20 - Nemesi

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Kiss It Better – Rihanna

Camille, Lucille o qualsiasi sia il suo nome continua a mettermi le mani addosso e la bocca sul collo. Ha un buon odore, ma che a lungo andare diventa nauseante. Sembra zucchero filato. Detesto quella robaccia.

Sono arrivato più di un'ora fa e mi sono già rotto il cazzo. La musica è fin troppo alta per essere ritenuta accettabile, il pavimento è un porcile, per non parlare della cucina. Dopo aver preso la prima birra ho incaricato la barbie cozza al mio fianco, non avevo più alcuna intenzione di infilarmi in quel pollaio.

«Vogliamo ritirarci? Attendere il nuovo anno insieme?» domanda la biondina, mordicchiando un lembo di pelle del mio collo.

Mi scosto all'istante senza ribattere. Se permettessi loro di lasciarmi succhiotti sarebbe la fine. Si sa da sempre quanto sia territoriale un marchio del genere e io non appartengo a nessuno, nemmeno a me stesso. Figuriamoci se mi lascio irretire da un paio di sconosciute che si credono "diverse" quando in realtà sono tutte uguali.

Lascio correre lo sguardo lungo la stanza, notando sempre le solite facce. La maggior parte della gente si trova al centro, sulla pista da ballo improvvisata e si diletta in quelli che dovrebbero essere movimenti sensuali; il resto, invece, pensa a bere, ridere, chiacchierare e divorarsi a vicenda. Non so perché sia così annoiata stasera, sta di fatto che il minimo entusiasmo è evaporato nel momento in cui stamattina ho aperto gli occhi. La situazione non è migliorata, specie se consideriamo che Levi mi ha stressato tutto il giorno, fino all'ora di cena. Era in vena di chiacchiere oggi.

Gli occhi si soffermano proprio sul mio coinquilino, al suo fianco niente meno che la piccola fiammiferaia. Sono immersi in una conversazione, poi lui digita qualcosa sullo schermo del cellulare e quando Nova tira fuori il suo ride.

Lei ride.

È impossibile sentire il suono della sua risata – non che mi interessi, certo – ma ammetto che è strano. Sono abituato a vedere desolazione, paura, rabbia e, di rado, gratitudine ma una vera e propria risata? No. Chissà cosa le avrà scritto di così spassoso da scatenare tutta questa ilarità. Levi non è affatto divertente, anzi, è talmente fastidioso da volergli cucire la bocca quando parla. Questo pomeriggio ha di nuovo finito l'acqua calda e Dio, se l'ho maledetto a dovere. È uno stronzetto impertinente senza eguali.

Parlano ancora per qualche minuto, lui si è fatto poco più vicino per farsi sentire.

Assottiglio lo sguardo, ed è allora che il suo si posa su di me. Non mi faccio indietro, la osservo con distacco, affatto interessato alla sua nuova storiella con il mio coinquilino. Per quanto mi riguarda, possono fare ciò che meglio credono ma sono un'accoppiata orrenda. Levi è uno gnomo, la supera a malapena di qualche centimetro, niente di più.

«Mi sto annoiando, Ombra» piagnucola la biondina, poggiandomi le mani al petto.

«Che peccato» commento annoiato.

Lei sorride, come se stessi scherzando e si allunga per baciarmi. Mi passa una mano tra i capelli mentre mi divora le labbra e io le poggio le mani sul culo, stringendolo con forza. È risaputo che non abbia un tocco delicato, specie tra le lenzuola, perciò non mi preoccupo se domani si alzerà con qualche livido sul culo. Anzi, penso proprio che se ne vanterà. Come ho già detto, tutte uguali.

La biondina mugola sulle mie labbra mentre le nostre lingue si intrecciano. Si fa più vicina, strusciandomi il seno coperto da un sottilissimo top sul petto. Non indossa alcun reggiseno perché riesco a sentire i capezzoli duri. Se la prendessi qui, davanti a tutti, non obietterebbe, ne ho certezza, ma sono un tipo riservato anche sotto la sfera sessuale. Non ho bisogno di scopare in pubblico per stare bene con me stesso o sentire il brivido di cui tutti parlano. Me ne vengono già abbastanza quando vedo certe cose.

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