53 - Nova

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Wings – Birdie

«Nova.»

Sobbalzo, scattando a sedere. Porto una mano al petto e mi guardo intorno. Sono sul divano, Levi seduto al mio fianco. «Levi» mormoro. «Ho fatto... ho fatto un incubo terribile. Ho bisogno del mio... inalatore» asserisco a corto di fiato. Sembrava così reale. Così reale.

Levi fruga nella mia borsa e, in silenzio, mi porge l'inalatore.

Quando lo rimetto a posto, torno a prestare attenzione al mio amico, il cuore ancora galoppante. «Nemesi non è ancora tornato? Devo essermi addormentata.»

«Nova.» La voce di Levi esce fuori rauca. «Non era un incubo. Sei... sei svenuta.»

Accenno una risata infelice. «Che stai dicendo? Certo che mi sono addormentata. Quello era un incubo.»

«Stellina» riprova. «La chiamata era vera. Aura e Halima stanno venendo qui, so che avrai bisogno di—»

Il mento trema, la vista si sfoca ancora di nuovo mentre scatto in piedi. Era tutto vero.

«Nova, che stai facendo?»

«Vado all'Ade» balbetto. «Vado a... a vedere perché non c'è— Oddio.» Soffoco un singhiozzo. «Non c'è modo che lui...» Fatico anche solo a pensare quella parola, figuriamoci pronunciarla.

«Nova, ferma.»

Il campanello suona. Sbarro gli occhi, correndo alla porta. «Hai visto? Era un incubo, Levi! È sicuramente Nemesi.» Lo rassicuro con un sorriso prima di aprire la porta. Davanti a me ci sono le mie amiche. Il sorriso scema, fino a scomparire del tutto.

«Tesoro» mormora Aura.

Compio un passo indietro, scuotendo il capo. «No. No, no, no.» Tremo tra i singhiozzi. «Non può essere vero.»

«Nova» sussurra Halima, dispiaciuta.

«Devo andare» biascico, tirando su col naso. «Devo andare.»

Scatto verso la porta di casa ma Levi è più svelto, allaccia le braccia attorno al mio corpo, attirandomi al petto. «Lasciami! Lasciami, Levi!» Singhiozzo forte, agitandomi. «Devo andare da lui! Ti supplico, lasciami!»

«Oh mio Dio» piange Aura, stretta ad Halima.

«Nova, ti prego.» Levi stringe la presa. «Calmati, okay? Ti prometto che ti ci porto.»

«Levi» prende parola Halima.

«Andremo tutti. Forza.»

Smetto di agitarmi ma non di piangere. Lascio che Halima mi affianchi per trascinarmi in auto. Una volta dentro, mi accascio sulla spalla della mia migliore amica.

Non può essere vero.

Devono aver sentito male.

Ci deve essere un errore.

«Si sa altro?» domanda Aura cauta.

«Non molto» risponde Levi. «C'era confusione fuori, hanno sentito degli spari e... lo hanno visto a terra. Un tizio lo ha portato via, non si sa dove.»

Strizzo gli occhi, incredula che possa solo minimamente essere vero. È un incubo. Un incubo. E allora perché non mi sveglio? Perché non apro i dannati occhi?

Sei già sveglia.

«Nessuno denuncerà l'accaduto, vero?» mormora Halima.

«E mettersi contro l'Ade? No» ribatte Levi.

Scatto a sedere quando riconosco la familiare stradina isolata. Non c'è nessuno, la gente sembra essersi già dimenticata dell'accaduto. Come se Nemesi fosse uno qualsiasi.

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