End of Beginning - Djo
Possibilità s. f. [dal lat. tardo possibilĭtas -atis]. – 1. Il fatto di esser possibile, la caratteristica di ciò che può esistere, realizzarsi, avvenire: c'è la p. che tutto finisca bene; esiste la p. che le cose cambino;
C'è sempre la possibilità che le cose cambino, che tutto finisca per il meglio. Me l'hanno insegnato i nonni, che ai tempi hanno lottato per il loro amore; me l'hanno insegnato i libri, di cui ho letto svariate volte i finali felici; me l'hanno insegnato le centinaia di commedie romantiche che, nonostante siano tutte uguali, posseggono comunque quel briciolo di speranza.
È così che sono stata cresciuta.
Solo che a un certo punto le cose hanno iniziato a cambiare: i nonni se ne sono andati, le commedie mi hanno stufata e i libri... be', quelli sono rimasti, sono io che non ero più la stessa. D'improvviso, il fragile mondo che mi ero costruita attorno aveva cominciato a vacillare e della bambina spensierata e dolce se n'erano perse le tracce.
Avevo tredici anni quando mamma mi portò via dalla vecchia casa dei nonni. Non riusciva a mantenerla, così dovemmo fare le valigie e cercarci un posto più piccolo, uno che mamma fosse in grado di mantenere. Aveva talmente tanti debiti da saldare che i soldi guadagnati dalla vendita della casa svanirono ancor prima di poterne sentire l'odore. A malapena riuscì a mantenere le lezioni di danza, è solo perché nonna mi aveva pagato l'anticipo di un anno come uno dei tanti regali di compleanno.
Ne avevo quattordici quando nella nostra vita entrò Drake Villain, un uomo attraente, loquace e dal sorriso smagliante. Mamma si innamorò perdutamente di lui. Si conobbero al bar in cui lei lavorava e lui le chiese di uscire. Quando me lo presentò, la prima volta, dopo solo due mesi di frequentazione, ricordo di essere stata abbastanza reticente nei suoi confronti e, a lungo andare, direi che c'avevo visto lungo. Le etichetto subito le persone, è una dote che ho ereditato da nonna. E Drake Villain... il suo cognome calza a pennello con la sua personalità.
Avevo sedici anni quando persi mia madre in un incidente stradale. Stava tornando a casa dopo avermi lasciato a casa di un'amica, dove avrei trascorso la notte, e un tizio l'aveva presa in pieno. Ai tempi ricordo di aver pianto tutte le mie lacrime, non avevo idea di cosa mi succedeva attorno ma sapevo che mia madre, l'unico parente rimasto, mi era stata portata via. È vero, non avevamo un rapporto strettissimo e molte volte aveva priorità che non mi comprendevano tuttavia era pur sempre la mamma, la donna che mi aveva tenuta, cresciuta e accudita nonostante le difficoltà a cui la vita l'aveva sottoposta. Fumava troppo, a volte tornava a casa brilla e non era super ordinata. In compenso, però, mi preparava sempre la colazione, mi faceva trovare un tubetto di pomata lenitiva per i piedi quando mi esercitavo troppo a danza o, quand'era di buon umore, guardava con me le solite commedie che davano in tv. Non era la madre dell'anno, ma era la mia e le volevo bene.
A quel punto, non so bene come, mi ritrovai a vivere insieme a Drake. Ormai erano due anni che si era trasferito a casa nostra ed era la cosa più vicina a un tutore che avessi, per questo non ci furono troppe storie con gli assistenti sociali. Avevo sedici anni, non ero una bambina e avevo chiesto loro di poter rimanere con lui. Dopo che mi aveva minacciata. Era ufficialmente il mio padre affidatario e, come tale, sapeva che gli sarebbe spettato un piccolo sussidio. Per poco, certo, ma pur sempre qualcosa.
Chiusa la porta di casa, era cominciata una vita ancora più modesta di quella che stessi già vivendo. Per prima cosa, niente più danza classica: "Costa troppo e non ti porterà da nessuna parte". Le gite scolastiche dimezzate. La paghetta settimanale ridotta a dieci dollari. Vestiti nuovi solo quando necessario e, ovviamente, lo stesso per i capelli.
