La mattina seguente, la base sembrava immersa in un silenzio surreale. Il cielo, ancora grigio e pesante come sempre, prometteva un altro giorno carico di difficoltà. Yeelen si svegliò di buon'ora, la luce pallida del mattino filtrava debolmente dalle finestre della sua stanza. Aveva dormito poco, ma il sonno che aveva trovato, seppur breve, l'aveva rigenerata più di quanto pensasse. Il volto di Levi le tornò in mente, la sua presenza silenziosa eppure così forte. C'era qualcosa in lui che riusciva a tirar fuori un lato di sé che non pensava di avere. Non che fosse cambiato molto, no, ma la sua vicinanza le dava la sensazione che, forse, non fosse davvero sola in questa guerra. In fin dei conti a Levi c'era sempre stato per lei.
Si alzò dal letto, gettando un rapido sguardo alla finestra. Il rumore dei passi nei corridoi iniziava a crescere. Le reclute, stanche e svuotate dalla missione del giorno precedente, cercavano di mettere ordine nelle loro vite per affrontare un nuovo giorno di addestramento. Yeelen si vestì in silenzio, mettendo con cura l'uniforme. Ogni gesto, ogni movimento, sembrava ripetitivo, quasi automatico. Ma non c'era nulla di meccanico nelle sue emozioni.
Il pensiero di Furlan e Isabel la colpì come una scossa elettrica. Ogni volta che chiudeva gli occhi, quella loro risata e il calore della loro compagnia tornavano, inesorabili. Le mancavano. Le mancavano terribilmente. E non sapeva più come affrontare la loro assenza. Ma non poteva permettersi di fermarsi. Non ancora. Non mentre il mondo continuava a girare, mentre il Corpo di Ricerca doveva lottare ancora una volta contro l'incognita di quella battaglia senza fine.
Appena uscì dalla sua stanza, il corridoio era pieno di soldati che andavano e venivano. Alcuni si scambiavano battute a bassa voce, cercando di mascherare la stanchezza, mentre altri si preparavano già per il nuovo incontro con l'inferno che li attendeva. Yeelen si mescolò tra loro, cercando di non attirare l'attenzione. Non era ancora pronta a parlare, non ancora pronta a scendere nuovamente in campo. Ma sapeva che il dovere l'avrebbe costretta a farlo.
Giunta nella mensa, trovò Levi seduto a un tavolo, assorto nei suoi pensieri, un piatto di cibo davanti a lui che non stava mangiando. Sembrava che non avesse intenzione di farlo, come se il cibo fosse solo un altro aspetto insignificante della giornata che stava iniziando. Yeelen si avvicinò, e senza dire nulla si sedette accanto a lui.
"Buongiorno," disse lei, quasi come una formalità.
Levi sollevò gli occhi da sotto i suoi capelli scuri, scrutandola brevemente. Non rispose subito, ma poi un piccolo sorriso accennato si fece strada sul suo volto. "Buongiorno," rispose, e continuò a guardarla, come se stesse cercando di capire qualcosa in lei, qualcosa che non riusciva a cogliere appieno. Forse si stava chiedendo come stesse davvero.
Lei fissò il suo piatto senza mangiare, le mani che giocavano nervosamente con la forchetta. "Mi sento... stanca," disse infine, con una sincerità che non nascondeva la vulnerabilità. "Non solo fisicamente, ma anche dentro. Come se tutto questo fosse troppo da portare."
Levi non rispose subito. Invece, prese il suo bicchiere e lo portò lentamente alla bocca, come se stesse cercando le parole giuste. "Tutti noi siamo stanchi," disse alla fine. "Ma nessuno ci ha mai chiesto di essere più che umani. Solo di fare il nostro dovere."
Yeelen non lo guardò, ma si concentrò sul suono della sua voce, come se fosse l'unico ancoraggio in quella tempesta interiore. "Non so se voglio fare il mio dovere. A volte mi chiedo cosa succederebbe se lasciassi tutto. Se potessi smettere di combattere, di uccidere, di sopportare... Ma poi..." Si fermò, perché sapeva che non c'era una risposta facile. "Poi non posso. Non posso tradire quelli che sono morti. Non posso fermarmi."
Levi la osservò per un momento, il suo volto che non tradiva emozioni ma i suoi occhi erano profondi. "Nessuno ti sta chiedendo di tradire nessuno," disse con calma. "Anche Furlan e Isabel, loro avrebbero voluto che tu andassi avanti. Che tu lo facessi per loro, e per quelli che sono ancora qui. La guerra non si ferma, ma questo non significa che dobbiamo perderci in essa."
"Tu sei diverso," mormorò Yeelen, come se stesse parlando con se stessa. "Tu riesci a non farti sopraffare da tutto questo. Sei sempre così... indifferente."
Levi si strinse nelle spalle, non sorpreso dalle sue parole. "Non è indifferenza," rispose, la sua voce più bassa, come se stesse svelando una parte di sé che raramente mostrava. "È solo che ho imparato a non farmi consumare dal dolore. Perché, se lo facessi, non riuscirei a combattere."
Un lungo silenzio si abbatté su di loro. Yeelen guardò finalmente Levi, vedendo qualcosa di diverso nei suoi occhi. Non indifferenza, ma una forma di consapevolezza che lei stessa non riusciva ancora a comprendere. Levi non stava cercando di scappare dai suoi demoni. Li affrontava ogni giorno, come se fosse l'unico modo per restare in piedi. Non poteva permettersi di cadere. Non più.
"Non voglio diventare come te," disse infine, la voce ancora indecisa. "Ma forse... forse devo imparare ad andare avanti, proprio come fai tu."
Levi non rispose, ma un piccolo sorriso si formò sulle sue labbra. "No, Yeelen. Non devi essere come me. Devi solo essere te stessa. E quando sarà il momento di fare il tuo prossimo passo, lo farai."
E in quel momento, qualcosa tra di loro sembrò cambiare, anche se non c'era nulla di evidente. Yeelen non sapeva come, ma sentiva che, con Levi, non avrebbe dovuto affrontare tutto da sola. Anche se il cammino era ancora lungo e arduo, forse, in fondo, non era necessario farlo da sola.
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ALI della LIBERTÀ - Levi Ackerman
أدب الهواةYeelen significa "luce" ed è questo il nome che Levi ha dato a quella ragazzina pelle e ossa dai capelli scuri e mossi, dagli occhi chiari che Kenny portò a casa quando lui era solo un bambino. E fu quello che Yeelen diventò per Levi, luce in una v...