13 - Nova

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Bones - Imagine Dragons

Rilascio un respiro tremolante mentre mi avvicino al bancone. La biblioteca è silenziosa, si sentono a malapena il fruscio delle pagine e qualche bisbiglio lontano. Da quello che vedo, non sembra esserci nemmeno troppa gente. Iniziano tutti a organizzarsi per le vacanze alle porte, non li biasimo per voler trascorrere più tempo possibile distanti dallo studio.

Nemesi White, colui con cui non sono ancora riuscita a scambiare una conversazione degna d'essere definita tale e che ho beccato con una ragazza negli spogliatoi mi riserva un'occhiata lunga, come se mi stesse studiando nei minimi particolari. Lo vedo partire dalle converse consumate, che mi fanno vergognare parecchio, fino ai jeans sbiaditi e la felpa di almeno due taglie più piccola. Gli sconti. Li aspetto più del Natale. Sono l'unica possibilità di acquistare qualcosa di decente, della mia taglia attuale.

Se vogliamo essere puntigliosi, è anche per questo che non mangio più del dovuto. Se non ingrasso, non devo acquistare nuovi indumenti e questo comporta un risparmio. Mi rendo conto che fare la fame non è la soluzione, ma è l'unica che al momento mi permette di non essere derisa dall'intero campus per non avere abiti alla moda o firmati come gli altri.

Aura insiste sempre per regalarmi un sacco di vestiti che afferma di non indossare più; tuttavia, so che lei sa. Capisce che mi trovo in una situazione particolare e, a modo suo, cerca di aiutarmi. Non vuole farmi pesare di essere una ragazzina quasi sempre al verde che fatica ad arrivare a fine mese nonostante non debba nemmeno essere un suo pensiero. Ho diciannove anni, sono più che maggiorenne, ma vivo ugualmente con quello che per la legge è il mio tutore e fin quando starò sotto al suo tetto, dovrà essere lui a prendersi cura di me. Buffo che sia da sempre il contrario.

Nemesi si sofferma sul mio viso pallido. Già, non devo avere un bell'aspetto. Non che mi importi ciò che pensa lui del mio aspetto, certo. Lo conosco a malapena.

E ti intriga.

Come no.

«Ciao» esordisco. Lui non risponde, si limita a osservarmi mentre ripongo la tracolla sullo sgabello e muovo il mouse per inserire le credenziali sul laptop universitario. Alzo gli occhi al cielo. Immaginavo avrei ricevuto il silenzio come risposta, sembra essere la sua preferita.

«D'accordo... mentre tu te ne stai lì a fare il manichino, io comincio il turno» parlotto. Se mi concentro sul lavoro, non immaginerò il didietro del ragazzo che mi sta di fronte.

Come sempre, apro il registro e annoto i libri da riordinare.

«Non dovrebbe lasciarti girovagare da sola in piena notte» afferma.

Aggrotto la fronte, confusa, e poso i libri sul bancone. «Temo di non capire.»

«Il tuo ragazzo.» Fa un cenno col mento verso la porta.

«June?» Arcuo un sopracciglio. «Non è il mio ragazzo.»

«Per lui sembra di sì.»

«Okay, non sono affari tuoi e questa conversazione è conclusa. Ad ogni modo, avevo bisogno di parlarti di una cosa. Hai un minuto?» Mordicchio il labbro inferiore.

Stavolta è lui a scrutarmi con diffidenza. Non nega, il che è un passo avanti. Gli faccio cenno con la testa di seguirmi, senza voltarmi indietro. Dopo qualche secondo sento i suoi passi alle mie spalle. Percorriamo in silenzio i diversi corridoi, giungendo in quello più riservato. So che di solito qui le coppie si appartano, ma è l'unico posto in cui sono certa di non essere spiata.

Mi volto, trovandolo con le mani nelle tasche mentre mi scruta.

«Sappiamo entrambi cosa fanno le coppiette qui, ma non è per questo che ti ho portato così lontano» metto subito in chiaro le cose, potrebbe farsi un'idea sbagliata.

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