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Levi non aveva mai pianto, almeno da ciò che poteva ricordare. Il pianto sembrava una debolezza, un lusso che non si poteva permettere nella città sotterranea, il mondo in cui era nato e cresciuto. Quando il primo uomo aveva brutalmente picchiato sua madre, Kuchel, Levi era rimasto in silenzio, troppo giovane per capire appieno ma abbastanza consapevole da sapere che le lacrime non avrebbero cambiato nulla. Quando il proprietario del bordello l'aveva minacciata con altrettanta crudeltà, Levi aveva solo osservato, immobile come una statua. Anche il giorno in cui Kuchel era morta, il ragazzo non aveva versato una lacrima. Avrebbe voluto, forse, ma non c'era forza sufficiente nel suo corpo per farlo. La fame e la sete gli avevano prosciugato ogni energia, lasciandolo un guscio vuoto e senza emozioni.

La città sotterranea era un luogo di morte e apatia, un intricato labirinto di strade sporche e oscurità opprimente. Era tutto ciò che Levi conosceva. Non aveva mai visto il sole, né aveva mai respirato aria fresca. Conosceva solo il puzzo della malattia, l'odore di corpi in decomposizione, e il suono delle urla soffocate che si perdeva tra i muri marci del bordello. Conosceva il sapore della disperazione, perché l'aveva assaggiata in ogni boccone stentato che riusciva a rubare o elemosinare. E sapeva che Kuchel stava morendo, ma non gli importava davvero, perché anche lui stava morendo, lentamente e senza speranza.

Negli ultimi giorni della sua vita, Kuchel era diventata immobile, il suo corpo un mero involucro svuotato di vita. Non c'era più forza in lei per lavorare, e i proprietari del bordello la tenevano lì solo perché sbarazzarsi di un cadavere era più difficile che lasciarlo decomporsi. Levi non aveva mai conosciuto altro che questo: la morte silenziosa e inesorabile che avanzava senza fare rumore.

Eppure, c'era stato un tempo, molto prima che la malattia consumasse Kuchel, in cui la madre aveva accarezzato i capelli del figlio, spostandoli dolcemente dagli occhi stanchi. Era un gesto semplice, senza alcuna vera tenerezza, eppure per Levi significava tutto. Era un tocco lieve, gentile, che contrastava con la durezza del mondo che lo circondava. In quei momenti rari e preziosi, Levi aveva scoperto che la città sotterranea, pur essendo un luogo di sofferenza, poteva anche offrire una strana quiete. Non era la pace, non era la gentilezza, ma era qualcosa di simile al riposo. E questo, per un bambino che non aveva mai conosciuto altro che dolore, era sufficiente.

Il terzo giorno dopo la morte di Kuchel, quando il cadavere iniziava già a essere invaso dalle mosche, un uomo si presentò alla porta del bordello. Levi, troppo debole per alzarsi, lo osservò dal suo angolo, mentre l'uomo, alto e avvolto in ombre, chiamava sua madre per nome.

"Kuchel, come sta andando la vita?"

Il silenzio che seguì era pesante, come se il mondo intero trattenesse il respiro. Levi lo ruppe, rispondendo con una voce che suonava straniera alle sue stesse orecchie. "È morta."

L'uomo si girò verso di lui, notandolo per la prima volta. I suoi occhi scuri si posarono sul bambino scheletrico che sedeva nell'angolo della stanza. "Sei tu il ragazzino che voleva proteggere a tutti i costi. Ti ha dato un nome?"

"Levi," rispose. "Solo Levi."

L'uomo annuì lentamente, il suo viso ancora parzialmente nascosto dalle ombre. "Io sono Kenny. Solo Kenny."

Ci fu un altro silenzio, carico di significato, poi Kenny si avvicinò. Si inginocchiò davanti a Levi, il suo volto finalmente visibile sotto il cappello a tesa larga. Era un viso duro, segnato dal tempo e dalle battaglie, ma gli occhi... Gli occhi di Kenny erano diversi. Non bruciavano di rabbia, né scintillavano di inganno. Erano fermi, tristi, e Levi si ritrovò a fidarsi di loro, almeno per un momento.

"Dico che dovremmo andarcene da qui, ragazzo," disse Kenny, tendendo la mano. Levi esitò, ma alla fine la prese, lasciando che l'uomo lo aiutasse a rialzarsi. Le sue gambe tremavano sotto il peso del suo stesso corpo, ma Kenny lo sostenne, la mano grande e forte che sembrava infondere un po' di vita nel bambino.

ALI della LIBERTÀ - Levi AckermanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora