32 - Nemesi

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I Feel Like I'm Drowning – Two Feet

«Come scusa?» domanda la piccola fiammiferaia.

L'agguanto per un polso esile e la trascino fuori dalla palestra, non ho voglia di essere ripreso da qualche inserviente.

«Nemesi, si può sapere dove stiamo andando?»

Giunti all'uscita, mollo la presa sul suo braccio e la guardo. «A casa mia.»

«Che? No.» Aggrotta la fronte. «Solo perché ci siamo baciati non significa che verrò a letto con te.» Stringe le braccia al petto.

Alzo gli occhi al cielo e infilo le mani nelle tasche dei pantaloni. «Risparmiatelo, mmh? Sappiamo che accadrà, ma non è per questo che ti sto dicendo di muoverti.»

«Bene, allora spiegamelo.» Prende a camminare al mio fianco quando realizza che non ho intenzione di fermarmi. Ci vorrebbero all'incirca venti minuti a piedi da questo parcheggio a quello degli appartamenti, per questo ho optato per prendere l'auto. Nevica da stamattina e gelarmi il culo non rientra nei miei piani.

Mi fermo davanti all'auto e apro lo sportello. «Sali.»

«Nemesi» sibila in avvertimento.

La ignoro e prendo posto in auto, mollo il borsone sui sedili posteriori e poi avvio il motore. A questo punto la vedo sistemarsi al mio fianco e chiudere lo sportello mentre borbotta qualcosa che non colgo.

Guido fino a casa, il tragitto dura all'incirca cinque minuti, ma nel frattempo la neve sembra essersi intensificata. Peccato trovarsi già al campus, sarebbe stato ottimo avere la scusa perfetta per saltare lezione di statistica domani, specie quando ti aspettano le prime due ore.

Raggiunta la porta di casa, mi disfo delle scarpe e mollo il borsone sul divano.

«Posso avere una risposta?»

«A partire da oggi sarai sotto stretta sorveglianza, vedrò di informare anche il tuo amichetto» esordisco mentre apro l'anta del frigo.

«Non capisco che vuoi dire.»

«Hai detto di volerti allenare, giusto?» Le scocco un'occhiata.

«Sì, quindi?»

«All'allenamento si affianca un'alimentazione corretta. Per questo da adesso fino alla fine degli incontri controllerò ciò che mangi.»

La piccola fiammiferaia rilascia una risata secca. «È uno scherzo.»

«Affatto.» Recupero dell'insalata di pollo dal frigo che ha portato Levi dopo pranzo. «Non mi fido di te, piccola fiammiferaia e ho il presentimento che se non ti controllo finirai per svanire.»

«Non puoi controllare una cosa del genere, Nemesi, è pura follia!» Allarga le braccia, esasperata.

La ignoro ancora una volta e prelevo del pane in cassetta dal pensile.

«Nemesi. Dico sul serio.»

«Non dimentichiamoci del sesso» aggiungo. «Si bruciano parecchie calorie. Non che tu ne abbia» bofonchio sottovoce. Non sto cercando qualche assurdo modo per farla mangiare. In realtà, ha un tornaconto personale, tutto qui. Se mangia c'è meno rischio che svenga durante gli allenamenti o quando me la scoperò. E come bonus non dovrò toccare ossa.

Apparecchio la tavola sotto lo sguardo basito della piccola fiammiferaia. «Sei fuori di testa» dice, le mani sui fianchi.

«E tu sarai fuori da questo mondo se non cominci a nutrirti come un essere umano» ribatto. Dopo le parole che mi ha rivolto la scorsa settimana ho iniziato a capire tante cose. Non mangia perché non ha abbastanza soldi, non perché vuole apparire come una di quelle modelle in copertina che fanno la fame. Ora, ciò che succede in casa sua – e non mi riferisco solo ai pasti mancati – sono affari suoi, tuttavia, quando i nostri mondi collidono, è giusto che prenda in mano la situazione.

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