La notte era silenziosa, il campo avvolto in una calma irreale, come se anche il mondo esterno sapesse di dover restare in attesa. Levi sedeva da solo su una cassa di legno ai margini delle tende, la testa china, i gomiti appoggiati alle ginocchia. Le sue dita giocherellavano distrattamente con una lama che non aveva mai lasciato il suo fianco. Il suo volto era impassibile, ma il peso del mondo sembrava riflettersi nei lineamenti rigidi del suo viso.
Dall'ombra emerse Yeelen, i passi leggeri e decisi. Sapeva dove trovarlo, come sempre. Sapeva che, quando il peso diventava troppo, Levi cercava la solitudine, non per riflettere, ma per reprimere. Tuttavia, quella notte era diversa. Lei non sarebbe rimasta indietro. Non questa volta.
"Credevi davvero che ti avrei lasciato stare?" chiese, la voce calma, senza un briciolo di esitazione.
Levi non alzò lo sguardo, ma non ci fu il minimo segno di sorpresa. "Non è questione di lasciarmi stare," rispose con freddezza. "È che non c'è nulla da dire."
Yeelen avanzò di qualche passo, fermandosi davanti a lui. Lo osservava con la stessa intensità con cui avrebbe affrontato un nemico, come se sapesse che le sue parole sarebbero state più difficili da far breccia della spessa corazza che Levi indossava. "Forse non per te," disse con un accenno di fermezza. "Ma per me sì."
Levi alzò finalmente gli occhi, fissandola. Quello sguardo che incuteva timore in chiunque incontrasse, quella freddezza che usava come arma, non avevano alcun effetto su di lei. Yeelen lo conosceva troppo bene, meglio di chiunque altro. Meglio di quanto lui conoscesse sé stesso. E Levi lo sapeva.
"Che senso ha parlare?" chiese, la voce bassa ma tagliente. "Sai già tutto."
"Sì," rispose Yeelen senza esitazione. "So già tutto. Ma tu non hai mai avuto il coraggio di dirlo."
Levi si raddrizzò, le mani che si serrarono a pugno sulle ginocchia. La sua espressione rimase immutata, ma c'era una tensione nuova nei suoi movimenti. "Non è una questione di coraggio. È una questione di necessità. Parlare non cambia niente."
"Parlare cambia tutto, Levi," ribatté Yeelen, abbassandosi in modo da essere alla sua altezza. "Perché non sono qui per farmi proteggere da te. Non sono qui per essere tenuta a distanza. Sono qui per te, con te, perché ti amo."
Quelle parole sembrarono colpirlo come un colpo secco. Levi rimase immobile, il suo sguardo incatenato a quello di Yeelen. Non aveva mai voluto sentirle dire quelle parole, non perché non le desiderasse, ma perché aveva sempre creduto di non meritarle. Perché, nel suo mondo, l'amore era una debolezza, qualcosa che poteva essere usato contro di lui, qualcosa che non poteva permettersi di avere.
"Non dovevi dirlo," mormorò, quasi sottovoce.
"Non dovevi dirlo," mormorò Levi, quasi sottovoce, la lama nella sua mano che rifletteva un flebile bagliore della luce delle stelle. Il vento leggero soffiava attraverso il campo, spingendo le ombre delle tende a danzare intorno a loro. Ma in quel momento, per Levi, l'unica cosa reale era Yeelen, ferma davanti a lui come una costante che non poteva ignorare.
"Dovevo," rispose Yeelen con una calma implacabile, senza mai distogliere lo sguardo dal suo. "Perché se non l'avessi fatto io, tu non l'avresti mai ammesso. Eppure lo sappiamo entrambi."
Levi non replicò. Lo sguardo che le rivolse era carico di una battaglia interna, di un conflitto tra ciò che desiderava e ciò che riteneva giusto. Era sempre stato così per lui: fare ciò che era necessario, non ciò che voleva. Yeelen, però, conosceva ogni sfumatura di quella sua lotta silenziosa. Aveva passato anni al suo fianco, crescendo insieme a lui tra le macerie di un mondo in rovina, imparando a decifrare ciò che Levi non diceva mai a parole.
