Empty Space - James Arthur
Ho freddo, è la prima cosa che penso quando metto piede dentro casa. Sono le sei e quarantacinque, sono arrivata a malapena da cinque minuti e volevo soltanto scaldarmi un po', invece eccomi qui, dentro una casa gelata e vuota. Be', l'unico aspetto positivo è questo.
Accendo la luce della sala collegata alla cucina e sospiro. Il lavandino è già colmo di piatti sporchi, ci sono delle briciole su tutto il ripiano e lattine di birra vuote sul tavolino vicino al divano. Come possa sporcare così tanto un singolo individuo va oltre la mia comprensione, eppure ne ho le prove giornalmente.
Mi avvicino al piccolo pannello attaccato al muro, vicino all'appendiabiti, e impreco a bassa voce quando noto che i riscaldamenti sono stati spenti. Ma certo, visto che lui non sta a casa, spegniamoli, del resto che importa se io muoio di freddo? L'importante è che la bolletta non sia costosa.
Tra l'altro, come se le pagasse tutte lui, come se non ci fossero mesi in cui sono io a dovermi fare carico di ogni singola spesa, incluse le sue.
Quello che un tempo era un luogo di conforto, adesso ha solo l'aria di un prigione. C'è stato un tempo in cui questa casa era colma di sorrisi e persino momento felici, adesso sembrano solo ricordi lontani, visioni che a volte fatico a credere fossero vere. Drake Villain ha messo piede nella nostra vita e non se n'è più andato. Io non farò la sua stessa fine. Al momento giocherò al suo stupido gioco di potere, gli farò credere di avermi in pugno, e al momento più adatto me ne andrò, dimenticando per sempre questo lungo capitolo della mia vita. Voglio dimenticare Trenton e il male che la invade. Una volta per tutte.
Accendo i riscaldamenti e raggiungo il frigo. Lo apro, conscia di ciò che troverò, e sibilo inviperita quando noto il nulla cosmico. A parte qualche lattina di birra, della maionese, un barattolo di marmellata e quattro uova, non c'è altro. Avevo lasciato un panino da parte, lo avevo nascosto apposta, ma lui è riuscito a scovarlo lo stesso. Forse era più sobrio di quanto pensassi.
Chiudo il frigo con forza e do una sistemata alla cucina. Quando finisco, è tornata ad avere un aspetto decente. Passo l'aspirapolvere anche in sala e getto le lattine vuote nella pattumiera. Passo un panno umido sul tavolino con tanto di sgrassatore, eliminando ogni traccia di birra e chissà cos'altro.
Soddisfatta, apro diversi pensili giusto per vedere cos'è rimasto in casa. individuo l'ultima lattina di tonno e rilascio un piccolo sospiro di sollievo. Trovo anche l'ultima confezione di pasta e opto per questa. Mi darà abbastanza energia da saltare la colazione domani visto che non c'è più niente in casa. Annoto mentalmente di fare spesa domani e procedo a preparare la mia cena stellare.
Una volta concluso, opto per una doccia calda. La casa si sta scaldando, però continuo a sentire freddo. A breve Aura dovrebbe mandarmi un messaggio con l'ora e l'indirizzo in cui vederci, perciò ne approfitto per fare con calma.
Al piano superiore c'è ancora più gelo; supero la stanza da letto di Drake e raggiungo la mia. Il profumo accogliente di frutti rossi rilassa un po' i nervi mentre entro. Incredibile come ne adori l'aroma ma ne desti il sapore.
La stanza è piccola, è vero, però è il mio spazio sicuro. Recupero un maglione più pesante dall'armadio e un altro paio di jeans, poi l'intimo dal comodino vicino al letto a una piazza e mezzo. Le pareti sono tinte di azzurro, decorate da quadri dalle cornici rosse e qualche vecchia fotografia. Il letto si trova sulla sinistra, attaccato alla parete, di fronte a esso un armadio che chiede di essere cambiato da parecchio e, sulla destra, una piccola libreria colma di libri. Alcuni si trovano lì dall'adolescenza.
Attraverso il corridoio, giungendo in bagno e mi chiudo la porta alle spalle. Per fortuna qui l'aria non è gelida. Aziono subito il getto d'acqua della doccia e mi piazzo davanti allo specchio. Lego i capelli in uno chignon, attenta a non far fuoriuscire qualche ciocca e mi spoglio, poi apro Spotify. Non smetterò mai di trarre conforto dalla musica.
Mentre entro in doccia, però, non posso fare a meno di pensare a lui. Si è limitato a osservarmi quella volta e io gli ho pure risposto male. Pensare che ci sia stata la possibilità di uscirne ferita da quell'incontro, se l'avessi fatto arrabbiare, mi fa rabbrividire. Voglio dire, non lo conosco, né so che tipo di persona sia, tuttavia... non ho nemmeno la certezza che non volesse farmi del male.
