Capitolo 1

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Era una fresca giornata estiva, il sole era in cielo con le nuvole bianche che lo contornavano come dello zucchero filato; osservavo meravigliata la città intorno a me, la gente, il traffico, i pochi alberi sparsi qua e là nei marciapiedi e, soprattuto, quegli occhi.
Due iridi verdi-nocciola che mi scrutavano nel clima confusionale della grande città, bellissimi.
Scomparvero nel nulla e non li vidi più in quella giornata.
Non ci feci caso e me ne tornai a casa con le cuffie nelle mie piccole orecchie, intente ad ascoltare i miei cantanti preferiti.
"Vado in camera, chiamami per la cena, mamma" dissi gentilmente alla mia mamma. Lei annuì e me ne andai in camera.
La mia stanza era uguale a un mondo: il mio mondo.
Un mondo piccolo. Un mondo unico. Un mondo fatto di libri e musica. Un mondo fatto di poster. Un mondo fatto di caos. Un mondo fatto di social network. Un mondo. Il mio infinito e piccolo mondo.
Mi sdraiai sul letto con le lenzuola color azzurro cielo. Sospirai e guardai il soffitto. Era decorato con tante piccole stelle dorate, mi facevano sempre sorridere per la storia che avevano dietro,ma non è questo il momento di raccontare, ci sarà il tempo dovuto.
Chiusi gli occhi e mi rilassai, lo facevo fin troppo tempo nell'arco della giornata e non mi dispiaceva affatto; lasciava andare tutti i complessi dalla mia mente e farmi ragionare di più, era liberante.
Presi il cellulare tra le mani e nuova notifica: WhatsApp. Era strano, un numero sconosciuto.
Sbloccai incerta il display e lessi.
"Ciao bellezza ;)"
"Chi sei?"
"È importante?"
"Potrei bloccarti, chi sei?"
"Ma non l'hai ancora fatto"
"Chi ti dice che non lo sto per fare?"
"Lo so e basta"
"Che cosa vuoi da me?"
"Conoscerti"
"Non so neanche come ti chiami"
"Se è questo il problema sono desolato, non posso accontentarti"
"Che cosa cazzo vuoi da me? Ti sto per bloccare, non so neanche se sei un uomo o una donna!"
"Per tua fortuna, sono un maschio"
"Come ti chiami?"
"Prima tu, bambina"
"Come fai a giudicare senza conoscermi? Bambina? Ma vai a farti fottere"
"Che noiosa che sei"
"Vaffanculo"
Uscì da WhatsApp, il misterioso ragazzo continuò a scrivermi,ma lo ignoravo, fin quando accade.
"Mi chiamo Dylan, va bene bambina?" A quel messaggio sul display aprì WhatsApp.
"Dylan, cosa vuoi da me?"
"Eh no, ora mi dici come ti chiami tu"
"Yvonne, questo è il mio nome"
"Vedo già il nostro anniversario 'Yvonne e Dylan dieci anni di fidanzamento' "
"Di che droghe fai uso?"
"Sei tu che mi fai sballare, bambina"
"Quanto puoi essere pazzo da uno a dieci?"
"Anche undici, Yvonne"
"Cosa fai, Dylan?"
"Penso a come potrei baciarti, a dirla tutta come potrei farti innamorare, io lo sono già mia bambina"
"È impossibile"
"Io sono uno che va con tutte le ragazze, avrò anche te bambina"
"Non ci sperare troppo Dylan"
"Sai che sarà così"
"Ci conosciamo da 10 minuti, per giunta tramite messaggi, non sembra una cosa stupida usare la parola 'amore' ?"
"L'amore non esiste, solo baci e attrazione, niente di più Yvonne, non è come nei libri d'amore"
"Come fai a sapere che non mi innamorerò di un altro? Anche perché non ti ho mai parlato,quindi"
"Semplice, sei solo mia"
"Non posso essere tua con uno schiocco di dita"
"Bambina, tu ormai mi appartieni"
"Sei un pazzo che va da tutte per sperare in qualche attenzione, il classico ragazzo spavaldo e arrogante"
"Sarò il tuo arrogante"
"Mai"
"Sarà per sempre bambina"
"Vai a farti un giro, coglione"
Spensi il cellulare e mi sdrai nuovamente sul letto. "Stronzo" pensai tra me e me.
"Non ti liberai così facilmente di me, bambina" vidi sul display, sbuffai e rimisi il cellulare sul comodino.
"Perché a me?" Pensai.
"Dai bambina, scrivimi qualcosa" ancora un messaggio. Ormai, con una irritabilità alta, sbloccai, di nuovo, il cellulare.
"Devo scriverti qualcosa? Lasciami in pace"
"Tutto tranne questo, ti prego, tu mi piaci di già bambina"
"Non so neanche dove vivi"
"Nella tua stessa città :)"
"Come lo sai?" non rispose, mi infuriai ancora di più.
"Allora?! Dove cazzo vivo? Dylan!"
"Io so dove vivi, posso darti le prove"
"Ah sì, io non le vedo"
"Vai alla finestra"
Mi immobilizzai sul letto. Mi alzai lentamente e, in un batter d'occhio, mi ritrovai in piedi, camminando verso la finestra della mia camera.
I piedi andavano da soli, lentamente e incerti, tutto i rumori erano scomparsi, sembrava che tutto, davanti a me, fosse nero.
Ero davanti alla finestra, l'aprì cautamente e i rumori confusionari della grande città sovrastarono i miei lobi.
Guardai intorno a me, era tutto normale.
Poi vidi.
Un ragazzo, dall'altra parte della strada.
Guardava verso di me e le sue iridi verdi-nocciola fissavano le mie azzurre.
Quegli occhi, li avevo già visti, erano gli stessi che avevo visto nel traffico quando ero seduta sulla panchina.
Alzò il braccio e fece un cenno con la mano, un sorriso gli illuminò il volto e io, a quella vista, non potei fare a meno che ricambiare.
Ancora con il cellulare in mano, guardai WhatsApp, lui abbassò il capo.
"Vedi che c'ero, Yvonne" alzai lo sguardo e vidi ancora un suo sorriso.
Con un sorriso sulle labbra, feci cenno con il capo in modo affermativo.
"Vedo, Dylan"
"Vieni qui con me, voglio abbracciarti bambina"
"Non ti conosco"
"Credo di aver abbattuto questo muro, ora vieni qui ad abbracciarmi"
Chiusi la finestra, sistemai le tende ,mi allontanai da essa e mi avvicinai all'armadio.
Presi da esso una giacca e mi guardai allo specchio, l'assenza di trucco rendeva tutto più facile ai miei occhi.
I miei occhi azzurri. I miei occhi che hanno visto così tanto vuoto in una città così grande. I miei occhi spenti, ma allo stesso tempo vivi. Vivi nel vedere mia madre. Vivi nel ricordare. Vivi nel leggere. Vivi di emozioni mentre ascolto musica.
Ecco. Questa è la mia me interiore. Quella esteriore è espressiva, piena di felicità, piena di una consapevolezza che, un giorno, sarei stata per sempre felice, in un modo o nell'altro.

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