49 - Nova

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Sweet Creature – Harry Styles

È così che mi sveglio: la faccia incastonata nell'incavo del collo di Nemesi e un braccio attorno al suo petto. Non lo ammetterò mai ad alta voce ma amo sentire il suo cuore battere con ritmo regolare sotto l'orecchio, amo il calore che genera il suo corpo a contatto con il mio. Amo il modo in cui i suoi tratti facciali si rilassino quando dorme e, più di tutto, amo poterlo guardare per qualche minuto. So che potrebbe sembrare una cosa inquietante ma quando mi soffermo a studiare il modo in cui le ciglia lunghe gli sfiorino il viso o il petto si alzi e abbassi lentamente, provo conforto.

Per quanto possa essere paradossale la cosa, Nemesi White, colui che tutti descrivono come qualcuno di tenebroso e freddo, si è in realtà rivelato l'unico in grado di farmi sentire al sicuro.

Sospiro assonnata, gli occhi chiusi. Il suono di un cellulare che squilla mi fa allungare un braccio verso il comodino. Chi è a quest'ora? Meglio, che ore sono?

Pigio sullo schermo a casa, gli occhi ancora serrati. Ieri sera era parecchio tardi, non mi dispiacerebbe dormire un altro paio d'ore. «Pronto?» mugugno.

«Pronto? Chi parla?»

La voce di una donna matura mi arriva alle orecchie, facendomi spalancare gli occhi di scatto. Sposto lo sguardo sul cellulare e realizzo di aver preso quello di Nemesi. Accidenti. Ieri eravamo troppo stanchi per mettere in carica i cellulari o fare qualsiasi altra cosa che non fosse baciarci e dormire. Nemesi deve aver posato lì il cellulare ed essersene scordato. «Ehm, un secondo» bisbiglio.

Allontano la presa dal moro e mi metto a sedere. Nemesi sembra ancora dormire profondamente, perciò mi affretto a mettere fine alla chiamata. «Scusi, Nemesi sta dormendo. Ho... ecco, ho risposto per sbaglio alla chiamata. Posso chiedere chi lo cerca? Solo per riferirglielo.» Sento il viso bollente.

«Sono sua madre, Charlotte. Tu devi essere la sua ragazza, vero?»

Sbarro gli occhi. «Sua madre» ripeto, assimilando le parole. «Ehm, no. Sono... un'amica. Riferirò a Nemesi che ha chiamato, mi scusi ancora. Pensavo che fosse il mio cellulare. Io... buona giornata!» Squittisco prima di attaccare di colpo.

Oddio. Ho chiuso il cellulare in faccia alla madre di Nemesi.

Peggio, ho risposto al posto del figlio. Usando il suo telefono.

Adesso come glielo spiego senza che risulti una scusa patetica?

«Non è stato molto gentile da parte tua sbattere in faccia il cellulare a mia madre.»

La voce roca di Nemesi mi arriva dritta alle orecchie, causandomi brividi. Un mix di ansia e piacere. Mi volto con lentezza e ammiro i lineamenti definiti della mascella e il mento coperto da una leggera peluria. «Ero intontita, credevo fosse il mio e ho risposto senza guardare. Scusa. E non volevo nemmeno attaccarle in faccia ma appena mi ha detto che era tua madre sono andata in panico e—»

«Okay, sta' zitta. Non so che ora sia ma è troppo presto per tutte queste parole.» Sospira, chiudendo di nuovo gli occhi.

Corrugo la fronte e gli schiaffeggio l'addome tonico. «Non dirmi di stare zitta.»

Nemesi apre un occhio, poi afferra il mio polso e mi trascina sul suo petto, a un passo dalle sue labbra. «Vuoi che ti metta a tacere io? Conosco un ottimo modo per farti tenere la bocca chiusa. E piena.»

Deglutisco, a corto di fiato. Tento di ignorare i battiti accelerati del cuore e provo a fare mente locale. «Sul serio, richiamala e scusati per me. Adesso mi sento in colpa. Le sarò sembrata una maleducata.»

Nemesi alza gli occhi al cielo. «Vive con due bambini, è abituata a molto peggio.»

Mi distendo al suo fianco, rintanandomi sotto le coperte. Vorrei chiedergli del suo incontro con Rusty ma ci ritroviamo in un terreno ancora non sondato. Non so niente della sua famiglia, e forse posso approfittarne pe ricavarci qualcosa. Conosce ogni dettaglio del mio passato, eppure a me sembra di avere sempre una tela bianca davanti. Prende forma man mano che i mesi passano, si contorna di dettagli, ma al centro rimane sempre vuota. «Sembrava avere una voce gentile» commento cauta, fingendo nonchalance.

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