La luce della mattina filtrava tra le tende della base, ma l'aria rimaneva fredda, come sempre, una costante nella loro esistenza. Yeelen e Levi erano tornati finalmente alla base, dove il rumore della battaglia si era spento in un silenzio che era quasi più assordante di quanto avessero vissuto durante l'assalto. Il peso delle perdite, le ferite e la stanchezza sembravano essere ingoiati dalla vastità della solitudine che si respirava tra quelle mura.
Levi camminava a fatica, ma con la solita determinazione. La gamba fasciata si muoveva in modo innaturale, ma non si lamentava. Non era tipo da mostrare debolezze, nemmeno quando il dolore gli stringeva la carne con la forza di un morso. Yeelen lo seguiva da vicino, i suoi passi rapidi e decisi, ma l'atteggiamento imperturbabile. Non che fosse preoccupata per lui, o almeno non come un altro soldato avrebbe fatto. Ma non poteva ignorare il fatto che, nonostante tutto, Levi fosse una delle poche persone che conoscesse davvero.
"Vieni," disse seccamente, indicando la tenda dei medici. Non c'era bisogno di aggiungere altro. Levi aveva bisogno di essere medicato, e lo sapeva bene.
Entrarono nella tenda, dove le luci fioche illuminavano volti stanchi e mani esperte che si muovevano tra ferite e medicazioni. Yeelen non amava quel posto. Non amava vedere i corpi sfregiati dalla guerra, ma in qualche modo lo trovava quasi irriverente: erano soldati, non pazienti. Eppure, aveva imparato a sopportare ogni tipo di dolore, ogni tipo di realtà. Se doveva guarire, lo avrebbe fatto in fretta, senza perdere tempo con chiacchiere o pietà.
"Capitano Levi," disse il medico, un uomo robusto che aveva la resistenza di un toro, "si sieda. Devo dare un'occhiata alla sua gamba."
Levi si fece strada verso un angolo, sedendosi su un lettino con una smorfia. La sua espressione non cambiò nemmeno quando il medico cominciò a rimuovere le bende, ma l'ombra del dolore che scuriva i suoi occhi era innegabile.
Yeelen si mantenne in silenzio, accanto a lui, osservando ogni movimento del medico. La sua attenzione non era su Levi, ma su ogni possibile pericolo che potesse emergere. Non era più una questione di preoccuparsi per lui. Era una questione di dovere. Protezione. Fare in modo che la missione continuasse, che nessun altro venisse sopraffatto, che il capitano Levi non fosse un'altra perdita.
"Non è niente di grave," disse il medico, dopo aver esaminato rapidamente la ferita. "Una lacerazione e una forte distorsione. Gli servono dei punti, ma il danno è limitato. Sarà fuori per qualche giorno, ma si riprenderà velocemente."
Levi annuì con un sorriso sardonico. "Sembra che questa volta mi toccherà stare a guardare. Non è proprio il mio stile."
Yeelen fece un passo avanti, ma non disse nulla. La sua freddezza era palpabile, come sempre. Non c'era bisogno di parole in quel momento.
Il medico si mise al lavoro, i suoi movimenti precisi e rapidi mentre ricuciva la gamba di Levi. Le mani di Yeelen, pur restando ferme lungo i fianchi, osservavano ogni mossa. Ogni intervento che veniva fatto sul corpo di Levi veniva registrato nel suo subconscio. Ogni dolore, ogni segno, ogni ferita. Non era una persona che lasciava andare facilmente i ricordi.
"Ci vorrà un po' per guarire," disse il medico mentre si spostava per prendere altro materiale. "Ma credo che in una settimana sarà di nuovo in piedi. Non dovrai preoccuparti di questo per molto."
Levi distolse lo sguardo dal medico, fissando il soffitto. "Non sono preoccupato," disse semplicemente. "E comunque, non sono uno che sta fermo per molto. Sarà una settimana di troppo, se mi chiedi."
Yeelen sentì il desiderio di dire qualcosa, di rispondere con una battuta o con una delle sue solite frasi secche, ma si trattenne. Non era il momento. In un angolo della tenda, i suoni della battaglia appena passata cominciavano a svanire, ma non le dava pace l'idea che la guerra fosse ancora lì, fuori dalla porta, pronta a riprendere.
Il medico terminò il suo lavoro e Levi si alzò lentamente, facendo un cenno di assenso. Non era contento di essere costretto a rimanere fermo, ma il dolore gli ricordava che anche i soldati più forti avevano i loro limiti. Yeelen lo guardò con un'ombra di disapprovazione. Non le piaceva vederlo ferito, ma in qualche modo era anche quella la sua condizione ideale: Levi in difficoltà, ma sempre pronto a rialzarsi.
"Non c'è tempo per riposare," disse Yeelen con un tono più freddo che mai, mentre si dirigeva verso la porta. "La guerra non si ferma. Nemmeno per te."
Levi la osservò per un momento, quasi sorpreso dalla durezza nelle sue parole. Ma poi, come al solito, non fece una piega. Si alzò lentamente, supportato da un bastone che il medico gli aveva dato, e camminò dietro di lei.
"Sai," disse Levi, "se vuoi davvero farmi stare fermo, mi dovrai legare a un letto."
"Non è necessario," rispose Yeelen, con un'ombra di sarcasmo. "Non ti preoccupare, so come farti stare al tuo posto. Non ci vorrà molto."
Levi annuì, accettando le sue parole senza discuterle. I due uscirono dalla tenda, ma non si fermarono. La battaglia era finita, ma la guerra, quella che realmente contava, era tutt'altro che conclusa. E anche se Yeelen non lo diceva ad alta voce, sapeva che entrambi avrebbero dovuto affrontare molto di più, prima che la fine arrivasse davvero.

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ALI della LIBERTÀ - Levi Ackerman
FanfictionYeelen significa "luce" ed è questo il nome che Levi ha dato a quella ragazzina pelle e ossa dai capelli scuri e mossi, dagli occhi chiari che Kenny portò a casa quando lui era solo un bambino. E fu quello che Yeelen diventò per Levi, luce in una v...