Alla 𝑪𝒍𝒆𝒗𝒆𝒍𝒂𝒏𝒅 𝑯𝒊𝒈𝒉 𝑺𝒄𝒉𝒐𝒐𝒍 gli studenti non hanno problemi di alcun tipo. Provengono da buone famiglie, hanno un tetto sicuro sopra la testa e hanno una buona vita sociale e scolastica.
Eppure, Ginevra si ritrova sospesa tra incub...
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How can I live in the moment
when my thoughts never feel like my own anddon't know how to admit that I'm broken?
How can I be alright?
i can't breathe, Bea Miller
Ginevra
«Credi davvero che mi stia bene? Non è troppo corto?»
Cerco di abbassare l'abito che Ross mi ha costretta a indossare per la serata che lui e Janette hanno organizzato per festeggiarmi, ma invano.
Mi sento troppo esposta, come ogni volta che esco con loro.
Mi piace far finta di essere la Ginevra bella e popolare che credono tutti, quella che si veste carina per farsi guardare, ma a volte non posso evitare di sentirmi a disagio. Non sopporto gli sguardi su di me. Non quel tipo di sguardi. Farmi guardare non mi piace.
«Sei perfetta, e questo verde petrolio fa risaltare anche i tuoi occhi e i tuoi capelli», mi ripete per l'ennesima volta, facendomi alzare gli occhi al cielo.
Per lui sarei perfetta anche in pigiama, struccata e con i capelli sparati in alto.
«Ma se è anche scollato! È troppo aderente, e poi mi si vede la pancia! Basta, io lo tolgo».
Ross mi raggiunge da dietro, abbracciandomi per placare i miei movimenti agitati non appena provo a raggiungere la cerniera dietro la schiena andando verso il bagno.
Sembro quasi incinta per quanto è aderente questo coso. Odio i tubini; mi si vede tutto.
«Tu non togli proprio nulla. Ti ho detto che sei perfetta e sai che non mento. Non a te. Se mi fai schifo te lo dico e ora te lo giuro che fai tutto tranne che schifo», mi fissa attraverso lo specchio che ho davanti.
Ha uno sguardo inquietante sul volto, quasi come se fosse pronto a uccidermi nel caso in cui dovessi osare andargli di nuovo contro.
«E per quanto concerne la tua adorabile scollatura...», lascia scorrere l'indice dalla mia gola al petto, fermandosi poco prima dell'oggetto della nostra conversazione. I suoi occhi sono puntati di nuovo nei miei.
«"Concerne"? Sei serio?»
Mi fa sorridere, facendo rilassare un po' il mio corpo.
«Sta' zitta, Gin Gin».
Mi morde una spalla scherzosamente, poi riprende a parlare mentre mi sfugge una leggera risata.
«È giusto che tu mostri ciò che di bello hai, e sai che non mi riferisco soltanto alle tue tette, in realtà», mi guarda attentamente attraverso il riflesso dei miei occhi nello specchio e, nello stesso momento, dove prima mi aveva morso, mi lascia un piccolo, inaspettato, e dolce bacio.