52 - Nova

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Unsteady – X Ambassadors

Sabato mattina varco la soglia del Trenton Police Department e denuncio la scomparsa di Drake Villain. Racconto di come l'uomo sia solito bere e drogarsi e che di solito sta via un paio di giorni, per questo ho atteso, ma essendo ormai trascorsa una settimana ho pensato fosse meglio recarmi qui. Il poliziotto raccoglie la mia deposizione con svogliatezza e mi informa che Drake potrebbe semplicemente essere da qualche parte ma che non appena avranno notizie sarò informata.

Me ne vado più leggera. So che non avrò alcuna notizia né che cercheranno un ubriacone. Era chiaro cosa volesse dirmi implicitamente: "tesoro, quell'uomo sarà probabilmente ubriaco marcio o morto in qualche fossa, fattene una ragione."

A me va bene, conosco la verità.

L'istinto è quello di prendere il telefono è chiamare Nemesi, informarlo di ciò che ho fatto ma mi basta ripercorrere gli ultimi giorni per non farlo. Sebbene non l'abbia incrociato per il campus o a mensa, sono certa che abbia ripreso le sue attività. Io ho ancora alcuni dei suoi segni sul corpo e lui... no, meglio non pensarci.

Informo i miei amici e torno a casa. Nessuno verrà a controllare, perciò posso iniziare a mettere da parte le cose di Drake, poi penserò al resto. Per i primi di marzo conto di trasferirmi a Princeton e dimenticarmi di questo posto.

Comincio dalla sua stanza, gettando in un sacco della spazzatura tutti i suoi vestiti; munita di Spotify e guanti, proseguo togliendo le coperte e le lenzuola dal letto. Qui dentro c'è parecchia puzza, non mi sorprende che in giro ci siano diverse mosche. Trovo degli avanzi di cibo andato a male sotto al letto, cartacce sul pavimento e una serie di riviste porno con annesso lubrificante all'interno del cassetto del comodino, proprio sotto all'intimo.

Arriccio il naso e continuo la pulizia. Per l'ora di pranzo ho un po' di affanno ma la stanza sembra essere rinata. La luce filtra dalle tende della finestra, donando un aspetto intimo a quella che un tempo era la camera di mia madre. In ordine, profumata di lavanda, mi sembra quasi di riuscire a udire i brontolii di mamma quando doveva piegare i panni.

Accenno un sorriso stanco ed esco dalla stanza, lasciando la porta aperta. Lo stomaco brontola, i capelli sono un disastro anche se legati in una crocchia in cima alla testa e i vestiti sono impolverati. Prima di stasera farò una bella doccia rigenerante. Per affrontare Nemesi White ho bisogno di sentirmi il meglio possibile con me stessa, non ho bisogno di dargli motivo di tirar fuori un altro appellativo degradante come "Spazzacamino" o "Wall-E", quel piccolo robot che viveva in un mondo colmo di rifiuti.

«Toc-Toc. Si può?»

Sobbalzo, scendendo le scale. «Tu che ci fai qui?»

Levi arcua un sopracciglio. «Ti sembra questo il modo di accogliere il tuo amico del cuore?»

Lo raggiungo e sbuffo una risata. «Scusa. È solo stato inaspettato.» L'abbraccio.

«Veramente no. Ti ho mandato, tipo, sei messaggi in cui ti avvisavo che passavo per pranzo» risponde, ricambiando la stretta.

«Scusa, stavo mettendo un po' in ordine e non ho controllato il cellulare. L'avrei fatto a breve.»

«Tranquilla. Disturbo?»

Scuoto il capo. «Affatto. Cosa nascondi lì?» Indico le due buste di carta che tiene strette in una mano.

«Sono passato da Burger King, devi ingerire un bel po' di grassi e così... eccoli qua!» Solleva le buste.

Rido, incapace di trattenermi. Nonostante il mio morale sia parecchio giù, Levi è sempre in grado di strapparmi una risata. «Accetto molto volentieri, ma prima devo fare una doccia.»

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