Close To You – Rihanna
Le palpebre sembrano pesanti come macigni mentre provo ad aprire gli occhi. Mi muovo piano, scatenando fitte di dolore che partono dalle spalle fino alle anche.
Strizzo gli occhi e mi metto seduta sul letto in cui mi trovo. Flash di cos'è accaduto, suppongo, ore fa prendono vita nella mente. Il corpo massiccio di Cry Baby o qualunque fosse il suo nome, la risata nelle orecchie mentre giocava con me come fossi un pupazzo di pezza... Scuoto piano il capo e rilascio un respiro tremante.
Per non parlare della spesa lasciata chissà dove. Se Cry Baby ha iniziato l'opera, Drake penserà a concluderla dopo aver scoperto che ho mandato al diavolo i suoi centocinquanta dollari. Ciò significa che non avrò più la paghetta che, per quanto fosse misera, era comunque meglio di niente.
Drake non sa che lavoro in biblioteca pertanto può limitarsi solo a quello, il che è un bene. Se sapesse che lavoro non ci penserebbe due volte a pretendere quei soldi.
Osservo l'ambiente familiare, ci sono già stata qui... Sono nell'appartamento di Nemesi e Levi. Dopo l'ennesimo colpo da parte di Cry Baby devo essere svenuta perché non ricordo più niente, nemmeno che uno dei due mi abbia portata qui.
Lancio un'occhiata alla sveglia sul comodino, avvicinandomi un po' per scrutare meglio l'ora: 2.00 a.m. Uno sbadiglio abbandona le mie labbra mentre decido di alzarmi comunque. Le fitte si propagano fino alle gambe, rendendo la camminata più dolorante di quanto pensassi. Nemesi e Levi staranno dormendo ma ho davvero bisogno di un bicchiere d'acqua e del bagno.
Dopo aver svuotato la vescica, e ignorato volutamente lo specchio, arranco fino alla cucina; credevo di trovare la stanza al buio, invece la luce è accesa e Nemesi siede al tavolo. Scribacchia qualcosa che non vedo ma nel momento in cui si accorge della mia presenza molla la penna sul quaderno.
«Scusa, non volevo disturbare, volevo solo prendere un bicchiere d'acqua» asserisco in imbarazzo. Non ne comprendo il motivo, però.
«Siediti.» Indica il posto di fronte a sé mentre si alza.
Faccio come mi dice, discutere sarebbe inutile visto che stare in piedi risulta piuttosto faticoso. Nemesi si avvicina al rubinetto e riempie un bicchiere d'acqua poi me lo porge.
«Grazie.» Accenno un sorriso ma smetto subito quando sento tirare il labbro inferiore. Poggio un dito su di esso per valutare il danno e percepisco una crosticina, nulla di più. Guarirà, come sempre.
«Cosa ti avevo detto di fare?» domanda lui, poggiato al ripiano della cucina con il fondoschiena, le braccia incrociate al petto.
Poso il bicchiere sul tavolo. «Di finire al tappeto.»
«Eppure hai fatto tutt'altro.»
«Istinto.» Non uso la parola "abitudine", altrimenti dovrei spiegare ben altro e non sono pronta a consolidare lo stupido appellativo che mi ha dato.
«Istinto» ripete piano. «Hai la faccia dello stesso colore di quel clown, la schiena che compete con un'opera di Franz Marc e c'è mancato un pelo che finissi in ospedale per trauma cranico.»
«Ero spaventata e... mi sono arrabbiata. Non avevo chiesto io di trovarmi lì.» Abbasso lo sguardo sul tavolo, gli occhi già velati di lacrime.
Nemesi si scosta dal ripiano, sovrastandomi. «Capisci che se mi avessi dato ascolto a quest'ora avresti solo qualche livido?»
Stringo le mani in due pugni e rilascio un piccolo sospiro frustrato, nello stesso istante un singhiozzo mi scuote il petto. «Be', mi dispiace, va bene?! Vuoi sentirti dire che avevi ragione, Nem? È così: avevi ragione ma ero terrorizzata e non ho riflettuto» gesticolo, piangendo.
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𝐏𝐑𝐈𝐃𝐄
ChickLitUniversità di Princeton. Il lasciapassare per chi ha in programma una carriera brillante. C'è chi accede tramite denaro o nepotismo e c'è chi accede tramite borsa di studio. È il caso di Nova Taylor e Nemesi White. Due poli opposti. Lei studia lingu...