimostrare di più.

"Veloce non significa saggio," rispose Levi con severità. "Sappiamo cosa succede quando si corre troppo."

Armin, vedendo Eren in difficoltà, cercò di dargli una mano, ma fu Mikasa a intervenire con un movimento fluido e preciso. "Fallo come ti abbiamo insegnato. Con calma, con concentrazione."

Alla fine della giornata, quando l'addestramento volse al termine e i cadetti, stanchi ma soddisfatti, si ritirarono per riposare, Levi e Yeelen si ritrovarono di nuovo insieme, nel silenzio che ormai faceva parte della loro routine.

"Non sono ancora pronti," disse Levi, guardando i ragazzi sparire all'orizzonte.

"Ma lo saranno," rispose Yeelen, con una tranquillità che contrapponeva la sua mente a quella di Levi. "Hanno il tempo e l'opportunità. Quello che manca, lo imparano ogni giorno."

"Ogni giorno, eh?" Levi la guardò con un mezzo sorriso, quasi impercettibile.

"Ogni giorno," confermò lei, senza staccare gli occhi da lui. E in quel silenzio tra loro, c'era la consapevolezza che, nonostante la guerra che incombeva e i sacrifici da fare, qualcosa di profondo stava crescendo anche tra di loro. Un legame che sarebbe diventato il loro punto di forza, mentre il mondo intorno a loro continuava a cambiarsi in modo irreversibile.

ALI della LIBERTÀ - Levi AckermanWhere stories live. Discover now