Capitolo 14

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Eravamo sull'autobus, io e Dylan sembravamo fidanzati: tutti vicini, con risate varie e sussurri alle orecchie.
Ripeto, sembravamo ma volevo trasformare quella odiosa parola in un 'siamo', purtroppo non mi ero ancora confessata,ma avevo paura..ci consociavamo da poco tempo e non sapevo se mi avrebbe fatto soffrire.
Guardai fuori dal finestrino dell'autobus, la città (come sempre) era meravigliosa.
L'avrò detto mille volte,ma mi incantava così tanto..La sua confusione mi affascinava molto.
"È la nostra fermata, bambina" disse il biondo sussurrandomi all'orecchio.
Mi girai verso di lui e sorrisi, mi alzai dalla sieda e presi la mano di Dylan, avevo timore di affrontare Amelia e di sapere come l'aveva presa, da una chiamata non si può capire quello che, davvero, una persona prova...o forse a un confronto faccia a faccia? E se lei non sapevo come erano andate le cose? E se lei lo sapeva ma era arrabbiata ugualmente? E se lei mi odiava e non voleva più vedermi? E se, la mia migliore amica, fosse andata via dalla mia vita? Come potevo saperlo? Ma, ovviamente, mi prendeva l'ansia e componevo tantissime domande senza risposta, era più forte di me.
Era una parte di me.
"Stai tranquilla, andrà tutto bene.." Disse Dylan sussurrandomi notando il mio viso, molto, preoccupato.
Non riuscivo a rilassarmi, non riuscivo a pensare razionalmente, non ci riuscivo proprio...non lo so il perché, forse, semplicemente, stavo ingigantendo la faccenda? Dovevo sole spiegarle cosa era successo e avrebbe capito, forse.
"Calmati Yvonne! Non farti prendere dall'angoscia" dissi fa me e me, avevo ragione, dovevo stare calma.
"Entriamo?" Mi chiese il giovane.
Ero un'idiota: stavo davanti al cancello di casa mia a osservare il vuoto.
"Che figura di merda!" Pensai tra me e me.
Mi schiaffeggiai nel mio pensiero per scacciare quel pensiero non rassicurante.
"Sì scusa, andiamo" dissi con un sorriso.
Le nostre mani erano unite, si intrecciavano perfettamente e sentivo il suo calore sulla mia piccola mano, era un bellissima sensazione.
Dylan annuii e, senza accorgermene, fummo davanti alla porta di casa mia.
"Eccoci qua, ci siamo..." Pensai affermando la maniglia, la abbassai per poi spingerla lievemente.
Mi ritrovai davanti Amelia, non era la solita ragazza solare che avevo incontrato.
Le lacrime nascondevano il suo bellissimo sorriso e, i suoi occhi scuri, erano rossi.
Era accasciata a terra, con la testa abbassata e le mani tra i capelli, morivo dentro vendendola così...non potevo accettarlo.
"Lia! Che succede?" Dissi correndo verso di lei, mi misi in ginocchio alla sua altezza e la abbracciai.
Si fiondò sul mio corpo e pianse lasciandomi lacrime sulla maglietta.
Perché piangeva? Perché era così triste il suo sguardo? Perché non aveva il suo solito sorriso? Perché?
"L'ho appena saputo, non s-so come dirtelo Yvonne...n-non voglio darti questa notizia..."
"Amelia? Lia? Ehi ehi ehi, guardami okay? Che è successo? Preferisco che me lo dica tu" Risposi con un sorriso rassicurante.
"Non p-posso..." Dissi con un filo di voce.
"Dimmelo Lia, stai tranquilla" dissi facendole un sorriso caloroso.
Lei annuii.
"Beh sai stavo venendo a casa tua con la mia macchina...tutta arrabbiata per tutto quello che era successo e..." Riprese a piangere, le asciugai una lacrima e continuò "non pensavo razionalmente ma dopo arrivai a casa tua, c'era un poliziotto ad aspettare fuori...Dio Yvonne! È troppo...ti prego...non ce la faccio.." Le scese una lacrima e fece un respiro profondo, le accarezzai una spalla per incitarla e dopo riprese il discorso "i-io ho chiesto al poliziotto perché era lì, ero comunque preoccupata...ma lui...non mi ha detto quello che volevo sentire..." Pianse più forte e l'abbracciai, posò il suo viso sul mio petto e lo disse, tutto d'un fiato "tua madre...è morta in un incidente stradale un giorno fa..."
Il mio mondo si spezzò, non poteva essere fottutamene vero! No! Stavo sognando? Volevo svegliarmi, in quel preciso istante! No mamma, no no no! Non poteva avermi abbandonato, no! Non l'accettavo.
Mi lasciai cadere sul pavimento e chiusi gli occhi.
Incominciarono i primi singhiozzi e le prime lacrime, si fecero sempre più forti per finire in un pianto disperato, non poteva essere morta, non volevo che fosse andata via da me, volevo che saltasse fuori dicendomi 'va tutto bene, piccola mia'. Non accade.
Lei era morta e io mi sentivo vuota, non volevo vivere.
Non volevo vivere senza di lei.
Lei era tutto per me, perché era andata via così? Perché?
Presa dalla mia tristezza incominciai a strofinarmi il viso con insistenza, volevo svegliarmi da quel brutto sogno. Ma non era un sogno, era la dura vita che mi ritrovavo.
Semplice, fin troppo semplice.

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