Capitolo 46

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"Stai attenta Yvi, ti voglio bene, salutami la zia Sophie" Disse abbracciandomi Rosa.
Le valigie erano pronte, ma io no.
Forse non dovevo partire, però era sbagliato tirarmi indietro in quel momento.
"Su dai, fatti abbracciare" Disse Robert aprendo le braccia, mi immersi nelle sue mani morbide.
Era rimasto il mio migliore amico, per fortuna, Amelia se ne era andata ad approfondire i suoi studi in Argentina.
Ci eravamo distaccate, ma le volevo bene comunque.
Non potevo dimenticarla, mi aveva 'aiutato' nel momento del bisogno.
"Mi mancherai Rob" Sussurrai aggrappandomi al suo indumento.
Una lacrima uscì, socchiusi gli occhi ricordando tutti i nostri momenti.
Mi cullò baciandomi il capo e si spostò da me, accarezzandomi la guancia con un sorriso triste.
"Io... Non sono esperto in queste cose, okay? Solo, divertiti... E, diamine, sentirò la tua mancanza.." Disse James massaggiandosi la fronte.
Sorrisi istintivamente e gli diedi un bacio sulla guancia, per poi sussurrare "Stupido, tieni d'occhio Dylan".
Una sua risata invasero i miei lobi.
Lo abbracciai per quei cinque secondi poi mi staccai.
Mi girai.
Era davanti a me, il suo sguardo era cupo, ma i suoi occhi continuavano a splendere sotto il sole estivo.
"Bambina.. I-io.. Non partire.. Non so che farei senza di te.. Ho bisogno del tuo bellissimo ogni volta, non puoi.. Tu.. Ti amo troppo per lasciarti andare.. E io.. Non andare.." Feci un sorriso, mi avvicinai a lui.
Delle lacrime oscuravano la sua faccia.
Le asciugai e mi porsi per baciarlo.
E' stato il bacio più bello, aveva una dolcezza immensa.
Una tristezza immensa.
"Ti amo Arnold, ma ora devo andare.. Non dimenticarti di me, tornerò quando sarò pronta, te lo prometto.." Dissi a fior di labbra da lui.
Un sorriso amaro spuntò sul suo viso, mi baciò la fronte e mi accarezzo la guancia.
"Arrivederci amor mio" Disse lasciando cadere una lacrima sul viso.
Lo guardai un'ultima volta negli occhi.
Mi voltai.
C'era già il taxi per accompagnarmi all'aeroporto.
Mi sarebbe mancato tutto lì.
Il parco, l'atmosfera della metropoly e i suoi occhi.
Li guardai uno a uno.
Erano così dispiaciuti, il mio cuore si spezzava alla loro vista.
Entrai nella macchina.
Le valigie erano state messe da James.
Chiusi lo sportello, per poi abbassare il finestrino dell'auto.
Feci un cenno della mano generale.
Poi posai lo sguardo sul biondo, lo guardai addolorata e gli mimai un 'ti amo'.

"Per dove signorina?" Chiese il tassista girandosi a guardarmi.
"All'aeroporto per favore" Risposi con un sorriso cordiale.
Egli annuii e mise in moto il veicolo.
Vidi passare la città, tutto andava veloce, poi si fermava e ricominciava.
Mi sarebbe mancata, come tutto di quel posto.
-
Il cielo era fantastico, avevo già viaggiato in aereo, ma quella volta era speciale.
La volta in cui ero da sola, contro il mondo.
Solo con la mia musica per distrarmi e le hostess sorridenti.
Avevo un posto al finestrino, accanto a me non c'era nessuno. "Meglio per me" pensai osservando la poltrona dinanzi a me.
Misi le cuffiette e misi la riproduzione casuale.
Socchiusi gli occhi e mi addormentai nella calma dell'aereo.
-
"Signorina? Ehi? Bella addormentata?" La mia quiete venne interrotta da una voce maschile, aprì lentamente le mie iridi.
Davanti a me era presente un uomo, più che un ragazzo, più o meno della mia età.
La sua chioma rossa non superava le spalle, erano abbastanza lunghi.
Gli occhi color nocciola erano grandi, in cerca di osservare l'ambiente intorno a lui.
L'abbigliamento ricercato faceva capire che di certo non stava andando in vacanza, sembrava un'uomo d'affari, anche con il suo viso giovanile.
Uno sguardo serio gli si era formato in volto.
"Sì?" Chiesi intontita dal sonno.
"Potrei sedermi vicino a lei? Il mio posto è stato compromesso, possiamo dire così" Disse facendo spuntare un sorriso.
Per cortesia ricambia il sorriso e annuii, per poi affermare "Certo, si accomodi".
Mise il bagaglio nell'apposito spazio e si sedette discretamente vicino a me.
"Comunque piacere, Stevan Corrigan" Disse porgendomi la mano.
"Yvonne Jansen" Dissi facendo toccare le nostri mani.
Non so il motivo, ma una scarica di calore arrivò dalla mia mano fino a tutto al braccio.
Socchiusi la bocca confusa e feci finta di niente, guardando il cellulare.
Passai il viaggio così: guardando la mia mano cercando una spiegazione e usando il telefono.
Ogni tanto lo guardavo, e lo colpivo in fragrante che i nostri sguardi si univano.

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