Madness - Muse
Nuotare mi rilassa, è la seconda cosa che più adoro dopo la danza classica – quando ancora ballavo – adesso lo è dopo lo scatenarmi sotto la doccia. È più forte di me. Che abbia avuto una giornata terribile o meno, quando sono sotto la doccia dò il peggio. Durante quelle giornate in cui Drake non è in casa mi diletto nelle pulizie cantando e gironzolando. Mi conforto così oltre ai libri, è un mondo di note, melodie e gente che canta tutto ciò che vorrei dire. A volte, determinate canzoni sono così vere da togliermi il fiato.
Prendo una boccata d'aria e immergo il capo ancora una volta. Riesco a sedermi sul fondo della piscina ondeggiando piano le braccia ma non è fastidioso, anzi, mi fa sentire un tutt'uno con l'elemento. Sott'acqua le urla arrivano attutite, i volti della gente sono sfocati, sento di essere al sicuro.
Piccole bolle lasciano le labbra mentre provo a restare ancora qualche secondo in più sommersa. Il massimo a cui riesco ad arrivare è un minuto e mezzo scarso, tuttavia sto migliorando. Aggrotto poco la fronte in segno di concentrazione e provo a rallentare il battito cardiaco – senza successo. Prima che possa capire cosa diamine sta succedendo qualcosa mi afferra la vita; vorrei urlare ma vedo solo bollicine e nero, tanto nero. Nella confusione generale vengo trascinata oltre la superficie della piscina; sgrano gli occhi quando realizzo chi ho davanti mentre respiro con affanno, cercando di regolarizzare il battito.
«Cosa cazzo pensavi di fare?!» sbraita, rafforzando la presa attorno alla mia vita. Completamente vestito e zuppo, Nemesi White mi fulmina con lo sguardo. Goccioline d'acqua colano sul viso corrucciato, calando lungo il collo chiaro, assorbite dal maglioncino nero che indossa. Alcune ciocche più corte gli ostruiscono la visuale ma lui non sembra rendersene conto, troppo impegnato a uccidermi con un'occhiata.
«Allora?!» Mi agguanta l'avanbraccio sinistro. È fortunato che ieri abbia tolto i punti e la ferita sia del tutto guarita, altrimenti mi avrebbe sentita.
Copio la sua espressione, corrucciandomi anch'io. «È un luogo pubblico, Nemesi, sono liberissima di fare ciò che mi pare» gli ricordo, inviperita, mentre strattono il braccio dalla sua presa.
«Cioè suicidarti?!»
«Ma di che stai parlando?» Lo fisso stralunata. «Sei tu lo squilibrato che mi è piombato addosso mentre mi stavo rilassando. E mollami.»
Nemesi ignora l'ultimo ordine. «Eri lì sotto da più di due minuti. Avevi l'espressione di una che si sta sforzando di non tornare a galla. Pensavo ti volessi ammazzare, razza di incosciente che non sei altro!» esclama, adesso ancora più vicino.
Rilascio un profondo respiro nel mero tentativo di mantenere la calma ma questo non fa altro che peggiorare le cose a causa del suo profumo. «Pensi che mi suiciderei nella piscina del campus? Quella a cui non dovrei nemmeno avere l'accesso?»
«Oh, scusami. Hai per caso una lista di posti in cui ammazzarti e sono stato così sciocco da presumere che la piscina fosse uno di quelli?» Mi schernisce.
Scoppio in una sonora risata. Sul serio, rido in faccia a Nemesi White con il cuore perché tutto mi aspettavo tranne che dicesse una cosa così... così non da lui. Rido talmente forte da avere male allo stomaco e la gola secca. D'istinto poso la fronte sul suo petto e chiudo gli occhi mentre la risata scema.
Quando realizzo ciò che ho appena fatto, schiarisco la voce e mi scosto all'istante. «Scusa, è solo...» Trattengo un'altra risata. «Non è che abbia una lista di posti perché voglio suicidarmi ma credo che tutti, almeno una volta nella vita, mentre si guardano intorno abbiano pensato: "ehi, se cadessi da lì morirei di sicuro" o "la piscina sarebbe un ottimo modo per annegare".»

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𝐏𝐑𝐈𝐃𝐄
ChickLitUniversità di Princeton. Il lasciapassare per chi ha in programma una carriera brillante. C'è chi accede tramite denaro o nepotismo e c'è chi accede tramite borsa di studio. È il caso di Nova Taylor e Nemesi White. Due poli opposti. Lei studia lingu...