Capitolo 18 - two worlds collided

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Ginevra

Un messaggio mi fa distogliere gli occhi dalla porta della camera di mamma. Prendo il mio telefono e lo leggo.

Adam.

"Come ti senti?"

Come mi sento?

Vuole sincerità, no? Per la maggior parte delle volte riesco a dargliela.

Avrei voluto tanto urlare prima in bagno per svuotarmi.

"Male".

Ripongo il telefono in tasca proprio quando Ross mi raggiunge dalle scale, che mi fanno rabbrividire. Mi porge la chiave che gli ho chiesto di cercare, poi mi guarda in attesa.

La camera di mamma non è mai stata aperta dal giorno dopo la sua morte.

Nessuno ci è mai più entrato da quel giorno.

Quello prima del mio compleanno.

Hans ha solo portato via la sua roba e l'ha sistemata nella camera qui di fianco.

Forse la amava e non riusciva a restare lì dentro. O forse si sentiva in colpa per quello che mi faceva?

Non lo saprò mai perché non ho il coraggio di parlargli. Già aver dovuto dire tutto alla polizia è stato difficile. Rivederlo è impossibile.

Esploderei.

Prendo un grosso respiro e lo tiro fuori. Il cuore mi va a mille per l'ansia.

«Da quanto tempo non ci entri?» Mi chiede Ross, dolcemente.

Alzo le spalle. «Credo ormai siano tre anni» sussurro piano.

Tre anni di stupri.

Cerco di togliermi dalla mente le immagini di Hans e mi rigiro la chiave fra le mani che mi stanno tremando.

«Sicura di volerlo fare adesso?»

No. Penso che forse Adam abbia ragione: se ci entro potrei non uscirne più.

Una cosa è certa, dopo non sarò più la stessa.

Ma ho bisogno di sentirla.

Mi avvicino titubante alla serratura e ci infilo la chiave. Faccio scattare la porta e questa si apre piano, cigolando.

Trattengo un respiro.

Non sono pronta a risentire il suo profumo così forte.

Ma quando poi mi lascio andare e faccio un passo all'interno della stanza, mi sento finalmente a casa.

Sì, l'odore di mamma c'è ancora ed è forte. Come se qualcuno, nonostante i quattro anni passati, si sia impegnato a spruzzare nell'aria la sua fragranza preferita.

Mandorle.

Sento già le lacrime agli occhi, però stranamente non mi sento triste. Mi sento sollevata.

A casa.

Ross mi poggia una mano sulla spalla e mi bacia la fronte, come per farmi capire che mi è vicino.

«Stai bene?»

«Non lo so» bisbiglio sincera.

Faccio qualche altro passo verso l'interno e quando chiedo a Ross di lasciarmi da sola, lui lo fa senza lamentarsi. Mi chiude la porta e va via, dandomi il mio spazio.

Mi aggiro per la stanza in silenzio, posando gli occhi su tutte le cose che appartenevano a mamma.

I suoi libri, la sua spazzola, il suo letto, i cuscini colorati e morbidi su cui ci addormentavamo insieme, l'agenda sulla scrivania...

𝑺𝒍𝒆𝒆𝒑𝒊𝒏𝒈 𝑩𝒆𝒂𝒖𝒕𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora