48 - Nemesi & Nova

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NEMESI

Sweet Dreams – Eurythmics

Di solito, quando si viene richiamati nell'ufficio del preside non è mai un buon segno. Ogni volta che passavo accanto alla vetrata munita di tenda veneziana riuscivo a vedere l'uomo barbuto sempre rosso in volto intento a sgridare alcuni ragazzini. Il giorno dopo erano assenti a causa di una sospensione settimanale.

Il pensiero di essere richiamato nel suo ufficio era impensabile per il sottoscritto, le università delle Ivy League non mi avrebbero mai preso e questo non poteva accadere. Per questo mi accertavo di zittire chi mi stava sulle palle.

Il sentimento non è mai cambiato. Ecco perché in questo momento sono parecchio infastidito mentre cammino verso l'ufficio di Rusty all'Ade. Chi si crede di essere per farmi richiamare da Benny?

Gli avevo chiesto di chiamare Novack e avvertirmi per messaggio, invece lo stronzo ha pensato di delegare il compito a qualcun altro e trattarmi come un moccioso del cazzo.

Non busso, apro la porta con nonchalance e me la richiudo alle spalle. Rusty è seduto all'angolo della stanza, un beanie nero a coprirgli la testa unta. Una doccia ogni tanto non gli farebbe male, anzi. Accomodato sulla poltrona dietro la scrivania con un Gurkha Maharaja in mano, invece, vi è il proprietario dell'Ade, colui che gestisce questo e molti altri affari, Cassio Novack.

Alto quasi quanto me con un corpo ben impostato, si aggira sulla cinquantina, nonostante non abbia mai appreso la sua età precisa, e ha uno degli sguardi più intensi che abbia mai dovuto affrontare. Non mi fa paura, ma so chi comanda qui dentro e non sono io. Per quanto abbia potere, so che è Cassio a decidere come andranno le cose alla fine.

Per tale ragione ho voluto parlare con lui e, sempre per una questione di potere, sono certo che approverà la mia proposta. Dimostrare quanto sia forte il campione dell'Ade fomenta la massa e la invoglia a continuare a puntare su di me. Sono la sua fonte maggiore di guadagno, non può rifiutare.

«Nemesi White. Rusty mi ha riferito che volevi vedermi. E così, eccomi qui.» La voce profonda e arrochita dal fumo negli anni.

Siedo di fronte a lui, su una delle sedie vuote. «Grazie di esserti scomodato apposta per me» replico.

«Sono stato informato che abbiamo un ospite con noi da ieri e che l'hai portato tu.» Dritto al punto, come sempre.

A volte gli piace girare intorno alle cose, proprio come uno squalo accerchia la sua preda, ma la maggior parte del tempo preferisce arrivare al sodo. Dipende dal mood con cui si alza al mattino.

«Volevo parlarti proprio di questo» dico. «Si chiama Drake Villain ed è un bastardo manesco. Fa uno di sostanze ed è ubriaco la metà del tempo. Ieri sera ha quasi tentato di uccidere una persona che conosco. L'avevo avvertito. Sapeva che se l'avesse anche solo guardata di nuovo ne avrebbe pagato le conseguenze. Non mi ha ascoltato e adesso voglio che paghi. Salirà sul ring e mi sfiderà.»

Cassio mi scruta, intento a massaggiarsi il mento, poi tira una boccata di sigaro. La stanza si riempie di fumo denso. Odio la puzza ma taccio. «Rusty mi ha detto che è la tua donna, l'ha vista spesso qui. Io l'ho notata all'incontro, quando quel coglione laggiù l'ha messo dentro la gabbia senza prima informarsi.» Accenna a Rusty con la mano, il sigaro stretto tra indice e medio.

«Non è la mia donna» specifico.

«Ma se la scopa.» Ghigna Rusty alle mie spalle. Non ho bisogno di vederlo, riesco a sentirlo.

Cassio gli rivolge un'occhiata lapidaria, poi torna su di me. «Vuoi sfidarlo stasera. E poi cosa, lo ucciderai davanti a una sfilza di testimoni?»

Scuoto il capo. «No. Ma lo ridurrò così male che desidererà di essere morto.»

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