"Levi," continuò lei, abbassandosi per sedersi accanto a lui sulla cassa di legno. Il movimento era fluido, naturale, come se appartenesse a quel momento da sempre. "Non siamo più bambini. Non dobbiamo più nasconderci dal mondo. Non dobbiamo più nasconderci da noi stessi."
Lui abbassò lo sguardo, fissando le mani che stringevano ancora la lama. La voce di Yeelen era una lama a sua volta, ma non tagliava per ferire; tagliava per liberarlo da una prigione invisibile che lui stesso si era costruito. Ogni parola scavava una breccia nelle mura che aveva alzato attorno al proprio cuore.
"Siamo cresciuti insieme," mormorò lui, finalmente rompendo il silenzio. La sua voce era bassa, rauca, ma c'era una vulnerabilità rara in quelle parole. "Sai meglio di chiunque cosa significa. Sai meglio di chiunque quanto abbiamo perso."
Yeelen annuì. "E proprio per questo so quanto abbiamo trovato l'uno nell'altra. Levi, non sei mai stato solo, anche quando hai cercato di esserlo. Non con me."
Levi serrò le labbra, chiudendo gli occhi per un istante. Il suo respiro era lento, misurato, ma lei poteva percepire l'emozione che lo attraversava. Non aveva mai saputo come esprimere ciò che sentiva, e Yeelen lo aveva sempre accettato. Non aveva mai cercato di cambiarlo, ma non gli aveva mai permesso di nascondersi completamente da lei.
"Non è giusto," disse infine, la voce incrinata da un'emozione che raramente mostrava. "Non è giusto per te. Meriti di più."
Yeelen scosse la testa, un sorriso appena accennato che non raggiunse del tutto i suoi occhi. "Non sta a te decidere cosa merito, Levi. Se sono qui, è perché voglio esserlo. Se ti amo, è perché sei tu. Freddo, distante, testardo. Ma anche leale, protettivo e capace di un'umanità che nemmeno tu riesci a vedere in te stesso."
Lui si voltò a guardarla, e per un momento il tempo sembrò fermarsi. Quegli occhi grigi che tanto spesso erano impassibili ora erano pieni di qualcosa di diverso: incertezza, sì, ma anche un riconoscimento profondo, come se stesse finalmente accettando ciò che Yeelen aveva sempre saputo.
"Sei sempre stata più forte di me," ammise, quasi in un sussurro. Era una confessione che nessun altro avrebbe mai sentito. Ma Yeelen non era chiunque; era la sua metà. "Più forte nel tenere tutto insieme, nel non arrenderti mai, nemmeno quando io lo avrei fatto."
"Non sono più forte," rispose lei, scuotendo la testa. "Sono solo la tua metà, Levi. Quando tu cadi, io ti tengo in piedi. E quando io non riesco ad andare avanti, sei tu che mi sostieni. È sempre stato così."
Levi abbassò di nuovo lo sguardo, ma stavolta le sue mani si rilassarono, la lama posata a terra. "Non so se posso essere quello di cui hai bisogno," disse, la voce carica di una sincerità cruda che gli faceva male ammettere. "Non so nemmeno se posso proteggerti. Questo mondo... ci prende tutto."
Yeelen sorrise, ma stavolta il sorriso era pieno di calore, un calore che sembrava penetrare persino l'aria fredda della notte. "Non ti ho mai chiesto di essere perfetto. Non ti ho mai chiesto di salvarmi. Tutto quello che voglio è che tu resti con me. Non importa cosa accadrà."
Levi sollevò una mano, incerto, ma la posò sul volto di Yeelen con una delicatezza che contrastava con la sua figura rigida e il suo passato pieno di violenza. I suoi occhi incontrarono i suoi, e in quel momento non c'erano più dubbi, né esitazioni. C'era solo la verità che entrambi avevano cercato di negare per troppo tempo.
"Ti amo," disse Levi, le parole ruvide e spezzate, come se fossero state scavate da un luogo profondo dentro di lui. "Non so come farlo bene, ma ti amo. Sei l'unica cosa che abbia mai avuto senso."
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ALI della LIBERTÀ - Levi Ackerman
FanfictionYeelen significa "luce" ed è questo il nome che Levi ha dato a quella ragazzina pelle e ossa dai capelli scuri e mossi, dagli occhi chiari che Kenny portò a casa quando lui era solo un bambino. E fu quello che Yeelen diventò per Levi, luce in una v...