L'idea che Aura possa avvicinarsi a lui... no, meglio pensare a qualcos'altro. Certo è che farò il possibile affinché la mia amica continui a stargli lontano. So che Aura adora il brivido, ma qui non si parla di sciocche avventure bensì di un ragazzo che, da quello che so, è fin troppo temuto. Dentro e al di fuori del campus.
Scuoto il capo, scacciandolo dalla mente e proseguo con la doccia, focalizzandomi sul brano in riproduzione. Se c'è una cosa che amo fare quando sono sotto il getto è cantare; do il meglio di me, che sia una pessima giornata o meno. A orecchio direi che ho sentito di peggio, non sembro un condor in procinto di strozzarsi ma non sono nemmeno un fenomeno, è solo che mi piace canticchiare, tutto qui.
Quando esco avvolgo un telo attorno al corpo, poi afferro il cellulare e metto in pausa la canzone. Sono già le nove e trenta. Noto un messaggio di Aura in cui mi dice dove vederci e a che ora, così mi affretto a vestirmi. L'incontro comincerà alle dieci e trenta, ma il luogo mi è sconosciuto. Dopo una breve ricerca su Maps arrivo alla conclusione che deve trattarsi di un vecchio magazzino perché non c'è molto intorno.
Mi asciugo in fretta, con la pelle d'oca, poi mi vesto. Al caldo, sciolgo lo chignon e pettino i capelli. Soddisfatta del risultato, ritorno in camera. Visto che la macchina non è utilizzabile e andare in bici è fuori discussione, l'unica opzione per raggiungere questo posto è il bus. Potrei chiedere un passaggio ad Aura e sono certa che verrebbe senza problemi, ma non voglio che veda il posto in cui abito o che possa incappare in Drake visto che potrebbe arrivare da un momento all'altro. Al ritorno, consapevole che l'uomo starà sicuramente dormendo, le chiederò di lasciarmi alla vecchia tavola calda a qualche traversa di distanza da casa. Il magazzino disterebbe da casa all'incirca venti minuti d'auto ma con il bus impiegherò il doppio del tempo, per questo devo partire prima.
Sposto le mie cose dalla tracolla alla borsa ed esco in fretta di casa, lasciando i riscaldamenti accesi. C'è buona probabilità che non se ne accorga nemmeno visto quanto sarà ubriaco.
Raggiunta la fermata, il bus non ci impiega molto ad arrivare. Attivo la localizzazione e mando la posizione ad Aura per sicurezza. Man mano che il bus prosegue, si svuota. L'ultima fermata è a quindici minuti di distanza dal magazzino, perciò scendo e proseguo a piedi. Credo sia una zona industriale, ecco spiegata la presenza di diversi capannoni o terreni spogli.
Rabbrividisco, accelerando il passo. Il cuore batte forte e sono anche un po' sudata. Riprendo fiato solo quando noto alcune auto parcheggiate e dei ragazzi che si avvicinano a questa struttura gigante. Non capisco però, non dovrebbe esserci più chiasso?
Muovo un piede in avanti nello stesso istante in cui il cellulare prende a squillare. Aura.
«Pronto?» rispondo subito.
«Ti supplico, non uccidermi.»
Gelo sul posto. «Aura.»
«Ero in macchina, lo giuro, ma la maledetta ha iniziato a fumare a quattro minuti dallo svincolo per Trenton e ho dovuto accostare per forza. Sto aspettando il soccorso stradale ma dubito di riuscire a farcela. Non hai idea di quanto cazzo mi dispiaccia, Nova.»
«Aspetta, ma stai bene?» domando, preoccupata.
«Sì, assolutamente, sono ferma e in attesa. Il soccorso stradale dovrebbe essere qui a momenti. Spero.»
«Merda» mormoro.
«Sono mortificata, Nova. Ti ho spinta io a venire e adesso tu sei lì e io... Mi dispiace. Sul serio.» Sospira, abbattuta.
«Non preoccuparti, me ne torno a casa» la rassicuro. Perché cos'altro posso fare? Non è mica colpa sua se la sua auto l'ha abbandonata.
«Avvisami, va bene? Tienimi aggiornata.»
«Fa' lo stesso.» Attacco la chiamata dopo averla salutata e giro sui tacchi.
Sto per raggiungere la stradina principale quando mi fermo.
E se dessi un'occhiata? Dopotutto, sono già qui ed è strano che non si sentano urla provenire dall'interno.
Così, colta da un raptus improvviso che domani maledirò, faccio retromarcia e mi incammino verso l'ampio magazzino.
STAI LEGGENDO
𝐏𝐑𝐈𝐃𝐄
ChickLitUniversità di Princeton. Il lasciapassare per chi ha in programma una carriera brillante. C'è chi accede tramite denaro o nepotismo e c'è chi accede tramite borsa di studio. È il caso di Nova Taylor e Nemesi White. Due poli opposti. Lei studia lingu...