Capitolo 47

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"Signorina Jansen.. Uh.. Yvonne? Come posso chiamarla?" Chiese Stevan con una risata.
Risi insieme a lui e affermai "Mi dia del 'tu', può chiamarmi Yvonne"
Un sorriso spuntò sul suo volto.
"Va bene Yvonne, anche tu puoi parlarmi informalmente, Stevan va più che bene" Disse guardando i miei occhi.
"Che farà.. Ehm.. Farai in Scozia?" Chiesi leggermente imbarazzata.
Ero stata impulsiva a chiedergli una cosa del genere, ma, ehi, non si può fare conversazione?
"Sono tornato da un viaggio di lavoro, mi occupo di una compagnia di mezzi pubblici, tu? Che ci fa un ragazza così bella tutta sola?"
Abbassai lo sguardo al suo 'complimento'.
Un lieve sorriso spuntò sul mio viso.
"Vado da mia zia per un po', principalmente per schiarirmi le idee e fare luce nel mio passato" Dissi guardando davanti a me, non avevo un punto fisso, ma sentivo i suoi occhi nocciola puntati sul mio viso.
Infatti era così, mi voltai e mi emersi nel suo sguardo.
Così seducente, profondo e straordinario.
A cosa pensavo? Avevo un fidanzato fantastico che amavo alla follia, perché pensavo quelle cose?
Forse perché era da tanto che non conoscevo persone nuove, e la gente nuova mi ha sempre incuriosito.
Sapere la loro storia tramutata in un discorso, vedere visi diversi, avere un'altra voce in testa. Questo mi ha sempre affascinato, sempre.
"Se vuoi potremo fare un giro quando ti sarai ambientata, ti andrebbe?" Chiese con tono speranzoso Stevan.
Perché no? Infondo era l'unica persona che conoscevo, a parte per Sophie.
"Volentieri, mi dai il tuo numero, io c'è ne ho uno italiano. Ovviamente provederò a procurarmelo, devo tenermi in contatto con i miei amici" Risposi con un sorriso.
Egli annuii e mi diede un fogliettino, un biglietto da visita.
"Corrigan Stevan, direttore della 'Fun' " Lessi sul biglietto.
Lo misi in tasca, il viaggio stava per finire.
"Tu in che zona abiti Stevan?" Chiesi guardando le sue perle nocciola.
"In centro, più o meno, oh, stiamo per atterrare" Dissi con calma, sembrava che fosse esperto di queste cose.
-
Tutto tremò. Vidi più grigio che azzurro, una pista di atterraggio.
Vedevo tante lucine rosse e arancioni.
Persone con una giacca gialla fosforescente e bianca.
Le orecchie era tappate, ma volevo assaporare ugualmente quel momento.
Fummo completamente fermi, i pianti dei bambini facevano capolinea nell'aereo, e li capivo, le loro piccole orecchie non sopportavano un tale dolore.
"Allora arrivederci Yvonne, buona permanenza!" Esordì Stevan allungando il braccio, accolsi la sua mano nella mia con un sorriso.
Ancora, quella scarica aveva preso parte del mio braccio.
Perché facevo così? Era solo un normale contatto tra conoscenti.
Presi il mio bagaglio e scesi dall'aereo.
L'aria era ovattata, ma piacevole.
Prima di uscire dall'aeroporto andai in un bar, per bere un succo di arancia e una ciambella.
Mi davano sempre energia.
Rimasi lì per dieci minuti, in quel momento mi sentivo libera.
Senza regole e senza nessuna restrizione, sono maggiorenne e potevo fare ciò che mi aggradava.
O almeno lo credevo.

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