44 - Nova

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Toxic – Britney Spears

Non è stato facile parlare con Aura e Halima di Drake, confessare loro le difficoltà e gli abusi. Aura ha persino pianto, scusandosi perché ha atteso troppo, sapeva che c'era qualcosa che non le dicevo ma aspettava che gliene parlassi io. Halima è rimasta in silenzio, abbracciandomi solo dopo aver raccontato tutto.

È stato uno dei momenti più intensi della nostra amicizia ma sono lieta di averne parlato con entrambe; nonostante mi senta esposta e tema di diventare un caso pietoso ai loro occhi, provo anche un senso di liberazione. Adesso sanno ogni cosa, non ho più nulla da nascondere e non ho bisogno di inventare scuse.

Aura si è premurata di truccarmi cosicché potessi andare al lavoro senza rischiare di essere segnalata alla direzione e, a fine turno, mi ha mandato uno strano messaggio.

Ci rifletto ancora adesso, mentre percorro il tragitto diretta all'appartamento di Nemesi e Levi. Al momento l'allenamento è sospeso, sono abbastanza ammaccata da averne per un paio di giorni. Magari la prossima settimana.

Decido di risponderle, forse si degnerà di darmi una risposta prima di cacciarsi in qualche guaio. Digito velocemente il messaggio e mi affretto a colmare la distanza tra me e il complesso. Ha smesso di nevicare da poco, di conseguenza l'aria è ancora più gelida.

Quando busso, la porta di casa viene aperta da Levi. «Ehi, Stellina.»

«Ehi.» Entro, aprendo il cappotto a causa dei riscaldamenti accesi.

«Il tuo quasi fidanzato non è ancora tornato» m'informa, entrando in cucina.

Alzo gli occhi al cielo, il viso arrossato dal freddo e le sue parole. «Ma smettila. Che stavi facendo?»

«Ho appena finito di studiare. A breve ho un esame.» Chiude il libro davanti a sé con una mano. «Preghiamo che internet regga, con questo tempo instabile a volte traballa.»

«Ecco perché preferisco la vecchia cara carta.» Annuisco convinta.

«Per favore» bofonchia lui. «Abbiamo smesso di stare nella preistoria da un pezzo, signorina Stellina.» Mi punta un dito contro.

Sbuffo una risata. «Posso aiutarti con la cena? È già brutto che ceni spesso qui, fammi almeno aiutare.»

«In realtà ho fatto un salto a Trenton dopo pranzo, avevo un'ora libera e sono andato a casa. Polly aveva messo da parte degli avanzi di lasagna. Con avanzi intendo una teglia intera. Perciò se ti va, c'è quella. Altrimenti posso—»

«Non dirlo nemmeno per scherzo» interrompo Levi all'istante. «Non ricordo quand'è stata l'ultima volta che ho mangiato lasagne fatte in casa.»

«Benissimo allora, le metto in forno, lo scorbutico sarà qui a momenti» scherza Levi.

Ho appena finito di replicare al messaggio di Aura quando la porta di casa si apre ancora una volta e Nemesi fa la sua comparsa. Trattengo il fiato osservandolo. Indossa un berretto da cui fuoriesce qualche ciuffetto di capelli, ad altezza collo, le guance arrossate dal freddo e gli occhi lucidi. Lo zaino gli pende da una spalla, il giubbino è chiuso fin sotto il mento e i jeans presentano chiazze più scure in certi punti, come se la neve vi si fosse sciolta sopra. In effetti, ha ripreso a nevicare da qualche minuto.

«Ehi» saluto, in imbarazzo. Non so mai bene come comportarmi in sua presenza perché cambia mood costantemente.

«Ehi» ricambia il saluto, liberandosi di giubbino e zaino.

Levi è in camera sua a preparare il materiale per domani mentre io mi sono occupata di apparecchiare la tavola. Le lasagne sono in caldo, devono solo essere tirate fuori dal forno e servite.

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