The Monster – Rihanna, Eminem
I ricordi della sera precedente sembrano un brutto sogno, eppure quando noto un paio di graffi sulle mani e un piccolo livido sul seno sinistro realizzo che non è così. Sono davvero stata aggredita, un tizio sconosciuto ha cercato di violentarmi e l'unica persona che devo ringraziare per avermi salvata, a parte il mio attacco d'asma, è Nemesi White.
Fatico a credere che sia stato proprio lui a trovarmi e aiutarmi. Per un solo frangente, nonostante le sue risposte monosillabiche, mi è sembrato umano. Giunti a casa, dopo avergli snocciolato l'indirizzo, l'ho ringraziato ancora una volta. Non mi ha degnato di uno sguardo, troppo impegnato a studiare l'abitazione.
La mia vecchia macchina, quella che avevo acquistato due anni fa con tanti sacrifici, è guastata ormai da dieci mesi e, considerato che non ho modo di pagare un meccanico per aggiustarla, giace impolverata davanti al garage. Non ho la forza di spingerla dentro, perciò è rimasta lì in bella vista, solo un telo lercio a coprirla. Sul tetto manca qualche tegola, la grondaia pende e il prato sarebbe da falciare. Ci provo a farlo almeno una volta a settimana ma non sempre me ne ricordo tra una mansione e l'altra.
L'ho salutato ancora una volta, in fretta, e me ne sono andata, vergognandomi come non mai. So che non è colpa mia, che faccio il possibile per migliorare l'ambiente in cui vivo, ma è sempre umiliante quando la gente passa davanti casa tua e fissa perché è la peggiore del quartiere.
Nemesi White avrà sicuramente un bell'appartamento o una bella casa in cui vivere, forse non è abituato a certe abitazioni. Non saprei, magari mi sbaglio, è solo che ha guardato con tale disprezzo tutto ciò che lo circondava...
Basta così. Devo prepararmi e andare a lezione. Dopo aver scritto ad Aura che le avrei spiegato tutto al campus, finisco di vestirmi.
In cucina, preparo del caffè alla svelta e lancio uno sguardo al divano. Drake vi è disteso, un braccio che sfiora il pavimento e un piede penzolante oltre il bracciolo.
Scuoto il capo, rassegnata e metto la tracolla in spalla. Recupero le chiavi di casa, controllo di aver preso tutto e apro la porta.
«Sei tornata molto tardi stanotte. E non eri sola.»
Chiudo gli occhi per un solo istante, ferma sul posto. Credevo che me la sarei scampata, invece no. Mi volto, non posso fare altrimenti. «Già, mi hanno dato un passaggio.»
«Dove sei stata?»
Com'è che all'improvviso sembra così interessato alla mia vita privata? «Ero da un'amica, abbiamo guardato un film e ci siamo addormentate.»
Il divano cigola sotto al suo peso mentre si alza. «Mmh. Del resto, me lo diresti se la piccola Nova avesse un amico speciale.» Ora è più vicino.
Annuisco e basta. «Devo andare, o rischio di perdere il bus.» Quello che sono costretta a prendere ogni mattina perché non posso aggiustarmi la macchina. Quello che mi fa alzare prima perché se lo perdo devo aspettare un'altra mezz'ora e perdo la prima ora di lezione.
«Ma certo» mormora, scrutandomi con attenzione. «Quando torni vai a fare la spesa, non c'è più un cazzo in frigo.»
E con quali soldi? I dieci dollari di paghetta che ottengo nel fine settimana? Dio, vorrei tanto schiaffeggiarlo.
«Non ho contanti» asserisco piano. O meglio, li ho ma non per te. Avevo già in programma di andare una volta tornata. Di solito nascondo il necessario in camera e il poco resto in frigo, consapevole che sarà razziato in poco tempo.
«Ma non mi dire» sibila infastidito. Come fosse colpa mia.
Rilascio un piccolo sospiro e compio un passo indietro. Drake è svelto ad afferrarmi il polso e stringere la presa. Non fiato. Devo andare a lezione, tentare di ribattere potrebbe farlo arrabbiare e andare a spiegare ai professori perché ho un livido in faccia o chissà cosa non è nei miei piani.
STAI LEGGENDO
𝐏𝐑𝐈𝐃𝐄
ChickLitUniversità di Princeton. Il lasciapassare per chi ha in programma una carriera brillante. C'è chi accede tramite denaro o nepotismo e c'è chi accede tramite borsa di studio. È il caso di Nova Taylor e Nemesi White. Due poli opposti. Lei studia lingu...