Capitolo 31

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"Yvonne..? Mi puoi dire che è successo? Sei scappata in lacrime per la strada.. Vuoi parlarne?" Ivan era davanti a me, con la sua premura.
Perché mi voleva aiutare? Poteva benissimo fare finta di niente, ma non l'aveva fatto.
Era rimasto lì, a consolarmi nel minimo che poteva fare.
"Ho litigato con il mio ragazzo per, un'apparente, sciocchezza... Mi sento uno schifo" dissi guardando il vuoto.
Eravamo seduti sul divano, la nonna era andata a fare delle compre.
Ovviamente per lasciarci soli, gliene sarò sempre grata.
"Gioia" disse prendendomi una mano "ora dov'è?"
Lo guardai tristemente, mi stavo rivelando a uno sconosciuto, ma era l'unico che, in quel momento, era lì per me.
"Non lo so, ed è questo che mi fa stare male.." dissi soffocando una lacrima.
"Hai provato a chiamarlo?" chiese guardando i miei occhi.
Non potevo chiamarlo, dovevo cercarlo!
"No.. M-ma.." mi interruppe.
"Niente ma, se vuoi ci parlo io " disse con un lieve sorriso.
Lo abbracciai d'istinto, per poi sussurrare un "grazie".
Mi staccai da lui, presi il cellulare dalla tasca e gli feci vedere il numero, per salvare in un contatto.
"Come si chiama per intero?"  chiese guardando il display.
"Dylan Arnold Wislow" sorrisi.
"Perfetto, ora lo chiamo , vuoi rimanere?" mi chiese preoccupato.
L'istinto mi diceva di no, ma quando lo ascoltavo andava tutto male.
Quindi lo dissi "sì, stai tranquillo Ivan" affermai con un sorriso confortante.
Lui annuii e fece partire la chiamata.
Era impostata con il viva-voce, volevo ascoltare anche io, con le mie orecchie.
"Pronto? Chi parla?"
Non era Dylan, era una voce femminile.
"Sì salve, è il numero di Dylan? È lì?" Chiese Ivan in risposta.
"Ora è alla toilette, sono la sua ragazza, dica pure a me"
La tristezza partì dalle orecchie per poi arrivare al centro del mio cuore.
Sì, dalle orecchie.
Perché avevo sentito prima di soffrire.
Mi aveva mentito? Ero solo una pedina? Come aveva potuto farmi una cosa del genere?
Io l'amavo, ma lui no.
Chiusi gli occhi. Una lacrima solcò il mio viso.
"Ehm, Dylan Arnold Wislow? Ne è sicura?" chiese Ivan con un po' di speranza.
Aveva già visto le mie lacrime, teneva la mia mano per confortarmi.
"Sì, scusi, ma chi è lei?" chiese la donna un po' irritata.
"Lo saprà da Dylan, ora mi scusi devo andare, arrivederci" disse cordialmente il moro.
"Arrivederci" rispose la donna.
Ivan riattaccò il telefono.
Si girò a guardarmi e mi abbracciò.
"Mi dispiace così tanto, non te lo meriti" disse facendo una carezza sulla mia schiena.
Piansi.
Se non fossi andata via non l'avrei mai scoperto, ma non capivo se era un bene o un male.
Dovevo essere all'oscuro, ma felice?
Oppure dovevo saperlo, ma essere triste?
Una domanda più grande di me.

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