Capitolo 49

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"Papà! Sono pronta, sto scendendo!" Urlai dalla mia camera.
"Va bene piccina, ti aspetto fuori!" Rispose Matteo.
Stavamo per andare a cena, la zia aveva un nuovo ragazzo e ce lo voleva presentare la sera stessa, non vedevo l'ora di 'analizzarlo' e prevedere se sarebbero stati insieme.
Lasciai la mia chioma rossa sciolta, misi una gonna a vita alta e una maglietta semplice.

Sentii squillare il cellulare, lo presi e accettai la chiamata.
"Yvonne?"
"Ciao! Va tutto bene lì?" Dissi avvicinando il telefono al mio lobo.
James mi aveva chiamato, ero da una settimana in Scozia e non mi avevano ancora 'cercato'.
Mi mancava terribilmente, come Dylan.
Non mi aveva ancora contattato, in nessuno modo.
Nulla di nulla.
"Yvi.. Devo dirti una mia sensazione.. È da un po'.. Non so se dirtela e non so neanche se è vero o meno" Disse James con tono preoccupato.
Mi sistemai meglio il cellulare e il mio tono cambiò, era più serio.
"James, che succede? Qualcosa non va?" Chiesi sedendomi sul letto della mia stanza.
Sophie mi aveva concesso la camera degli ospiti, molto accogliente e graziosa.
Le pareti color crema erano accompagnate con un'armadio, un comodino e un letto comodo. Era piacevole nella sua semplicità.
"Yvonne.. È che.. Beh.. Non.. Sicura di volerlo sapere?" Rispose con un tono diverso, era strano.
"Ora mi stai spaventando, dimmelo James, devo sapere qualunque cosa sia" Dissi decisa.
Sentii un sospiro, ci fu silenzio per dieci secondi.
Poi lo disse, in quei pochi attimi. Beh, avevo fermato che anche le frasi posso cambiare tutto.
"Credo che Dylan si veda con un'altra ragazza"
Il cuore.
Una morsa di dolore provenì da lì.
La mente.
Era pesante, volevo aver capito male la sua frase.
Volevo, ci speravo.
Perchè? Perché l'aveva fatto?
"Che intendi dire?" Chiesi apaticamente.
Mi misi sul pavimento, in attesa che parlasse.
Il silenzio, una delle cose più brutte quando chiedi risposte.
"L'ho visto.. Lui e Laura.. Mi dispiace da morire Yvi, non volevo che lo sapessi così, non da me, non in questo modo"
"Ci sentiamo." Dissi fredda.
"Yvonne, piccola, puoi parlarmi"
"Tornerò, oh sí che tornerò a pretendere delle spiegazioni"
E così riattaccai il telefono.
Presi la valigia in fretta e furia.
Misi velocemente i vestiti che mi saltavano all'occhio e gli oggetti che mi sarebbero stati utili.

"Papà! Ritorno in Italia, vieni con me?" Il suo sorriso si trasformó in un'espressione in cerca di spiegazioni.
"Ma che stai dicendo? Non puoi andartene via così!" Esclamò Matteo.
Serrai i pugni e mi calmai.
Tirai un leggere sospiro e lo guardai dritto negli occhi.
"Devo tornare per Dylan, devo parlargli faccia a faccia"
Si massaggiò la fronte nervosamente per poi mettersi davanti a me, mi abbracciò e sussurrò "Quando partiamo?"

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