Non potrò mai dimenticare il giorno in cui una compagna di classe guardò accigliata i miei capelli e mi disse: "ma la conosci la parola parrucchiere?" Ero diventata più rossa della vecchia maglietta che indossavo e avevo balbettato qualcosa sul non averci fatto caso. Il giorno successivo avevo i capelli più corti. Ci aveva pensato Drake, con la sua macchinetta. "Ecco fatto. Zero spese e un nuovo taglio. Ora vai a rompere le palle da un'altra parte, topolino."
Avevo pianto come una matta e poi avevo cercato disperatamente un parrucchiere in zona. Avevo dovuto rinunciare a due settimane di paghetta e a mangiare pane con burro d'arachidi e marmellata per altri sette lunghi giorni prima di poter acquistare qualcosa in mensa.
Ero lentamente diventata l'ombra di me stessa.
Uno scarto della società.
L'asociale.
E tutto a causa di una singola persona.
A volte mi capitava di urlargli contro ciò che pensavo e Drake... mi rideva in faccia. Mi diceva che se non si fosse proposto lui di tenermi con sé a quest'ora sarei stata a battere per strada, senza una lira in tasca e con la fame negli occhi. Ero solo una mocciosa ingrata, incapace di comprendere quanto fossi in realtà fortunata.
E, nonostante le sue parole velenose, nonostante gli spintoni, riconoscevo che un pizzico di verità nelle sue parole c'era. Tutt'oggi la penso un po' così. Del resto, quante storie orribili si sentono in merito a orfanotrofi o case famiglia? Quanto marciume gronda da posti del genere? La vita che Drake mi offre è misera, specie da quando ha iniziato a prendersela con me sul piano fisico, ma forse... forse è pur sempre meglio di ciò che avrei potuto avere altrimenti.
Dopotutto, se non lo disturbo e non faccio troppo rumore, posso starmene tranquilla nella mia stanza. Proprio come un topolino.
Ora di anni ne ho diciannove e dai tre mesi frequento una delle università più prestigiose dell'Ivy League, Princeton.
Mi piacerebbe poter raccontare di come nell'arco di qualche mese sia diventata ricca abbastanza da potermi permettere un posto del genere ma sarebbero menzogne. I sacrifici a scuola hanno fruttato una borsa di studio parziale, una in grado di coprire buona parte delle spese e questo è abbastanza. Tutto pur di costruire un futuro prestigioso e scappare via da questo posto. Conto di fare meglio del meglio quest'anno, così da poter guadagnare la totalità della borsa di studio e ottenere l'alloggio. Drake mi lascia studiare lì perché è convinto che mi abbia soggiogata, che lo temo così tanto da dargli tutto quello che guadagnerò una volta trovato lavoro.
Ma si sbaglia.
Una volta aver guadagnato abbastanza me lo lascerò alle spalle. Lui e l'ingombrante bagaglio che si porta dietro.
Ho sentito che la Florida è splendida. O magari il Canada, ancora più lontano. Non mi dispiacerebbe prenderlo in considerazione come nuova casa.
Già.
Continuerò a impegnarmi come sto facendo, otterrò il massimo dei voti e me ne andrò. Del resto, cosa potrebbe convincermi a restare?
Nota: Villain, in inglese, significa "cattivo", l'antagonista della storia.Nota2: Non ho ancora cominciato a pubblicare, perciò fin quando non mi sento abbastanza avanti penso che pubblicherò forse due volte a settimana, abbiate un po' di pazienza, ma è un periodo frenetico rip. Per qualsiasi cosa, mi trovate su Ig (oldvsoul). Baci!
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𝐏𝐑𝐈𝐃𝐄
ChickLitUniversità di Princeton. Il lasciapassare per chi ha in programma una carriera brillante. C'è chi accede tramite denaro o nepotismo e c'è chi accede tramite borsa di studio. È il caso di Nova Taylor e Nemesi White. Due poli opposti. Lei studia lingu...