Epilogo - angels like you

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Ginevra

Ormai dovrei essere abituata a perdere le persone.

Ho perso mio papà e ho perso mamma. Da molto piccola persi anche i miei nonni, ma non ricordo nulla.

Non ricordo nemmeno i funerali dei miei genitori, in realtà.

Eppure, guardando adesso la famiglia di Christian riunita davanti a quella piccola bara bianca che avrei tanto voluto non vedere mai, qualche piccolo ricordo mi viene in mente, come offuscato.

Di me in braccio a mamma al funerale di mio padre, credo.

Ricordo che mi accarezzava la gamba scoperta del vestitino che indossavo e che la sentivo piangere dietro di me, mentre io avevo un peluche fra le mani e non facevo altro che muoverlo nell'aria, inconsapevole di quello che stava accadendo intorno a me.

Da bambini siamo sempre inconsapevoli. Piccoli, innocenti e ingenui.

Ero così piccola che inizialmente non davo importanza al fatto che non avrei più rivisto mio papà.

Ma con il passare del tempo poi me ne sono accorta. Ho capito. Lui non tornava più a casa.

Non tornava e cominciava a mancarmi.

Facevo domande, e mamma non sapeva mai che cosa dirmi.

Come si fa a dire ad una bambina di sette anni che il suo papà è volato in cielo perché il suo cuore buono non ha retto?

Papà non tornava e al suo posto cominciava a tornare a casa Hans.

Del funerale di mamma invece non ricordo assolutamente nulla.

So che ci sono stata, ma ho la mente vuota di quel periodo.

A parte quello che mi ha fatto ricordare Hans, di lei che viene spinta giù dalle scale, non ho più nulla.

Ricordo di aver pianto, e poi di aver continuato a vivere come una sorta di automa.

Ricordo che qualche volta realizzavo che lei non ci fosse, tornando a sconvolgermi, ma non mi sono mai soffermata a pensare al momento in cui è morta. O anche soltanto al motivo.

Non volevo saperlo.

Volevo solo far finta di niente.

Far finta di niente e andare avanti come se, appunto, niente fosse successo.

Come sempre.

A volte è più facile fare così. Fingere che lei sia da qualche parte e possa tornare inaspettatamente. Non metterle fretta e aspettare.

Magari succede...

Non ho mai detto a nessuno che fosse effettivamente morta. Quelle parole, dalle mie labbra, hanno sempre fatto fatica ad uscire.

I miei amici lo hanno sempre scoperto da soli o glielo dicevano gli altri.

Però, quando mi chiedevano invece se Hans fosse mio padre, ho sempre voluto chiarire subito che lui non lo fosse.

Come quando ho conosciuto il mio Ross.

«Tu mi piaci».

Una voce maschile mi fa accigliare mentre sento qualcuno sedersi al posto al mio fianco.

È appena terminato il discorso del preside Evans per l'inaugurazione del nuovo anno scolastico e nessuno mi ha ancora rivolto la parola.

Nessuno, a parte questo ragazzo dai capelli neri come la pece.

𝑺𝒍𝒆𝒆𝒑𝒊𝒏𝒈 𝑩𝒆𝒂𝒖𝒕𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora